Il lavoro dell'insegnante

19.10.2007 18:06



LA BUONA SCUOLA? FA BENE PURE AL PIL


Ci sono lavori che si tutelano con il contratto ma che hanno un valore aggiunto difficilmente monetizzabile.
Sono le professioni che legano il proprio ruolo anche alla vocazione. Che si rappresentano non soltanto come un lavoro ma come una mission che si svolge nonostante le frustrazioni e i mancati riconoscimenti.
E’ il caso degli insegnanti che...  

SALARIO, GIUSTIZIA E DONO 
IL LAVORO DELL'INSEGNANTE

Ci sono lavori che si tutelano con il contratto ma che hanno un valore aggiunto difficilmente monetizzabile. Sono le professioni che legano il proprio ruolo anche alla vocazione. Che si rappresentano non soltanto come un lavoro ma come una funzione che esprime passione e una mission che si svolge nonostante le frustrazioni e i mancati riconoscimenti. Sono le professioni incentrate sulle relazioni umane, che incidono sulla formazione degli individui, che non producono beni materiali e acquistabili ma che, come sostengono anche gli economisti, determinano la crescita di un Paese nell'era dell'alta tecnologia e della specializzazione produttiva. E' il caso degli insegnanti che percepiscono un determinato salario a fronte di impegno, competenza, talento innato e capacità di relazione e comunicazione con gli altri. Il principio che ad ogni lavoro corrisponda il giusto salario è sacrosanto ma commisurare la vocazione, "quel dono" dell'insegnamento che rappresenta un "surplus" di cui beneficia la comunità. Aprima vista, appare solo come un dilemma filosofico. Ancora di più di questi tempi che la scuola viene additata e accusata come la causa del degrado civile e sociale. Senza parlare del suo personale che qualche commentatore spudorato rappresenta come un costo sulle spalle dell'economia nazionale e come il responsabile dei comportamenti bullistici dei nostri giovani studenti. "E invece - ha sottolineato Francesco Scrima, segretario della Cisl Scuola - questo concetto di dono e il valore di giustizia tra lavoro e salario hanno molto a che vedere con l'identità e i valori di un sindacato come il nostro". Se ne è parlato ieri a Roma per iniziativa del sindacato di categoria che ha organizzato una tavola rotonda "sui generis" alla presenza del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni e del filosofo e antropologo francese, Marcel Hénaff, che insegna all'Università di San Diego in California. Più che una relazione la sua è stata una lectio magistralis che ha ripercorso il significato storico e filosofico del ruolo docente. Ne ha tratteggiato i profili di un "lavoro vivente" perché è in stretta relazione quotidiana non tanto con la costruzione di un motore in una fabbrica metalmeccanica ma "con altri esseri viventi che non si possono accantonare". Per questo motivo, ha sostenuto Hénaff, "è necessario ripensare esigenze e dignità" del ruolo docente a partire dalla considerazione che, nell'insegnamento, "c'è qualcosa che va al di là della competenza tecnica e della semplice realizzazione dei compiti assegnati". Il bambino non è un compito. Non considerare questo vuol dire travisare la funzione educativa e formativa delicata dell'insegnante. "Questa impostazione, se inevitabilmente condivisa, - ha detto Scrima - comporta la riapertura, a livello sociale e politico, della questione docente, affrontando il senso di insoddisfazione professionale e la grave crisi di identità". Un'esigenza espressa anche dall'economista Piero Cipolline del Servizio Studi della Banca d'Italia e Commissario straordinario dell'Invalsi: "Il capitale umano è misurato per determinare la crescita economica. Una popolazione più istruita accresce il proprio ritmo economico di mezzo punto all'anno per ogni livello più elevato di apprendimento. Quindi è ormai chiaro a molti che un sistema di istruzione di qualità determina i successi futuri delle generazioni che saranno in grado di misurarsi a livello internazionale". E' evidente che gli insegnanti rappresentano la chiave di sviluppo e successo di un paese e di una comunità. "Il riconoscimento degli economisti è importante - ha chiuso Scrima - noi però già lo sapevamo. Ora è bene che si passi dalle parole e dalle analisi ai fatti". (da Conquiste del Lavoro)