Gianni Gasparini

Limite

Limite è una parola polivalente, multisenso. Ed è anche una parola curiosa, perché nello stesso tempo richiama qualcosa che è circoscritto – chiuso, delimitato – e allude a ciò che è illimitato, ampio, aperto a possibilità indefinite.
Il primo significato di limite indicato nei dizionari è quello di “linea o termine ideale che non si può superare senza uscire dalla normalità e cadere nell’esagerazione, nell’abuso, nella sconvenienza; regola diretta a moderare gli eccessi e a disciplinare gli impulsi” (Grande Dizionario Battaglia della Lingua Italiana). Altre accezioni di limite alludono allo spazio – come linea che separa due luoghi fra loro: confine, estremità, margine, orlo e così via – e al tempo, inteso come un determinato periodo di tempo o come il punto estremo raggiunto da una condizione.
È interessante l’uso che di questo termine viene fatto nella lingua francese, dove a limite (termine esattamente corrispondente al nostro) si affianca borne, che rende in termini plastici e concreti l’idea e la realtà di certi limiti. Borne è infatti originariamente il cippo di confine, è il paracarro sulla strada: in senso traslato diventa un efficace strumento linguistico per parlare ad esempio di una pazienza sans bornes, o di una persona dall’orizzonte limitato, borné appunto e non limité.
Nella gamma di significati accostabili al termine limite scelgo qui due accezioni tendenzialmente contrapposte, che possono illustrare una serie di fenomeni a partire da quelli fisici. Si tratta del limite-confine e del limite-margine. Due termini latini vicini tra loro esprimono questa duplice declinazione del limite: il primo è limes, il limite segnato da un confine netto, come quello che i Romani stabilivano attraverso la costruzione di un vallum, che era un muro e un fossato che divideva nettamente la terra conquistata dall’impero rispetto a quella indeterminata dei barbari. Il secondo è limen, limite in quanto margine, orlo: la marea, specie quando assume connotati significativi e ben visibili, è metafora del limite-limen, dal momento che implica un gioco dinamico tra terra emersa e sommersa. Il confine appare qui fluttuante e percorribile nei due sensi, a differenza di quanto normalmente accade nel limite-limes.
L’esempio probabilmente più impressionante della dinamica tra limes e limen è offerto dal celebre episodio biblico dell’attraversamento del Mar Rosso da parte degli Ebrei guidati da Mosè, in fuga dall’oppressione degli Egiziani. Come ci narra il capitolo 14 di Esodo, il mare per l’intervento di Jahvé venne risospinto indietro, mentre si creava una striscia di terra (istmo o interstizio) sulla quale gli Israeliti passarono a piede asciutto. Invece, quando subito dopo di loro passarono i carri degli Egiziani che inseguivano gli Ebrei, il mare ritornò di nuovo nel suo alveo e sommerse tutti gli inseguitori. In altri termini: il mare da limes diventò temporaneamente limen, per poi ritornare ad essere un limes invalicabile.
Il limite, riferito alla singola persona e cioè a ciascuno di noi, ci parla poi di una serie di aspetti che accompagnano la condizione umana: essa risente di una realtà biologica che è legata dall’inizio della vita in poi all’età, al genere, alle condizioni di salute, oltre che a quelle sociali in senso lato. Pensiamo ad esempio a come grandi o praticamente insuperabili siano ancora oggi i limiti dovuti al fatto di nascere in paesi come, a diversità dei nostri, vige la sharia, la legge islamica che confina le donne ad uno stato di subordinazione impressionante.
C’è infine il limite estremo, quello a cui la stessa parola mortale allude chiaramente. La morte è un limite, ma è nello stesso tempo lo stimolo più potente a superare il limite stesso. Lo testimonia in tutte le culture, da millenni, la tensione alla creazione artistica – poesia, musica, pittura e tutto il resto – che cerca di creare opere immortali; lo dicono le credenze religiose che proiettano questa vita in un’altra vita. E credo lo dicano l’esperienza universale dell’amore e della compassione, che parlano di qualcosa che non ha fine mai. Illimitato.