La povertà e la miseria
Duro e diretto l'editoriale di Marco Tarquinio su Avvenire dell'8 gennaio. Sulla questione dei migranti tenuti da giorni in balia del mare senza possibilità di approdo entrano in gioco princìpi e valori che il direttore del quotidiano cattolico ribadisce con molta fermezza, compiendo anche un'operazione verità sui numeri, spesso usati con superficialità a mero scopo propagandistico, di un fenomeno "povertà" su cui l'impegno della chiesa e di altre "realtà diversamente ispirate" è assiduo, quotidiano, costante.
Se si escludono l’appassionante questione delle tenute militari e paramilitari con cui appare in pubblico e la fredda determinazione con cui evita qualunque parola di umana comprensione di fronte al dramma dei profughi soccorsi nel Mediterraneo dalle navi "Sea Watch" e "Sea Eye", l’ultimo tormentone di Matteo Salvini è lo slogan «prima i cinque milioni di italiani poveri». Un ritornello che il segretario della Lega, nonché vicepremier e ministro dell’Interno, interpreta con una variante dedicata alla Chiesa italiana: «Ho sentito che la Cei ci invita ad "accogliere": abbiamo già dato e ora ci occupiamo degli italiani. Ci sono 5 milioni di poveri che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena». Frase piena di astioso effetto, ma vuota di rispetto e desolatamente svuotata di verità.
I «cinque milioni di poveri» – anzi, per l’esattezza, 5 milioni e 58mila, ognuno di loro è importante… – non sono saltati fuori dall’oggi al domani. Dopo un salto impressionante tra il 2008 e il 2010, sono aumentati incessantemente negli ultimi undici anni: stagioni in cui Salvini ha assunto sempre più importanti responsabilità politiche e in cui anche il suo partito ha governato l’Italia. Come fa ora, accingendosi ad attuare nuove e corpose misure di sostegno alle povertà. Un’iniziativa – come si sa – del Movimento 5 Stelle, che l’ha battezzata Reddito di cittadinanza e con essa punta ad andare oltre il Reddito di inclusione varato lo scorso anno dal governo Gentiloni dopo una complessa gestazione, durata quasi quattro anni.
Speriamo che la nuova ricetta funzioni e faccia del bene all’Italia e a tutte le persone coinvolte. Che sono poveri e basta. Perché in realtà, come tutti i poveri, anche questi "nostri" poveri non hanno passaporto. I 5 milioni e 58 mila indigenti assoluti certificati dall’Istat sono infatti sia italiani di nascita sia stranieri residenti.
Di questi ultimi sappiamo che rappresentano più del 32% del totale, in cifra assoluta circa 1 milione e 610mila uomini, donne e bambini. Un dato che colpisce, visto e considerato che gli stranieri residenti in Italia sono l’8,5% della popolazione: neanche un dodicesimo del totale dei residenti, un terzo dei nostri poverissimi. Dunque i «cinque milioni di italiani» citati dal ministro Salvini sono residenti italiani di diversa origine, di identica povera condizione, di uguali diritti e doveri secondo la Costituzione e i saldi princìpi del nostro ordinamento. Questa è tutta la verità, ed è importante tenerlo a mente.
I dati appena citati li conosce assai bene chi l’accoglienza dei poveri, di tutti i poveri la pratica davvero, o comunque la sostiene, e non si limita a declamarla. E in prima linea tra i praticanti dell’accoglienza dei poveri, di tutti i poveri, anche se il ministro Salvini non lo sa o comunque si guarda bene dal dirlo, c’è la Chiesa italiana.
Con milioni e milioni di pasti e di aiuti garantiti a chi 'non ce la fa' attraverso la rete delle mense e dei mercati solidali, con le sue case di accoglienza, con il sistema dei pacchi viveri e dei pacchi vestiario. Un soccorso rispettoso e discreto, senza fanfare e senza comizi in tv, messo in campo dalla Caritas, da realtà parrocchiali, da associazioni, da comunità, da gruppi di volontariato. Donne e uomini di tutte le età, che sono Chiesa e, con i loro preti e i loro vescovi, si occupano davvero di povertà e miseria, qualunque forma assumano.
Compresa la solitudine e l’abbandono. Già perché, ogni giorno, sono circa 500mila le persone emarginate (o anche auto-emarginate) che in Italia vengono 'viste', ascoltate e incontrate. Insomma, i cattolici come è logico – logico per fede e per cittadinanza – fanno davvero molto, e non hanno certo bisogno delle meschine battute del potente di turno per rendersi conto di non fare ancora abbastanza. Il Vangelo, e la parola del Papa, sono uno stimolo costante a fare di più. E i grandi valori umani e civili che la Costituzione ha scolpito con splendida efficacia sono una bussola che aiuta a non essere e non sentirsi soli. Già, perché nella nostra società, nonostante l’indifferenza e persino l’ostilità di politici che sembrano capaci di concepire e fomentare solo tristi 'guerre tra poveri', sul fronte del sostegno ai più fragili agiscono, e spesso in bella collaborazione tra loro, realtà diversamente ispirate (evangeliche, di altre religioni, laiche…) e ugualmente generose.
P.S. Amare e soccorrere i 'poveri residenti' è necessario, ma non basterà mai a quanti lavorano per un mondo più giusto, o almeno non si rassegnano all’ingiustizia. E non basterà mai alla coscienza cristiana e civile di chi non intende adeguarsi a una politica italiana ed europea che, per calcoli e giochi di equilibrio e di potere, continua a tenere ostentatamente e ostinatamente in ostaggio gruppi di povere persone migranti sospese tra una terra che non hanno più e una terra che non devono trovare. Ma questa fiera di parole e di scelte cattive basterà a chi, dopo le cronache, scriverà la storia degli anni che stiamo attraversando per riconoscere e indicare il confine dell’umanità tradita e la miseria di chi se n’è fatto guardiano.
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