Riforma degli ITS, una legge con luci e ombre. CISL: aprire subito il confronto sui decreti attuativi
Sulla riforma degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), approvata in via definitiva il 12 luglio scorso dalla Camera dei Deputati, la CISL ha diffuso una puntuale e articolata nota di commento a cura del segretario confederale Angelo Colombini, responsabile del dipartimento istruzione, che evidenzia luci e ombre di un provvedimento per il quale si apre ora la fase di predisposizione dei decreti attuativi, su cui la CISL rivendica l'attivazione delle necessarie sedi di confronto con le parti sociali.
Di seguito il testo della nota; in allegato, oltre al testo del provvedimento nella stesura attualmente disponibile, in attesa della pubblicazione in G.U., anche una scheda di lettura a cura del dipartimento istruzione della CISL.
Con il voto alla Camera di lunedì si è concluso il lungo iter di approvazione della legge che istituisce il sistema terziario di istruzione tecnologica superiore. È solo il primo passo perché dovranno essere approvati molti decreti legislativi di attuazione che disciplineranno aspetti fondamentali per la riuscita della riforma.
La CISL si è più volte espressa in audizione presso le Commissioni esprimendo da un lato l’apprezzamento per la definizione di una disciplina di rango primario che fa degli Its un vero sistema ordinamentale nazionale di istruzione terziaria professionalizzante ma dall’altro affermando come si sia persa l’occasione per una riforma vera che, accogliendo le richieste della CISL, potesse ampliare, come richiesto dal Pnrr, la platea dei ragazzi e delle ragazze che possono iscriversi agli istituti tecnici superiori ribattezzati Istituti tecnologici superiori (Its Accademy). È mancato il coraggio di accorciare la filiera prevedendo che anche i diplomati quadriennali dell’istruzione e formazione professionale (Iefp), senza essere costretti ad un anno integrativo, non istituito in tutte le Regioni e non programmato con regolarità, possano accedere direttamente agli Its. Questa sì sarebbe stata una vera riforma che avrebbe aperto le porte a tanti studenti e studentesse.
Non sono inoltre stati accolti nostri spunti che avrebbero reso la riforma più efficace con una governance multilivello e una più strutturata partecipazione delle parti sociali. Avevamo chiesto di prevedere cabine di regia a livello nazionale e regionale con la partecipazione delle parti sociali con compiti di coordinamento, monitoraggio e valutazione della programmazione dell’offerta formativa sia in termini quantitativi che qualitativi. Ciò al fine di legare l’esistenza degli Its e la definizione dei relativi percorsi a politiche di sviluppo del Paese e a precise scelte di politica economica e industriale condivise tra le parti sociali che invece, al massimo, possono secondo le nuove disposizioni essere sentite da un Comitato nazionale composto dai dodici ministeri, del quale non fanno parte neanche le Regioni che però partecipano ai lavori e al quale gli Its possono partecipare senza diritto di voto. Ci auguriamo che non si perda l’occasione di un confronto costruttivo con le parti sociali sui decreti attuativi.
La legge non chiarisce ancora come saranno utilizzati gli 1,5 miliardi stanziati dal Pnrr né con quale atto o disposizione verrà deciso il loro impiego. La CISL vuole essere coinvolta perché non possiamo rischiare che le risorse siano utilizzate per un aumento del numero delle fondazioni ma soprattutto senza un’attenzione specifica al riequilibrio territoriale dell’offerta formativa terziaria non accademica che essendo di competenza delle Regioni, se non adeguatamente guidate, stimolate e supportate rischiano di fallire l’obiettivo.
Chiediamo quindi di iniziare subito il confronto sui decreti attuativi a partire da quello che dovrà definire le aree tecnologiche.
Ci sono anche novità condivisibili come aver elevato dal 30 al 35% la percentuale di ore di stage e tirocini o aver previsto che l’attività formativa sia svolta per almeno il 60% del monte orario complessivo dai docenti provenienti dal mondo del lavoro. Anche la previsione di un credito di imposta per le imprese che investono negli Its del 30% che sale al 60% nelle province con una maggior tasso di disoccupazione è uno strumento che può stimolare le imprese a investire nella formazione dei giovani del loro territorio, ma le risorse non possono essere decurtate dal fondo per l’arricchimento e l’ampiamento dell’offerta formativa e gli interventi perequativi. Apprezzabile voler investire le erogazioni liberali nel diritto allo studio e negli alloggi per studenti ma le risorse devono essere aggiuntive. Altro punto apprezzabile è, come richiesto da tempo dalla CISL, aver investito nell’orientamento, uno dei maggiori problemi di questa filiera formativa, scarsamente conosciuta dalle famiglie e dai giovani e aver evidenziato la necessità di un riequilibrio di genere che attiri le ragazze verso questi percorsi che, come confermato anche dall’ultimo monitoraggio, garantiscono il lavoro all’80% dei diplomati.
Per la gran parte viene confermata la normativa già in vigore che ha disciplinato il sistema in questi tredici anni di vita.
Come CISL chiediamo di fare presto e di iniziare subito il confronto sui decreti attuativi per permettere alle Fondazioni che dovranno adeguarsi ai nuovi criteri di adempiere agli oneri burocratici e alle Regioni di programmare efficacemente l’offerta formativa triennale attivando sui territori una forte interlocuzione con le parti sociali, recuperando così quello che è mancato a livello nazionale.