Francesco e la paga troppo bassa degli insegnanti

15.03.2015 15:02

«Insegnare è un lavoro bellissimo, peccato che gli insegnanti siano malpagati». Lo ha detto Papa Francesco alzando gli occhi dal testo scritto per guardare in faccia i duemila insegnanti dell’UCIIM ricevuti in udienza sabato 14 marzo nell’Aula Paolo VI. Non è l’esordio dell’oratore che vuole ingraziarsi l’uditorio e accattivarsene la simpatia; è lo stile papale papale di Francesco che non ci gira intorno per manifestare il suo pensiero e la vicinanza all’altro che gli sta di fronte e accanto.
Ci vorrebbero più soldi in tasca ogni mese agli insegnanti, dice tanto per iniziare; lo dice prima ancora di ogni enunciazione di principio, prima di ricordare ai docenti cattolici di essere “insegnanti capaci di dare un senso alla scuola, allo studio e alla cultura”. Primum vivere …
Ci vuole un corrispettivo monetario commisurato al valore sociale del mestiere del docente: altrimenti è “una ingiustizia”. Lo dice così Papa Bergoglio, con la semplicità del bambino che protesta davanti all’evidenza e si rivolta sdegnato contro un torto palese.
Il Papa argentino conosce il disvalore e l’umiliazione dell’essere poveri e per questo conosce il valore e l’importanza dei soldi. Così può parlarne senza paura di sporcare il suo eloquio nominando la vile pecunia.
Vile è il denaro per chi ne ha d’avanzo e ne dispone a piacimento, vile è quando si può dire: “i soldi non sono un problema”.
Non è una bolla pontificia sui bassi stipendi degli insegnanti e non servirà ad aprire piste ciclabili nel bosco delle vertenze contrattuali.
E’ una meravigliosa e colorata bolla d’aria, destinata ad esplodere, ma solo dopo aver portato in alto il sentimento di dignità di ogni buon insegnante che, con giusta presunzione, sa che, in fondo, la sua missione “non ci sono soldi per pagarla”.

Leonarda Tola