"La scuola non è un supermercato". Francesco Scrima interviene nel dibattito sul "buono scuola"

25.03.2008 18:26
Categoria: Comunicati Stampa

In continuità con le posizioni da sempre sostenute dalla CISL e dalla CISL Scuola e in occasione di un recente intervento giornalistico in materia di risorse a sostegno del "buono scuola", Francesco Scrima, Segretario Generale della CISL Scuola, ritorna sulla questione proponendo le riflessioni che seguono, inviate a "Italia Oggi" e sostanzialmente riportate nella predetta "testata" lo scorso sabato, 22 marzo, nella rubrica "lettera".

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La scuola non è un supermercato

di Francesco Scrima

 

Siamo abituati da tempo alle dissertazioni più varie sulla scuola e sappiamo bene che il campo delle valutazioni possibili - dalla funzione sociale agli aspetti di gestione - è oggettivamente tanto ampio quanto appetibile agli interventi speculativi.

Naturalmente non ci stupisce che in campagna elettorale l'argomento assuma ulteriore rilievo e diventi terreno privilegiato di propaganda, di proposte ed impegni programmatici più o meno credibili e concreti.

Ciò premesso ci colpisce, e non poco, la "originalità" con cui, in un articolo di "Italia Oggi"  a firma di A. Ricciardi, si riferiscano le considerazioni elaborate da una delle tante sigle politiche a proposito di qualità e caratteristiche dell'offerta formativa.

Il "cavallo di troia" è rappresentato dal "bonus scuola" che, argomentato in maniera sicuramente inedita, viene usato per assimilare la scuola - meglio, il servizio scolastico - a un prodotto da supermercato! Addirittura uno di quelli offerti in promozione del tipo "prendi tre e paghi due".

Invero, fuori da questa ipotesi, non si comprende come si possa lasciare altrimenti invariato l'ammontare complessivo del "bonus" (così come riportato nella compiacente tabella annessa) raddoppiando o addirittura triplicando la percentuale di alunni beneficiari.

Prospettazione edulcorata e parzialità di numeri a parte il calcolo vero, quello che non convince affatto, è dato dal "taglio finto minimalista" con cui si tratta - o meglio si elude - la centralità del tema legato alla natura del servizio scolastico: statale o privato.

Che un consorzio di sigle private sostenga un coordinamento per la liberalizzazione dell'istruzione, e di conseguenza faccia propaganda politica in tal senso, ci sembra fatto non proprio esaltante ma pur sempre di ordinario significato; la cosa che invece non è affatto banale - e che preoccupa - riguarda la confusione indotta (e voluta) tra pluralità di scelta e pluralismo educativo.

Per natura e cultura di organizzazione professiamo una concezione alta del confronto di idee e sincero rispetto per le posizioni che ognuno liberamente assume; ciò detto dissentiamo apertamente da quelle visioni neo ed ultraliberiste che si sintetizzano in affermazioni tipo ... "l'offerta educativa è un'opportunità di mercato e come tale va considerata" ... È una prospettiva che considera l'educazione come un "capitale individuale", di esclusiva pertinenza della sfera privata, da comprare e giocare in una pura logica di mercato.

Per noi è dirimente, e di fondamentale importanza, precisare il concetto di "plurale" in campo scolastico.

Un conto è svolgerlo nella direzione della "pluralità di scelte" atteso che la selezione avviene a priori con la scelta di campo. Altro conto è affermarlo secondo la direzione del "pluralismo regolato", garantendo quindi il mantenimento di una forte cornice istituzionale perché il "mercato", lasciato a se stesso, non assicura la "pluralità formativa" e - per contro - apre al rischio della "frattura formativa" con la conseguenza che chi più paga più è curato nelle sua formazione.  

Per quanto ci riguarda noi coltiviamo un'idea di scuola:

  • democratica (impegnata a contrastare qualsivoglia forma di discriminazione, aperta pluralista al suo interno, vocata a sviluppare capacità critica e spirito di libertà e non a sottolineare e/o esaltare appartenenze di censo);
  • solidale (che garantisce accesso e pari condizioni di trattamento a tutti a prescindere dalla provenienza socio-culturale, che sia capace di mutuare e corrispondere situazioni di differenze e svantaggi individuali, di gruppi, di intere aree sociali e geografiche);
  • multiculturale (ispirata alla tolleranza ed alla integrazione, con un respiro culturale alto che sia capace di porre l'accento su libertà e ragione distinguendosi dai "monoculturalismi plurimi" che portano ad una rigida cementazione delle differenze e delle divisioni).

Tornando infine alla logica del supermercato ci chiediamo: quanti supermercati, e soprattutto quale società commerciale  è disposta a farlo, si possono aprire nei quasi quattromila comuni italiani con meno di cinquemila abitanti? 

Roma, 25 marzo 2008