Un articolo di Francesco Scrima sull'attuale "momento" e sul disincanto e la sfiducia provocati da questa "politica"

24.01.2008 18:59

L'attuale situazione politica viene analizzata da Francesco Scrima, Segretario Generale della CISL Scuola. Nelle conclusioni dell'intervento - che apparirà sul numero di domani di "Conquiste del Lavoro" - la considerazione che "siamo arrivati a un punto di caduta grave. Da esso sarà molto difficile risollevarsi senza un drastico abbandono di vizi antichi e nuovi, e senza uno scatto di orgoglio nazionale".

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""Anche in questi momenti confusi e incerti della politica non possiamo essere interessati a quello che succederà nelle prossime ore e nei prossimi giorni, siamo interessati e preoccupati per quello che succederà nei prossimi mesi ed anni. Era tanto che non vivevamo una fase così tormentata.

Giova poco chiedersi se la crisi somiglia a un lento declino, ha i tratti di un fulmineo collasso o si presenta come decadenza inesorabile. Piuttosto sarebbe giusto concentrarsi sull'analisi delle cause e intervenire con rimedi impietosi.

Prima imputata è la classe politica, comodo bersaglio spesso di campagne qualunquiste che mettono i brividi tanto sono velenose e povere di idee. Ma è improbo difendere partiti e governanti che si sono distinti, al di là degli schieramenti, per la loro chiassosa inconcludenza.

Destra e sinistra si sono meritati a vicenda, si sono specchiati in una sorta di concorrenza al ribasso in cui ciascuno ha dato il peggio di sé. L'alternanza alla guida del paese è avvenuta sotto la specie di un bipolarismo aggressivo e delegittimante, dagli esiti vani.

C'è stata continuità, non rottura, nell'arte di agitarsi stando fermi, galleggiare, rinviare, occupare intanto qualunque metro quadro di potere.

Un'arte dove abbiamo raggiunto vette di incomparabile perfezione - sottolinea con triste ironia Luca Ricolfi - pagando costi ogni giorno più dolorosi: privilegi, incapacità, clientele, sprechi.

La casta è esosa e famelica, e la gente si vendica con il disincanto e la sfiducia.

Non c'è istituzione che sfugga al giudizio di sostanziale condanna, tutte, anche le grandi organizzazioni sociali ed economiche, rischiano di essere coinvolte nel crollo di aspettative.

Siamo davvero al buio "inverno civile", alla notte profonda che segna la fine di una seconda repubblica (minuscolo) mal nata e mai cresciuta?

Siamo davvero alle prese con una transizione ininterrotta, che non cancella le nostre storiche anomalie (particolarismi, familismi, ingovernabilità cronica, radicalismi, ribellismi e ostinata arretratezza) ma anzi le esalta?

Un paese disorientato ed esausto, un quadro a pezzi "senza colla, senza ganci, senza cornici"? Credo che gli scenari apocalittici e le diagnosi estreme non aiutino. Al contempo non servono semplici richiami alla concordia o al cambio delle regole del gioco.

E' necessaria una legge elettorale decente: quella attuale è inqualificabile e oscena, sconfessata dai suoi artefici, giusto per capire dove siamo finiti.

Non sarà tuttavia risolutiva.

E' ridicolo sentire elogi sperticati delle meraviglie del metodo proporzionale dagli stessi che, non tanto tempo fa, si accanivano a magnificare le virtù esoteriche del maggioritario.

Il livello di frammentazione e di ripiegamento egoistico, di logorio dei partiti è tale che nessuna legge rischia di bastare.

Occorre cambiare uomini e comportamenti, evitando il rito delle primarie finte e facendone di serie. E anche questa la forza di una democrazia praticata seriamente.

Sul punto qualche parola netta è il caso di spenderla, nell'interesse dei partiti che nessuno vuole abolire (verrebbe semmai da dire che ci stanno pensando loro).

La nostra classe politica è gerontocratica, vecchia e selezionata dall'alto, per lascito dinastico. La sua lontananza dalla vita comune spiega anche la sordità verso le condizioni reali delle famiglie.

Si continua a parlare dell'inflazione come qualcosa di là da venire, quando l'erosione dei redditi da lavoro, non solo per motivi fiscali, risale a pochi mesi dopo l'ingresso nell'euro.

Anno di grazia 2002. Ora se ne accorgono anche gli statistici.

E veniamo a scoprire il già noto: una famiglia a reddito fisso su sette arriva alla fine del mese col cuore in gola, per molte di esse una spesa di € 600 è in grado di fare saltare i conti, e via di seguito.

Nel Mezzogiorno - a riprova che siamo una delle nazioni europee più diseguali - è una famiglia su quattro a soffrire, il resto non c'è bisogno di ricordarlo.

Coppie monoreddito con figli e pensionati soli scivolano al fondo della scala sociale, ingrossano le fila dei nuovi poveri come "Conquiste del Lavoro" ha documentato.

C'è un blocco prolungato dei salari, che si contrasta con aumenti diffusi di produttività, nei settori pubblici e privati, e con una politica fiscale immediata e mirata.

Per il lavoro dipendente e per le famiglie numerose si tratta di agire su imponibile, detrazioni e riduzioni, di rivedere le aliquote e gli scaglioni di reddito, di annullare o alleggerire il carico fiscale sui contratti di secondo livello.

Una manovra complessiva che allevii il peso del nucleo famigliare dei lavoratori dipendenti, sostenga le basse pensioni, stimoli la domanda interna, dia slancio a una ripresa di competitività, faccia risalire l'economia del paese.

A ciò si lega anche una revisione di tempi e modelli della contrattazione, centrale e decentrata.

Siamo pronti a ogni sforzo di miglioramento, non dimentichi del fatto che i contratti firmati vanno per prima cosa onorati e applicati per intero.

Abbiamo dato prove costanti di affidabilità, come categorie della scuola e del pubblico impiego, sui problemi del rinnovamento dei servizi e della valutazione qualitativa delle prestazioni.

Non ignoriamo che buona quota delle attese salariali e professionali degli addetti passa per quella via, è connessa a parametri, oggettivi e condivisi, di produttività.

Disponibilità e lealtà identiche abbiamo diritto di pretendere dalle nostre controparti.

Come si vede, non chiediamo niente di miracoloso e di impossibile. Niente che si debba differire a chissà quale momento magico.

L'esito positivo del "protocollo sul welfare" del luglio 2007, la sua traduzione in legge dimostrano che la concertazione può essere la strada vincente anche con governi incerti e un contesto parlamentare variabile.

Un sindacato riformatore e responsabile sa quali sono le istanze da rappresentare, quelle a cui non può rinunciare. Sa come aprire e chiudere una trattativa, sa a quali mezzi di pressione ricorrere.

Sono superflue le lezioni di buona condotta che ogni tanto qualcuno, a titolo gratuito, ammannisce. Quel che è indispensabile è un sussulto di dignità generale.

Siamo arrivati a un punto di caduta grave. Da esso sarà molto difficile risollevarsi senza un drastico abbandono di vizi antichi e nuovi, e senza uno scatto di orgoglio nazionale"".

Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola