E' il nostro futuro, serve cominciare bene
Dalle pagine de Il Tempo (16 settembre 2014) Giuseppe Fioroni, parlamentare del PD e già ministro dell'Istruzione, interviene sul progetto scuola presentato dal governo e lo fa con osservazioni puntuali in cui, muovendo dalle condizioni di fattibilità e dalle modalità del confronto, non manca di mettere in evidenza alcuni punti di criticità su aspetti non marginali della proposta governativa.
Cambiare la Scuola significa cambiare il Paese e rappresenta uno sforzo significativo e determinante per il futuro dell'Italia.
Per questo è importante avere con sé il Paese. Famiglie, docenti, studenti, corpi intermedi, società civile devono essere coinvolti in modo vero e profondo.
La consultazione online può essere un inizio ma serve qualcosa di più, affinché il processo di Riforma si avvii con forza e determinazione è necessario fare alcuni interventi urgenti.
- Tagliare il 3% dei fondi al Miur significa tagliare più di un miliardo di euro di cui almeno 500 milioni alla Scuola. Su un bilancio che per il 95,7% è completamente rappresentato da spese obbligatorie per il personale. Tale taglio dimezzerebbe i fondi per quei settori in cui giustamente la riforma vuole investire, dalle scuole aperte al rapporto scuola-lavoro o alla lotta alla dispersione. Mi auguro che questo taglio alla Scuola venga evitato, perché vanificherebbe l'importanza dell'investimento annunciato nella nuova finanziaria di 900 milioni.
- Annullare il precariato con le 150 mila assunzioni è una scelta straordinaria. Per farlo occorre rimuovere il blocco posto nella precedente finanziaria al tetto di assunzioni a prescindere dal numero degli studenti iscritti e della istituzione dell'organico funzionale già prevista. È necessario prevedere una risposta ai circa 30 mila invisibili che per la Corte di giustizia europea, avendo superato i 3 anni, hanno diritto all'immissione in ruolo. Nella stessa definizione complessiva del fenomeno del precariato va ricordato il personale Ata che è tremendamente carente nella Scuola Italiana.
Ho apprezzato molto l'introduzione del merito nella progressione di carriera dei docenti. Una vera innovazione che, però, vuole mettere al centro la dignità della professione deve evitare che il combinato disposto del blocco dei rinnovi contrattuali e degli scatti di anzianità comporti che il miglioramento stipendiale per i docenti avvenga non prima della fine del 2018 e riguardi solamente il 66% dei docenti che potranno ambire allo scatto di competenza. Per il rimanente 34% ci sarà il rischio di un peggioramento. Per questo mi auguro che l'ottima introduzione del merito non sia solo autofinanziata ma goda di risorse aggiuntive e possa contare su una valutazione oggettiva realizzata da un nucleo di valutazione esterno. Altro pilastro per il merito è poter contare su risorse coerenti per l'aggiornamento professionale e la riqualificazione fatta in presenza, che sono indispensabili per quei professionisti che devono trasmettere ai nostri figli oltre alle competenze anche un metodo di studio. La sfida della Buona Scuola è complessa ma allo stesso tempo stimolante. Una Riforma ambiziosa per essere realizzata non deve mai dimenticare che la Scuola è una comunità educante che non può accogliere al proprio interno la logica della competizione invidiosa e rancorosa ma, al contrario, deve valorizzare quella della condivisione e partecipazione alla crescita e allo sviluppo di tutti.
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