Nuova bozza di Linee Guida sul mobility manager, la CISL Scuola ribadisce forti perplessità
Dopo il parere negativo espresso il 23 novembre 2021 dal CSPI sullo schema di decreto e sulle linee guida per istituire la figura del mobility manager nelle istituzioni scolastiche, il ministero ha convocato nuovamente il 4 ottobre i sindacati per presentare una nuova versione del provvedimento.
Nonostante siano state previste alcune modifiche - è stata ad esempio espunta l’elaborazione del piano degli spostamenti casa lavoro prima affidata al mobility manager scolastico - permangono molte criticità che sono state sottolineate da tutte le organizzazioni sindacali presenti all’incontro.
La bozza di linee guida presentata dal Ministero prevede che “le istituzioni scolastiche, sentiti gli organi collegiali, singolarmente o in rete individuano il mobility manager scolastico tra il personale docente che manifesti disponibilità ad assumere l’incarico, ovvero ricorrendo a figure professionali esterne”.
Alla obbligatorietà dell’individuazione, non corrispondono però stanziamenti di risorse, esplicitamente escluse dalla clausola di invarianza finanziaria inserita nella norma. Ne discende che l’intera operazione dovrebbe essere finanziata con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa oppure con le risorse del fondo di funzionamento. Entrambe le ipotesi continuano ad essere inaccettabili per la CISL Scuola.
A questi rilievi se ne aggiungono altri in relazione alla indeterminatezza della tipologia delle attività che dovrebbero essere svolte dal mobility manager, a metà strada tra funzioni organizzative ed educative.
La CISL Scuola ha chiesto che il Ministero si impegni, in un’ottica di “alleanza” con le scuole, nel rappresentarne tempestivamente presso il decisore politico la specificità e i compiti formativi. Sono infatti sempre più frequenti provvedimenti normativi che non tengono conto dell’impatto sulla organizzazione scolastica, come recentemente è avvenuto per le ore di educazione motoria nella scuola primaria o per le modalità relative alle 25 ore di formazione dei docenti in tema di inclusione. Se questi provvedimenti sono condivisibili negli obiettivi, la loro realizzazione concreta impatta pesantemente su istituzioni di grande complessità organizzativa e già abbondantemente provate da burocrazia e da adempimenti di dubbia utilità. Inoltre, la sensazione costante è che si intervenga spesso su aspetti collaterali, senza però affrontare problemi ben più rilevanti quali ad esempio l’alto numero di posti vacanti, le difficoltà nell’individuare in molti territori docenti supplenti, la necessità di personale specializzato sul sostegno.
Il provvedimento presentato in bozza sarà ora sottoposto al parere del CSPI e al parere non vincolante del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili e del Ministero della Transizione ecologica.