Pugni chiusi e stinte bandiere. Sui funerali di Prospero Gallinari
Una riflessione di Leonarda Tola sui funerali del brigatista rosso Prospero Gallinari.
Il figlio di Domenico Ricci, Medaglia d’oro al valor civile, trucidato a 42 anni dalle Brigate Rosse nell’agguato a Moro di via Fani del 16 marzo 1978 , ha reagito con un sentimento di angoscia ai pugni chiusi dei ‘compagni’ accorsi al funerale del brigatista Prospero Gallinari, del gruppo di fuoco che eliminò la scorta dello statista democristiano. Giovanni Ricci rimase orfano a 12 anni, vittima innocente dell’ideologia di morte che insanguinò l’Italia negli anni di piombo del terrorismo. Atroce la serie di magistrati, sindacalisti, politici abbattuti dal furore ideologico che teorizzava la lotta armata come strategia politica per rovesciare il sistema. Dietro il feretro, i coetanei di Gallinari, Curcio, Balzarani, Fiore., protagonisti di quegli anni e Oreste Scalzone che ha citato Shakespeare: “ La vita è fatta della stessa sostanza dei sogni”. Forse per le vittime del terrorismo la vita è fatta della stessa sostanza degli incubi. Che tristezza il patetico trionfalismo dei quei pugni alzati , le stinte bandiere e i canti, in segno di identificazione e celebrazione: non un sussulto di pentimento, per il sangue versato in quella stagione dei deliri. Non riconoscere, con il ravvedimento per il dolore seminato, che la giustizia e l’uguaglianza si perseguono con la forza disarmata della persuasione e del convincimento interiore, combattendo a mani nude per i diritti e il riscatto degli uomini, fratelli. Interpreti tracotanti di pensieri forgiati nella fornace dell’odio di classe, esaltati da una presunta superiorità intellettuale, irriducibili e inescusabili, impermeabili alla pietà: una generazione perduta che non ha niente da insegnare. Infelici quei giovani, fortunatamente sparute pattuglie, che, imbevuti di stracci di estremismo politico, ancora vaneggiano dietro i fantasmi della storia.
Leonarda Tola