Assegnazione docenti, il MIUR manca di rispetto alla scuola e a chi ci lavora

20.07.2016 15:51
Categoria: Buona scuola, Comunicati Stampa, Personale docente

Le tanto attese “linee guida” sull’assegnazione dei docenti da ambito a scuola si sono rivelate, nell’incontro di oggi al MIUR, un mero elenco di indicazioni operative rivolte alle scuole, prive di alcuna effettiva cogenza se non per quanto riguarda il rispetto delle scadenze, sulla cui praticabilità è lecito peraltro nutrire fondati dubbi.
In nessun conto è stato tenuto il lavoro svolto per più di un mese al tavolo di una sequenza contrattuale che avrebbe consentito di mettere a punto procedure contrassegnate da funzionalità, ma anche da oggettività, imparzialità e trasparenza. Si tratta di requisiti indispensabili per la gestione efficace e corretta di adempimenti amministrativi di indubbia delicatezza, al punto che l’ANAC nelle sue linee guida su trasparenza e anticorruzione li inserisce nell’elenco dei “processi a maggior rischio corruttivo per le istituzioni scolastiche”. Si capisce pertanto come sarebbe stato preciso interesse, prima di tutto degli stessi dirigenti scolastici, potersi muovere in un quadro di regole certe, meglio ancora se definite in sede pattizia.
Il MIUR sceglie invece, con una superficialità che denota scarso rispetto per la scuola e per chi ci lavora, di scaricare sui dirigenti scolastici la gestione di questi adempimenti, imponendo nel contempo scadenze che sono assolutamente inconciliabili con i tempi di cui si dovrebbe poter disporre per operare in modo serio.
In meno di tre giorni, infatti, il dirigente dovrebbe esaminare i curricula pervenuti da parte dei docenti , effettuare le proposte agli aventi diritto, affidare l’incarico e darne notizia all’Ufficio Scolastico Regionale, che dovrà a sua volta provvedere - sempre in un giorno - a definire gli incarichi per tutti gli altri docenti.
Quanto agli insegnanti, per i quali già il venir meno di una titolarità di scuola costituisce una modifica di status non irrilevante, gli stessi si vedranno costretti, per avere una sede di servizio, ad affrontare un percorso a ostacoli che prevede la presentazione a una o più scuole del loro ambito di un proprio curriculum, in modi e tempi ancora tutti da definire con precisione.
Quello che si sa, invece, è che dopo l’invio della candidatura il docente dovrà, nell’arco di 48 ore, verificare se è destinatario di uno o più proposte di incarico e comunicare la propria accettazione, sapendo che nel frattempo potrebbe essere convocato per un colloquio.
Del tutto assente l’indicazione di criteri con cui gestire e graduare una pluralità di candidature fra loro concorrenti. Lo stesso dicasi per quanto riguarda le modalità con cui gli USR procederanno ad attribuire la sede di servizio ai docenti senza proposta di incarico o che non abbiano inviato il proprio curriculum. Nemmeno da precari gli insegnanti avevano un simile trattamento!
Trova conferma il giudizio con cui avevamo da subito valutato l’introduzione di una modalità di gestione del personale che, oltre a penalizzare i lavoratori, non apporta alcun vantaggio in termini di efficacia alla programmazione e alla gestione dell’offerta formativa. Un meccanismo inutilmente farraginoso, che solo per un ostinato arroccamento ideologico del Governo e del Ministro si vuole imporre a tutti i costi da subito, quando sarebbe stato quanto mai necessario, opportuno e ragionevole concedersi un supplemento di riflessione.
Per fare una buona riforma non basta semplicemente “cambiare le cose”, bisogna cambiarle in meglio. In questa vicenda sta accadendo esattamente l’opposto.

Roma, 20 luglio 2016

Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola