La forza di questo Paese straordinario
Da “La Stampa” del 4 agosto 2020 riprendiamo la trascrizione di ampi stralci dell’intervento dell’architetto Renzo Piano nel corso della cerimonia inaugurale del nuovo Ponte di Genova S. Giorgio, svoltasi il 3 agosto 2020 con la presenza del Capo dello Stato.
Questo ponte è figlio di una tragedia, di un lutto, e le tragedie e i lutti non si dimenticano, non si possono dimenticare. Si elaborano, si metabolizzano, ma restano imprigionati nelle nostre coscienze, non c’è niente da fare. Diventano l’essenza stessa di quello che noi saremo. In questo posto ci siamo tutti smarriti, due anni fa, nello sgomento di questa tragedia, e qui oggi ci ritroviamo. Ci ritroviamo anche per un’altra ragione, per ringraziare chi ha costruito questo ponte, per l’energia che ci ha messo, con rapidità ma senza fretta. Io ho contribuito, ho dato l’idea di un ponte che attraversi piano piano la valle, passo per passo, quasi chiedendo permesso, un ponte che sia come una nave, un grande vascello bianco che attraversa la valle.
Però poi bisognava farlo, questo ponte. È qui che allora è uscita la forza e l’energia di questo Paese straordinario. Abbiamo avuto più di mille persone, dai commissari fino ai più modesti manovali, è stato il più bel cantiere che abbia avuto in vita mia. È stato semplicemente straordinario. [...]
Si è parlato di miracolo ma io non credo che si debba parlare di miracoli. Non c’è stato nessun miracolo, semplicemente è successa una cosa bellissima, che il Paese ha mostrato una parte buona. C’è stata una grande competenza, c’è stata una grande energia, una grande generosità: non ho mai visto uno lamentarsi.
Costruire è una bellissima cosa, non ci vuole un miracolo. Un po’ di magia sì. Perché costruire è partire da qualcosa che non ha forma e dargli forma. Costruire è l’opposto di distruggere, è edificare. Costruire un ponte, poi. I muri non bisognerebbe costruirli, i ponti sì, farne tanti. Costruire un ponte è un gesto di pace.
All’interno del costruire c’è un’altra magia che è quella del cantiere. In un cantiere succede una cosa incredibile: cresce la solidarietà. La gente dimentica le differenze, il colore della pelle, tutto viene dimenticato. Prevalgono l’orgoglio, la solidarietà, la passione, l’amore.
Io auguro a questo ponte di essere amato. Non è facile essere eredi di una tragedia, è dura. Mi auguro che questo ponte sia adottato dalla gente, diventi rapidamente parte della loro esistenza quotidiana. Credo che il ponte sarà amato perché è semplice e forte, come questa città. Sarà amato anche perché è un ponte gioca con la luce. Quando si arriva su questo ponte, quando si arrivava dalle regioni del Nord, si scopriva la luce del mare, si scopriva il Mediterraneo. Sopra questo ponte tutti scopriranno la luce del Mediterraneo, e quella luce gioca con questo ponte, gioca sotto, sulla forma della carena della nave, e sulle pile curve. E gioca anche col vento. C’è una poesia bellissima di un poeta che ho sempre amato molto e che ha amato Genova. Giorgio Caproni ha scritto «Genova di ferro e aria». Vorrei che questo ponte fosse visto così, di ferro e aria. Questo ponte è stato costruito in acciaio ma è stato forgiato nel vento. Adesso il ponte è vostro, lunga vita al ponte Genova San Giorgio.
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