I paradossi del sostegno
I paradossi del sostegno. Così si intitola il dossier pubblicato dalla CISL Scuola nel quale, con abbondanza di dati e di raffronti, si fa il punto su uno degli elementi – la presenza degli insegnanti di sostegno – grazie a cui il nostro sistema scolastico può vantare un primato molto qualificante in tema di inserimento e piena accoglienza degli alunni con disabilità.
I docenti di sostegno sono una risorsa dedicata in modo specifico al supporto dei processi di integrazione attivati dalla scuola, che ne è complessivamente coinvolta e che non sempre, purtroppo, può far conto sull’apporto di altri soggetti operanti sul territorio, che pure avrebbero anch’essi precisi compiti e responsabilità da assolvere. Una risorsa, quella del sostegno, che anche in termini quantitativi appare rilevante, se è vero che gli insegnanti impegnati su tale attività sono il 18,5% dell’intero corpo docente.
Non poche le criticità che l’analisi condotta dalla CISL Scuola evidenzia, e che giustificano la scelta del titolo dato al dossier. I paradossi infatti non mancano: dallo scarto notevole tra il fabbisogno stimato e quello effettivamente rilevato, che condanna migliaia di insegnanti a una sorta di precarietà strutturale; alla limitata offerta formativa per l’acquisizione dei titoli dei specializzazione, mentre si è costretti ad assegnare i tre quarti delle supplenze a docenti non specializzati; al fatto di veder coperti con assunzioni in ruolo, quest’anno, solo il 13% dei posti disponibili (1.682 assunzioni in presenza di 13.329 posti vacanti e tutti disponibili per nomine in ruolo). Paradosso che per la verità, come il dossier evidenzia, si ripropone da tempo.
Serve, alla luce delle evidenze che scaturiscono dall’analisi, tra le quali anche le tante disomogeneità fra aree territoriali, una formazione sul sostegno più diffusa e mirata. Non si può condizionare l’offerta formativa, oggi gestita dalle Università, a sole ragioni di mercato; va anzi scongiurato il rischio che un’offerta carente alimenti un mercato incontrollato dei titoli acquisiti all’estero. Ma serve soprattutto una riflessione urgente su come rendere più stretto, per il sostegno e in generale, il rapporto che dovrebbe legare percorsi formativi e reclutamento.
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