Come conciliare i vincoli alla mobilità e le politiche di sostegno alla famiglia? Maddalena Gissi su Avvenire
Con una lettera al Direttore che appare oggi sul quotidiano Avvenire la segretaria generale CISL Scuola, Maddalena Gissi, affronta il tema della mobilità del personale scolastico, in particolare dei docenti, ponendo in evidenza la stridente contraddizione tra la logica dei vincoli, invocati in nome dell’esigenza di favorire la continuità didattica, e il rilancio, da tutti invocato, di politiche a sostegno della genitorialità e della famiglia. Obiettivi entrambi presenti nel dibattito sui dossier attuativi del PNRR, ma in potenziale conflitto fra loro con esiti che rasentano la schizofrenia.
“C’è una ragione valida – scrive Maddalena Gissi – per costringere una madre a lasciare ogni giorno il proprio bambino dalle 5 di mattina al tardo pomeriggio, quando vi sarebbe la possibilità di farla lavorare in una scuola più vicina? È giusto che due persone, per potersi sposare, debbano attendere che trascorra qualche anno prima di poter risiedere nella stessa località, nonostante vi siano tutte le possibilità di trasferirsi?”.
Il disagio che nasce dalle difficoltà e talvolta dall’impossibilità di condurre un ordinario ménage familiare non può non avere ripercussioni nello svolgimento di un lavoro nel quale oltretutto “i fattori relazionali sono di fortissima incidenza”. Da qui l’invito a leggere lo stesso tema della continuità con aderenza alla realtà concreta e non in chiave “ideologica”. Continuità che “è una risorsa quando consolida una relazione positiva, diversamente può essere addirittura dannosa, se cristallizza una situazione cui andrebbe invece posto rimedio”.
Sono i numeri, più delle discussioni in astratto, a segnalare peraltro come l’ostacolo più rilevante alla continuità sia posto non tanto dai trasferimenti del personale (47.000 docenti su più di 800.000 posti) quanto dall’elevato numero di cattedre coperte da personale precario (più di duecentomila negli ultimi anni). “Su questo dato dovrebbe piuttosto concentrarsi l’attenzione – sottolinea la Gissi - Più facile e più comodo, evidentemente, far credere che la soluzione del problema possa venire solo agendo in modo coercitivo e vessatorio, ponendo vincoli ai trasferimenti”.
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