Furlan: con i contratti e non con le leggi calate dall'alto si riformano scuola e pubblica amministrazione
È una svolta positiva per il mondo della scuola, della ricerca, dell'università e dell'alta formazione artistica e musicale, la firma del nuovo contratto di lavoro. Ma è anche un segnale importante per il futuro del nostro paese, in una stagione in cui abbiamo bisogno di scommettere sul sistema formativo e sui giovani. Questo contratto segna la chiusura di una situazione di incredibile stallo nelle relazioni sindacali, durata ben nove anni. È la riconquista di uno strumento di tutela delle condizioni di lavoro, dopo un lungo periodo di blocco delle retribuzioni e di riduzione degli spazi di partecipazione e di contrattazione. Ecco perché questo rinnovo rappresenta un atto di grande valenza "politica", per i risvolti che avrà per un milione e duecentomila lavoratrici e lavoratori italiani a cui viene affidato un ruolo sociale delicatissimo.
Si restituisce dignità e centralità, prima ancora che risorse economiche importanti, ai tanti lavoratori del mondo della conoscenza che hanno sempre e comunque garantito, con innegabili sacrifici, che il sistema educativo e formativo andasse avanti in questi lunghi anni di crisi.
Ma la firma di questo contratto deve innanzitutto trainare in un percorso virtuoso tutto il comparto dell'istruzione e della formazione, un mondo colpevolmente dimenticato dalla politica e da uno Stato datore di lavoro poco attento ai suoi dipendenti. Con i contratti e non con le leggi calate dall'alto si riformano la scuola e la pubblica amministrazione.
Occorre ricercare in primo luogo il consenso dei lavoratori, di chi conosce e vive tutti i giorni i problemi reali della scuola, dell'università e della ricerca. Questi settori rappresentano una grande risorsa per il nostro paese e devono tornare al più presto ad essere la leva di un processo di crescita e di miglioramento sociale. Sono la base, il fondamento del percorso produttivo e della ripresa economica in tutte le aree del nostro paese, dove occorre rilanciare i processi di alternanza tra scuola e lavoro, con un collegamento più stretto tra i bisogni delle imprese, le specificità del territorio, le nuove tecnologie digitali.
Ma soprattutto questo contratto segna una svolta significativa sul terreno delle relazioni sindacali, riportando alla contrattazione materie importanti come la formazione, la mobilità, le risorse destinate alla valorizzazione professionale, puntando sul ruolo attivo e negoziale delle RSU in tutti i luoghi di lavoro. Parliamo di circa 800 milioni di euro che saranno destinati ora alla contrattazione di secondo livello in tutti gli istituti scolastici, per migliorare la qualità dell'offerta formativa e culturale, remunerare gli insegnanti che si dedicano all'alternanza scuola- lavoro. Sono aspetti decisivi per la crescita del paese. Non dobbiamo guardare sempre a quello che accade negli altri paesi europei. Anche in Italia sappiamo fare contratti innovativi, come abbiamo dimostrato anche in questa occasione.
Non aumenteranno i carichi e gli orari di lavoro, ma anzi ci saranno più tutele professionali e diritti per tutti i lavoratori dell'istruzione, nuove opportunità di accedere a permessi retribuiti per motivi personali e familiari, malattie invalidanti, maggiori garanzie per le lavoratrici vittime di molestie e violenze. Anche il nuovo codice disciplinare degli insegnanti, rinviato a una specifica sequenza contrattuale, sarà frutto di un confronto costruttivo. Abbiamo riportato, insomma, in una logica partecipativa e di collegialità il concetto di "buona scuola", ponendo le basi, anche nei confronti del nuovo Parlamento e del nuovo Governo, per rivendicare una politica di forte investimento nei settori dell’istruzione e della ricerca.
Si chiude così una lunga fase connotata da interventi unilaterali, aprendone una nuova di riconosciuto valore al dialogo sociale. Questo è il risultato di un rinnovo che si è realizzato in una fase difficile di modifica del quadro legislativo e di persistente difficoltà finanziaria. Un fatto che segna un ulteriore passo nel processo di emancipazione delle lavoratrici e dei lavoratori italiani.
Roma, 9 febbraio 2018
Annamaria Furlan Segretaria Generale Cisl