A scuola calci, sputi e insulti
Emilie, 17 anni, si è suicidata dopo anni di persecuzioni da parte dei compagni. I genitori hanno denunciato la scuola e pubblicato il suo diario segreto (Greta Sclaunich, Corriere della Sera del 30 settembre 2016)
«A ora di pranzo mi dico: metà giornata è passata, ne resta solo l’altra metà. Ma poi un altro pensiero rovina tutto: domani si ricomincia». Scriveva così Emilie nel suo diario segreto. Viveva a Lille, aveva 17 anni, era la prima della classe e anche la vittima dei compagni, si è suicidata nel dicembre scorso ed è morta il mese dopo. I suoi genitori hanno trovato il diario, un insieme di file nel suo computer, e hanno deciso di pubblicarlo prima sul quotidiano locale La Voix du Nord e poi su Libération per mostrare «il male che può fare il bullismo a scuola».
Un incubo quotidiano
«Mi sento addosso gli sguardi degli altri. Vedo i loro sorrisetti quando mi fissano, sento che guardano le mie scarpe da ginnastica vecchie, i miei jeans sfilacciati, il mio maglione con il collo alto e il mio zainetto. Ho sentito qualcuno dirmi «barbona», scriveva Emilie. Ogni giorno a scuola era un incubo, soprattutto quando si trattava di attraversare il cortile, «un percorso da combattente. Schivare i colpi, i calci, gli sputi. Chiudere le orecchie per non sentire gli insulti e le prese in giro. Controllare il mio zaino e i capelli. Trattenere le lacrime». La ricreazione chiusa nella toilette, «il solo angolo della scuola dove ero sicura di poter stare tranquilla». I suoi soli compagni, «i libri: i miei tesori, i miei unici amici». Nessun aiuto, nemmeno dai professori che non intervenivano, scriveva, nemmeno quando i compagni la prendevano in giro apertamente durante le lezioni.
Il silenzio della scuola
I genitori, all’inizio, non si erano accorti di niente. Il perché lo spiega lei stessa nel diario: «Non volevo che sapessero, che provassero pena per me. Non volevo che si preoccupassero. E non volevo che mi aiutassero parlandone con il preside: le cose non avrebbero potuto che peggiorare». Quando si è decisa a farlo è andata proprio come temeva: la mamma è andata a parlarne con la scuola e le è stato risposto, racconta lei ora alla Voix du Nord, che «non potevano fare niente, che il bullismo è un fenomeno troppo complicato da fronteggiare».
La battaglia dei genitori
Emilie ha cambiato scuola, ma ormai era troppo tardi: depressa, arriva a pesare 42 chili, finisce in ospedale e né le cure mediche né quelle psicologiche riescono ad aiutarla. Poi, il suicidio nel dicembre scorso e la morte, a gennaio. I genitori, Virginie e Yann, hanno denunciato la scuola a febbraio, accusando l’istituto di omertà: docenti e dirigenti «non vogliono parlare né di violenze né di bullismo. A loro interessa solo salvare la loro reputazione». Così, mentre la polizia porta avanti l’inchiesta, hanno deciso di pubblicare il diario della figlia.
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