Opportunità, obiettivi e prospettive della rappresentanza studentesca in italia
Nel tracciare una analisi completa delle opportunità, delle potenzialità – ma anche dei problemi – della rappresentanza studentesca in Italia, non si può che partire da un breve excursus che faccia luce sugli aspetti tecnici del modello vigente e sulle ragioni storiche che ne hanno determinato la formazione. In partenza, bisogna anzitutto dire che la rappresentanza studentesca si divide in due tronconi principali: la Rappresentanza in Consiglio di Istituto, nata negli anni della contestazione al fine di istituire un medium all’interno delle scuole tra dirigenza e comunità studentesca, e la Rappresentanza in Consulta, che, dal 1996, consente di creare, su base provinciale, una rete di connessione tra i singoli istituti, mettendo in luce i problemi comuni, cercandone le soluzioni, ma anche organizzando eventi di vario genere. Ora, l’elemento da sottolineare in partenza è il duplice valore che questi organi e queste cariche assumono per gli studenti: esse, infatti, non servono soltanto per carpire le esigenze dei ragazzi e valorizzarne la voce presso i Dirigenti Scolastici o le Istituzioni, ma anche, e forse soprattutto, per avvicinarli ad una concezione attiva della propria vita civile, nell’ottica di una scuola che sia capace di formare il cittadino italiano del domani. Se ciò vale anche per i semplici studenti elettori, tale aspetto va accentuandosi presso i ragazzi che scelgono di impegnarsi in prima persona: la rappresentanza studentesca, infatti, offre loro la possibilità di comprendere dal di dentro il funzionamento della democrazia rappresentativa, le opportunità che offre, ma anche i fortissimi inceppi – prevalentemente di natura burocratica – che presenta. Ricoprire la carica di rappresentante fornisce inoltre la possibilità di sviluppare la capacità di comprendere i problemi degli altri, di seguire le prassi dettate dai regolamenti, di trovare il coraggio per difendere le proprie posizioni, di saper trasformare le idee in azione, ma anche di barcamenarsi in contesti molto diversi tra loro.
Tornando ai concetti del precedente paragrafo al fine di completare il discorso sulla struttura delle Consulte, bisogna aggiungere che ogni assemblea provinciale elegge un suo Presidente, il quale viene quindi cooptato in un Coordinamento Regionale delle Consulte, che a sua volta esprime un Presidente regionale. A questo punto va delineandosi lo scheletro della rappresentanza studentesca a livello nazionale: i Presidenti provinciali vanno infatti a comporre il Consiglio Nazionale dei Presidenti di Consulta (CNPC), organo studentesco con potere deliberativo su base nazionale; i Presidenti regionali, invece, si riuniscono in un Ufficio di Coordinamento Nazionale delle Consulte (UCN), il quale ha una funzione esecutiva, cura direttamente i rapporti con la struttura tecnica e politica del Ministero dell’Istruzione ed elegge un suo Presidente Nazionale – la carica attualmente ricoperta dal sottoscritto –, il quale si occupa di coordinarne i lavori e di rappresentarlo presso le istituzioni, la stampa e qualsiasi tipologia di ente.
Chiaramente, più si sale di grado nel ruolo ricoperto, più aumentano le responsabilità, l’impegno richiesto, e, non ultimo, il tempo speso. Questo determina sicuramente una possibilità di crescita, personale e civile, che credo pochissime altre esperienze all’interno del mondo scuola possano offrire: trascorrere intere giornate tra incontri, riunioni, situazioni di confronto e di ricerca delle soluzioni dei problemi, senza nessun ritorno personale se non quello di avere la consapevolezza di stare facendo qualcosa per gli altri, significa infatti concepire la rappresentanza – così almeno l’ho intesa e tutt’oggi la intendo io – come una vera e propria attività di volontariato. Per conoscenza empirica, credo che tale concetto sia estendibile alla stragrande maggioranza dei rappresentanti italiani, che nella quasi totalità dei casi sanno interpretare la propria carica nella maniera più genuina e lodevole possibile, avendo in testa il sogno di provare a fornire soluzioni concrete per correggere le storture della scuola italiana e nel cuore la difesa degli interessi della propria comunità studentesca. Detto ciò, non mancano, come in qualsiasi consesso umano, anche casi negativi, che nella rappresentanza studentesca nazionale si traducono o in figure che utilizzano il proprio ruolo come vetrina per mettersi in mostra, oppure in gruppi di potere legati a talune associazioni studentesche che, pur venendo fortissimamente ridimensionate dai risultati elettorali degli ultimi due anni – dopo aver sempre espresso le massime cariche studentesche –, non si arrendono all’idea di intendere la rappresentanza come un luogo chiuso che debba perseguire interessi settoriali e non collettivi.
In ultima analisi, nonostante l’impegno e la passione della stragrande maggioranza dei rappresentanti, va segnalata la sempre maggiore inadeguatezza degli strumenti oggi esistenti, oramai datati e inattuali. Questo fattore, che causa una purtroppo crescente frustrazione da parte dei rappresentanti e una sempre maggiore disaffezione da parte degli studenti elettori nei confronti della politica studentesca, merita un approfondimento da parte delle istituzioni che consenta, cambiando le norme oggi vigenti, di aggiornare e quindi dare nuovo slancio agli organi di rappresentanza studentesca. A livello di istituto, ad esempio, sarebbe interessante intervenire riequilibrando la composizione dei Consigli di Istituto –ipoteticamente con 6 studenti, 6 docenti, 2 genitori e 2 rappresentanti del personale ATA – ma anche istituire la figura di un Portavoce dei rappresentanti che, una volta eletto da tutti gli studenti in collegamento con l’elezione, tramite liste, degli altri 5 rappresentanti di istituto, possa disporre di un maggiore campo d’azione, ad esempio relazionandosi direttamente col Dirigente Scolastico, esprimendo in una certa misura un potere di veto su determinate decisioni che hanno ricaduta diretta sugli studenti e, infine, guidando l’Assemblea e il Comitato Studentesco. Per quanto riguarda la Consulta, invece, urge potenziarne i canali di comunicazione con le scuole, lanciare una campagna di promozione e sensibilizzazione a livello nazionale e creare dei tavoli permanenti con le istituzioni territorialmente competenti, vale a dire le Province in relazione alle singole CPS, le Regioni in relazione ai Coordinamenti regionali delle Consulte e il Ministero in relazione al CNPC e all’UCN.
In definitiva, insomma, è necessario un cambio di passo che consenta l’aggiornamento e il rilancio degli organi di rappresentanza, con la consapevolezza che essi possono rappresentare un validissimo canale di crescita personale e collettiva per una generazione che, contrariamente a come viene spesso raccontata, ha tutta la volontà e tutte le capacità per costruire il futuro di questa Nazione.
Walter Noli è Portavoce nazionale delle Consulte Nazionali Studentesche (UCN)