Scrima e Faverin: no al ritardato pagamento della buonuscita
Il TFS e il TFR non sono un privilegio: sono salario che il lavoratore accantona nel tempo e che ha diritto a percepire quando cessa la sua attività. Non si tratta di cifre iperboliche, ma di un risparmio su cui chi lascia il servizio ha sempre fatto conto per alleviare qualche peso del bilancio familiare, non certo per impossibili fini speculativi.
Ecco perché ritardare fino a due anni il suo pagamento significa un danno non da poco per il lavoratore e per la sua famiglia. Ancora una volta sono i redditi medio bassi ad essere colpiti, solo perché è più facile intervenire sui grandi numeri.
Sorprende come a questi problemi si presti un’attenzione infinitamente minore di quella che si dedica all’ipotesi di un prelievo sugli alti stipendi, quando è evidente la ben diversa incidenza, e la ben differente sopportabilità, dei sacrifici che ne derivano.
La norma inserita nel decreto non va bene, non accettiamo che si penalizzi ulteriormente chi già dovrà far quadrare i conti con pensioni non certo da nababbo.
Roma, 29 agosto 2011
Giovanni Faverin, segretario generale Cisl Fp
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola