Successo scolastico, l'incontestabile peso del contesto
Mandare a ripetizione i docenti somari. Così è stata presentata su molti organi di informazione, in modo a dir poco sbrigativo, la norma del decreto legge sulla scuola che prevede interventi formativi destinati in via prioritaria alle scuole in cui si registrano esiti insoddisfacenti nelle rilevazioni Invalsi. Intervistato da Repubblica (sabato 14 settembre), il segretario generale Francesco Scrima rilasciava questa dichiarazione, ripresa quasi integralmente:
"Sgombriamo subito il terreno da possibili equivoci: non sta nè in cielo nè in terra che si possa scaricare sugli insegnanti ogni colpa per risultati scolastici insoddisfacenti, quando è fin troppo evidente il peso determinante delle condizioni di contesto. Chi spende il suo lavoro nelle aree di più acuta emergenza sociale non merita di essere fatto oggetto di banalizzazioni di questa portata. Bisognerebbe invece assicurargli attenzione e supporto, mentre troppo spesso la scuola è lasciata sola a fronteggiare difficoltà di ogni genere. Può servire anche un supporto formativo? Discutiamone, anche in questo caso fuori da equivoci e senza che gli interventi acquistino il sapore di un'attestazione di demerito. In ogni caso stiamo parlando di materie contrattuali, che abbiamo chiesto di affrontare nelle sedi appropriate, quelle negoziali, registrando proprio oggi la disponibilità dell'Amministrazione". La dichiarazione teneva conto degli esiti dell'incontro appena conclusosi al MIUR per una prima informativa sui contenuti del decreto, incontro nel quale la Cisl Scuola aveva posto con chiarezza la richiesta di affrontare nella sede appropriata, quella negoziale, le materie di natura contrattuale, tra cui rientrano anche aggiornamento e formazione in servizio del personale.
Sulle pagine di "Libero" (domenica 15 settembre) le affermazioni di Scrima venivano riprese da Mario Giordano in un pezzo fortemente polemico, in cui i richiami al peso del contesto nel determinare il successo o l'insuccesso scolastico venivano definiti un alibi per coprire la fuga dalle responsabilità individuali degli insegnanti, e più in generale la causa di un lassismo che pervaderebbe l'intera società.
Di seguito, la risposta di Scrima in una lettera al direttore di "Libero", in cui ribadisce e approfondisce il senso delle sue dichiarazioni.
"Egregio direttore, la polemica è il pepe della democrazia, se il dibattito ne è il sale, quindi non mi turba più di tanto. Però mi è difficile accettare di veder messo in caricatura il mio pensiero, come avviene con l'articolo che compare sul suo giornale di domenica 15 settembre, a firma Mario Giordano.
Per aver richiamato il peso delle condizioni di contesto (ambientale, sociale, familiare, economico), che ribadisco essere in molti casi determinante nel condizionare gli esiti dei percorsi scolastici di tanti studenti, sono stato tacciato di difendere gli “insegnanti somari”, e più in generale additato come colpevole di una de-responsabilizzazione che investirebbe non solo la scuola, ma l'intera società. Se volessi ricambiare la provocazione, potrei dire che applicando in campo sanitario il criterio di Giordano, astraendo dai contesti, risulterebbe in generale ottimo il lavoro di un medico sportivo, con pazienti dalle analisi perfette, e mediocre quello di chi opera nel reparto malattie infettive di un ospedale.
Ma vogliamo riportare la discussione su binari più seri, come la questione meriterebbe? Lo scopo della mia contestata dichiarazione era proprio questo: evitare che sul problema della formazione del personale docente, e del come renderla funzionale al necessario miglioramento del lavoro, si rimetta in moto la giostra delle banalità che per molto tempo, in tema di valutazione, ha animato il teatrino dei tanti Minosse così smaniosi di agitare code e fruste da offrire, quelli si, formidabili alibi a chi non aveva nè la voglia, nè l'interesse di affrontare questioni indubbiamente delicate e scomode.
Ma davvero Giordano pensa che per migliorare i risultati delle prove Invalsi in una realtà come quella di Scampia, o dello Zen di Palermo (ma il discorso vale per tutte le periferie metropolitane) possano bastare un po' di "ripetizioni" ai “docenti somari”? E a proposito di deresponsabilizzazione derivante dai richiami al contesto: come non cogliere, nella "terapia Giordano", proprio il vizio delle soluzioni sbrigative e ad effetto, che favoriscono il persistere delle colpevoli disattenzioni, del difetto di cura, dell'ignavia politica di chi non affronta come dovrebbe le piaghe di un tessuto sociale disastrato, dove manca tutto e dove la scuola si trova invece presente, ma è lasciata sola con se stessa?
Togliamola dalla solitudine, quella scuola, proprio dedicando la giusta attenzione al suo "contesto". Sosteniamola, anche con interventi formativi, se occorre, ma che siano pensati come un supporto, e che nessuno sia indotto a leggere come una stupida e impropria punizione. Altro che lassismo, altro che disimpegno! A questi si finirà ancora una volta per approdare, caro direttore, proprio se invece di affrontare e risolvere i problemi si continuerà solo a banalizzarli".