Percorsi sperimentali triennali di istruzione e formazione. Accordo per la definizione degli standard formativi minimi
Martedì scorso, 12 settembre, nel corso dell'incontro presso il MPI con il Vice Ministro Bastico, è stato illustrato alle Organizzazioni Sindacali uno schema di accordo per la "definizione degli standard formativi delle competenze tecnico professionali dei percorsi sperimentali triennali di istruzione e formazione" di cui all'Accordo quadro del 19.6.2003.
Con questo atto - che, per l'approvazione, dovrà passare al vaglio della Conferenza Stato-Regioni (prima in sede tecnica e poi politica) - si chiude la cornice di riferimento essenziale per lo svolgimento delle sperimentazioni, a presidio della trasparenza, leggibilità e spendibilità a livello nazionale degli apprendimenti e delle qualifiche acquisite in uscita da detti percorsi.
Il processo di implementazione dell'Accordo istitutivo di giugno 2003 - come oggi ammette anche l'Amministrazione, confermando quindi la validità delle obiezioni e delle perplessità che fin dall'inizio CISL e CISL Scuola avevano manifestato - è stato lungo e complesso.
L'avvio immediato delle sperimentazioni per chiudere "il buco" creato dalla abrogazione della legge 9/99 - in assenza di un quadro di standard e di dispositivi di certificazione definito e omogeneo - ha prodotto la frammentazione delle esperienze, la cui eterogeneità è stato difficile ricondurre a comuni, benché minimi, denominatori.
Come confermato dai dati del monitoraggio ISFOL, infatti, in termini di modelli didattici e organizzativi (articolazione interna, durata, tipologia di personale impiegato, etc.), la sperimentazione - che ha coinvolto già 80mila allievi - offre un quadro estremamente diversificato da Regione a Regione.
E' proprio per questo motivo che abbiamo con forza ribadito la necessità, pur in presenza di competenze esclusive, di un luogo di coordinamento a livello nazionale che possa tenere insieme un sistema che non può che essere nazionale.
In questa ottica e quale inizio di un itinerario apprezziamo l'accordo fra Stato e Regioni anche se giungerà in ritardo, con una prima tornata di corsi già conclusasi.
Abbiamo anche evidenziato che per rilevare appieno la portata e le caratteristiche della sperimentazione sono necessari ulteriori approfondimenti mancando ancora, nel monitoraggio, alcune serie di dati fondamentali, quali i tassi di dispersione, di successo formativo, di occupabilità/occupazione dei "qualificati" nei locali mercati del lavoro.
Il documento quindi, lungi dal rappresentare una stabilizzazione ovvero una istituzionalizzazione dei percorsi - come confermato dal Vice Ministro Bastico - rappresenta, da un lato, il completamento di un processo di codificazione delle sperimentazioni e, dall'altro, la base su cui sviluppare, nella prospettiva della ridefinizione del sistema di istruzione e formazione.
Un quadro, quindi, nazionale e condiviso di standard di competenze, di qualifiche professionali e di dispositivi di certificazione che costruiscano - a partire dalla qualità, trasparenza e spendibilità dei titoli e delle qualifiche - il linguaggio comune e trasversale al sistema formativo nelle sue diverse articolazioni come da sempre sostenuto dalla CISL e dalla CISL Scuola.
Nel prendere atto, dunque, della volontà di sanare con questo accordo (comunque con estremo ritardo) la sostanziale anomalia che ha caratterizzato lo svolgimento dei percorsi triennali, abbiamo evidenziato l'urgenza, in continuità con le posizioni e i giudizi espressi nel metodo e nel merito della sperimentazione, fin dal suo avvio, di una definitiva esplicitazione della fisionomia del sistema di istruzione e formazione - in particolare nell'assetto del secondo ciclo - per rispondere con chiarezza e sollecitudine ai bisogni formativi dei giovani e al loro diritto educativo di cittadinanza.
Appaiono positive, in tal senso, le aperture manifestate dal Vice Ministro Bastico rispetto alle prospettive di flessibilità della riflessione che il Governo sta portando avanti in tema di obbligo di istruzione e formativo.
Il Vice Ministro ha anche condiviso, come da noi sostenuto, la necessità che all'innalzamento dell'obbligo di istruzione a 16 anni corrisponda anche una terminalità, almeno triennale, per il raggiungimento di un diploma o di una qualifica professionale.
Nell'illustrare le linee d'intervento su tale argomento il Vice Ministro Bastico ha anche affermato che tale esperienza dovrà essere messa in connessione con il sistema degli attuali istituti professionali che rimarranno di competenza statale.
La CISL e la CISL Scuola intendono comunque verificare e approfondire quanto dichiarato dal Vice Ministro, offrendo il proprio specifico contributo nell'ambito di un "tavolo di concertazione" che auspichiamo di tempestiva convocazione.