Tour di Francia a piedi per riabilitare la politica

10.08.2013 11:44
Categoria: Articoli giornale

Su La Stampa del 9 agosto Alberto Mattioli racconta il cammino di un singolare "pellegrino della politica", che gira la Francia a piedi per incontrarne dal vivo i problemi.

È il "pellegrino della Repubblica", il politico on the road, l'onorevole con le vesciche impegnato in un personale ma impegnativo cammino di Compostela della democrazia. Il 10 aprile scorso, Jean Lassalle, deputato MoDem (centrista) dei Pyrénées-Atlantiques, ha deciso che la vera Francia non si può conoscere ne soprattutto capire dai banchi vellutati dell'Assemblée nationale.

E allora si è messo in cammino, venti chilometri in media al giorno, fermandosi a parlare con chiunque abbia voglia di farlo. È non si è più fermato.

Ieri, centoundicesimo giorno di marcia, è andato da Mâcon a Saint-Didier-sur-Chalaronne, passando così dalla Borgogna alla regione Rodano-Alpi. Lassalle deambula per le strade di Francia con lo zaino, il basco e le scarpe da trekking, ma indossando sempre la cravatta da bravo deputato. La gente gli regala bottiglie di vino o lo invita a cena. Poi si sfoga: "Dica a Parigi che non ne possiamo più".

L'onorevole pellegrino condivide il destino della maggior parte delle persone davvero serie di oggi, quello di sembrare un matto. Già la sua biografia è straordinaria. È figlio di un pastore del Béarn, l'estremo angolo sud-occidentale della Francia, e camminare non lo spaventa perché accompagnava suo padre durante la transumanza. Ha fatto tutto il cursus honorum politico ed è tuttora sindaco del suo paesello, Lourdios-Ichère, 153 abitanti su un cocuzzolo dei Pirenei. Da deputato, si è distinto in due occasioni. Nel 2003, quando per protestare contro l'allora ministro degli interni, un certo Nicolas Sarkozy, si mise a cantare in occitano. E nel 2006, quando fece uno sciopero della fame di 39 giorni. Perse 32 chili e si rovinò lo stomaco: da allora inghiotte il Maalox a manciate.

Adesso il Tour de France a piedi. Prima domanda obbligatoria: perché? "Il mio è un gesto repubblicano: la République mi ha dato tutto e io voglio che i miei quattro figli possano vivere nella République. Sentivo che il nostro Paese è in difficoltà e volevo capire quanto. Bene, anzi male: ho scoperto che la situazione è molto peggiore di quanto pensassi, e anche di quanto temessi". Addirittura, monsieur Lassalle. "Eh, sì. Nove persone su dieci mi dicono: stiamo per scoppiare. Noi politici siamo detestati, a parte forse qualche sindaco che la gente vede tutti i giorni e può mandare a quel paese. Nessuno ha più fiducia nei politici, nessuno ci dà più retta. E tutti detestano la finanza e l'Europa".

Per questo sul blog dove ogni giorno racconta la spedizione (www.ledeputatequimarche.fr), Lassalle invita i cittadini a spedirgli dei "cahiers de l'espoir", quaderni del speranza, in cui indicare le possibili cure per questo mal francese. Ogni riferimento ai "cahiers de doléances" della vigilia della Rivoluzione è puramente voluto. Forse quindi non ha tutti i torti chi paragona Hollande a Luigi XVII: entrambi onesti, benintenzionati, volonterosi e completamente impotenti.

"I francesi sono sempre stati dei brontoloni, degli eterni insoddisfatti - dice lui nel suo saporoso (o spaventoso) accento del sud ovest -. Quindi quel che mi preoccupa di più è la rassegnazione. Sta finendo anche la voglia di battersi. Non è solo una crisi economica o dello Stato: è una crisi di fiducia, un sentimento generalizzato di abbandono. I francesi non sanno più chi sono, perché vivono insieme e per fare cosa". Sapesse gli italiani... "So, perché ne ho incontrati. Prima si stupiscono quando dico che sono un deputato, poi mi dicono che sì, anche loro sono arrabbiati. Ma sono così anche i turisti tedeschi o americani o svizzeri che incrocio". Alle Europee del prossimo anno, profetizza Lassalle, i francesi presenteranno il conto alla classe politica. "Sarà il trionfo dei due Fronti (quella di gauche di ultrasinistra e quello national di ultradestra, ndr), soprattutto, direi, di madame Le Pen. Ormai nei paesini nemmeno i sindaci si vergognano di dire che voteranno Fn".

Fra i francesi seccati c'è anche madame Lassalle, Pascale. Suo marito (c'è evidentemente del metodo nella sua follia) le ha detto che si sarebbe messo in cammino soltanto il giorno prima di farlo. Lei gli ha regalato un poncho e un bastone, ma c'è rimasta male. "È una donna eccezionale, una parigina che mi ha raggiunto sui monti. So che è arrabbiata con me". Vabbé, prima o poi tornerà a casa. Quando è prevista la fine della sua lunga marcia? "Per il momento non è prevista. Voglio andare avanti ad ascoltare i francesi. Evitando la "peoplisation", diventare un personaggio da rotocalco o da programma tivù. Per questo non annuncio mai quale sarà la prossima tappa. Se mi fermerò? Solo se Pascale minacciasse di lasciarsi". Gambe in spalla, signor deputato. Buon viaggio. Il titolo di "onorevole" in Francia non esiste, ma lei lo meriterebbe.

Alberto Mattioli

(La Stampa, venerdì 9 agosto 2013)