Accertamento delle competenze disciplinari per i neo assunti: una prova di manifesta illogicità
Tra pochi giorni migliaia di insegnanti, per la maggior parte di sostegno, assunti a settembre dalle GPS di I fascia, dopo un intero anno scolastico che è stato per loro anche un anno di formazione, affiancati da tutor e con un dirigente scolastico che ne ha seguito il lavoro, oggetto in chiusura d’anno delle previste procedure valutative, dovranno sottoporsi - se positivamente giudicati dal comitato di valutazione e dal loro dirigente - a un’ulteriore prova di cosiddetto “accertamento delle competenze disciplinari” come passaggio obbligato per ottenere la trasformazione a tempo indeterminato del proprio contratto di lavoro.
Forse non è nemmeno il caso di richiamare l’impegno e i costi, non indifferenti, legati ai necessari adempimenti logistico organizzativi connessi allo svolgimento della prova per chiedersi che senso abbia, o piuttosto ancora se ne abbia qualcuno.
Non ha certamente quello di assolvere agli obblighi posti dall’art. 97 della Costituzione, visto che il personale di cui stiamo parlando non è stato reclutato con modalità discrezionali e fuori da ogni controllo, ma assunto in base alla sua collocazione in graduatorie costituite seguendo rigorosi criteri di pubblicità, oggettività e trasparenza. Difficile inoltre ritenere che eventuali carenze di “competenza disciplinare” non potessero emergere, ed essere come tali riscontrate, nel corso di un intero anno di servizio che, come già detto, è stato sostenuto da momenti formativi e seguito giorno per giorno da chi aveva la possibilità (e il compito) di valutarlo a consuntivo, come è avvenuto con precisi e impegnativi atti formali. Atti la cui rilevanza è riconosciuta e sancita in modo esplicito, tanto da considerarli presupposto imprescindibile per poter essere ammessi alla prova “disciplinare”, alla quale pertanto parteciperanno solo docenti già riconosciuti idonei allo svolgimento delle loro mansioni da chi, per un intero anno scolastico, li ha visti direttamente e concretamente impegnati nel loro lavoro.
Come si fa, a questo punto, a ritenere quella prova come qualcosa di diverso da un’inutile e gratuita vessazione, che mentre mette a rischio il posto di lavoro delle persone svilisce e squalifica tutto ciò che il sistema ha messo in atto in precedenza per formarne e testarne le competenze? Il docente che fallisce la prova (inutile dire quanto di episodico, fortuito o casuale possa avere incidenza in frangenti del genere) non sarà confermato in ruolo. Riducendo a carta straccia tutta la documentazione prodotta da chi in precedenza lo aveva valutato e considerato idoneo. Si ritrova in tutto ciò la dimostrazione lampante delle assurdità cui può condurre l’accanimento ideologico quando diventa l’asse portante dei ragionamenti e delle scelte in materia di reclutamento dei docenti. Dal punto di vista giuridico, di fronte a disposizioni che generano un così impressionante groviglio di contraddizioni viene da chiedersi se non si possa trattare di un caso di “manifesta illogicità”. Vale la pena approfondirlo (e noi certamente lo faremo con i nostri legali, pronti a dare assistenza a chi ne avesse eventualmente bisogno), perché questo inutile, ingiustificato e costoso supplizio aggiuntivo inflitto a migliaia di insegnanti non è purtroppo soltanto uno scivolone involontariamente occorso in un “provvedimento tampone”, come concessione “di bandiera” imposta dall’esigenza di trovare qualche mediazione sotto l’assillo dell’urgenza. Questo modello aberrante, stando a ciò che avverrà con la conversione in legge del DL 36, è destinato infatti a riproporsi anche negli anni a venire, con un’aggravante: riguarderà infatti tutte le procedure di assunzione, non solo quelle da GPS. Nel contesto di un progetto complessivo già ampiamente difettoso, sul quale è superfluo ripetere obiezioni più volte rappresentate e sempre accompagnate, per quanto ci riguarda, da proposte alternative, la prova “disciplinare” merita invece di essere richiamata in tutta la sua evidente assurdità e illogicità. L’auspicio è che si provveda urgentemente a cancellarla, se possibile già da quest’anno, come da noi più volte richiesto, ma sicuramente per gli anni a venire. Sarebbe una bella prova di intelligenza e di buon senso, un atto di rispetto per tanti docenti e forse ancor più per la scuola che con impegno e competenza li accoglie, li forma e li valuta.
Roma, 28 giugno 2022
Ivana Barbacci, segretaria generale CISL Scuola
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