L'insostenibile squilibrio dei corsi di specializzazione per il sostegno

16.03.2017 19:36

Col DM 10 marzo 2017 n. 141 le Università vengono autorizzate ad attivare i percorsi di formazione per il conseguimento della specializzazione per le attività di sostegno in tutti gli ordini e gradi di scuola. Al decreto è allegata la tabella in cui sono indicati i posti autorizzati per ogni Ateneo. Le date dei test preliminari sono fissate, per tutti gli indirizzi della specializzazione per il sostegno, per i giorni 19 e 20 aprile 2017.
Lascia a dir poco perplessi – afferma la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi - la distribuzione dei 9.649 posti complessivamente autorizzati sul territorio nazionale: appare infatti molto forte lo squilibrio che si determina fra le diverse aree territoriali, reso evidente dalla lettura di alcuni dati. A fronte, per esempio, dei 200 posti attivabili in Piemonte, o dei 310 dell’Emilia Romagna, sono ben 1.150 quelli autorizzati per la Campania e 1.165 per la Sicilia. E se in Lombardia si prevedono 1.270 accessi, nel confinante Veneto i posti saranno solo 280. Ma è anche difficile considerare equilibrata la previsione di 240 posti per l’intera Sardegna, a fronte dei 370 attivabili in Molise”.
È vero che le Università - prosegue Maddalena Gissi - hanno grande autonomia nel decidere l’attivazione di percorsi formativi, tuttavia non è pensabile che l’atto autorizzativo del Ministero finisca per essere una mera ratifica delle loro decisioni, che andrebbero collocate in un quadro di maggiore coerenza rispetto a parametri di cui non si può non tenere conto: dall’ampiezza dei bacini di riferimento, al prevedibile fabbisogno di personale specializzato nelle aree territoriali in cui i corsi vengono attivati. Quando l’offerta formativa delle Università si rivela carente proprio laddove è più consistente la domanda di personale specializzato (e viceversa), vale la pena chiedersi perché ciò avvenga e se non sia il caso di governare più efficacemente questi processi, anziché affidarli a quella sorta di 'spontaneismo organizzativo' delle Università cui abbiamo l’impressione di assistere”.
Altro interrogativo riguarda il ruolo svolto agli Uffici Scolastici Regionali, coinvolti nella programmazione delle attività e che dovrebbero conoscere molto bene le esigenze di personale specializzato nelle aree di loro competenza. “Che peso ha il loro parere? – si chiede la segretaria generale della Cisl Scuola - con quanta determinazione fanno valere le ragioni di un efficace servizio da rendere al territorio? Se poi tra le motivazioni addotte nel determinare la disponibilità di accessi – conclude Maddalena Gissi - vi sono quelle legate alla maggiore o minore dotazione di strutture, non ci si può non domandare se sia plausibile un così palese squilibrio nella consistenza strutturale dei nostri Atenei, fermo restando che andrebbe in ogni caso garantita la qualità dei percorsi formativi, vista anche la spendibilità dei titoli sull’intero territorio nazionale”.