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l'immagine del mese; la parola del mese (Benessere); invito alla lettura; note musicali; un brano di prosa e una filastrocca; ; giornate e ricorrenze particolari.
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L'ILLUSTRAZIONE
Immagine di Eva Kaiser
Il dodicesimo mese
di Leonarda Tola
Un'altra felicità
Dalle feste, tramandate fin dalla fondazione di Roma, a quelle istituite in gloria del suo nome dall’imperatore Augusto (Feriae Augusti), il sesto mese dell’anno nel calendario romano (Sextilis) era una teoria di anniversari della dedicazione di templi e statue: oltre 20 le celebrazioni dedicate alle divinità, da Mars Ultor (1 agosto) a Diana (12), a Hercules Invictus (13), a Portuno dio dei porti, e delle porte come Giano (17), a Consus protettore del raccolto ammassato nei granai (21).
Agosto anche per noi coincide fin da bambini con un tempo di attesa di un’altra felicità, quando tutto quel che nei giorni dell’anno è stato indistinta fatica, sembra d’incanto come sospeso e rimandato (vacantia, libertà e vuoto) e si va incontro ai giorni del leone e alla gloria del sole del Meriggio d’estate: “Sembrano estinti/ gli uomini, tanto è ora pace/ e silenzio” (U. Saba). Era così da bambini, forse non lo è più nelle cocenti solitudini adulte di piena estate.
Innestato su un sostrato pagano, il Ferragosto cristiano fiorisce dell’Assunzione della Beata Vergine Maria; non solo questione teologica e dogma (Pio XII 1°novembre 1950), ma racconto di fede e devozione popolare universale che testimonia il transito dalla terra al cielo del corpo incorrotto della Madre di Dio come autentica rivelazione. Nel calendario annuale di feste e ricorrenze, le celebrazioni mariane di metà agosto sono non solo tuttora vive ma si caratterizzano come evento centrale, religioso e civile, della città nel sentire comune di appartenenza e identità.
A Siena con il Palio dell’Assunta, attraverso l’Italia dei paesi e borghi, fino a Sassari con i Candelieri patrimonio Unesco. Tutta la città (Sindaco in testa che s’offre agli applausi o ai fischi degli amministrati, giubilo o gogna crudele), lungo la processione fa da corona alla discesa (FARADDA) dei pesanti legni votivi decorati e infiorati portati a spalla ciascuno per ogni Gremio a rappresentare gli antichi mestieri. Fino all’ingresso a mezzanotte nella chiesa francescana di Santa Maria di Betlem e all’inchino con i Candelieri tenuti bassi dai portatori davanti all’icona della Madonna Assunta.
Proverbi
Luna d’Agosto illumina il bosco
A san Lorenzo l’uva si tinge
Chi zappa la vigna d’agosto la cantina empie di mosto
Agosto, s’è trebbiato e s’è riposto
D’agosto cura la cucina, di settembre la cantina
Per il Perdon (2 agosto) si mette la zappa in un canton
A San Lorenzo, della grande calura, tardi arriva e poco dura
Per l’Assunta l’oliva è unta
Per san Rocco (16 Agosto) la rondine fa fagotto
A San Bartolomeo montagna mia bella ti abbandono
LA PAROLA DEL MESE
BENESSERE
di Donato De Silvestri
Qual è la prima cosa che ci viene in mente pensando alla parola benessere?
Nel linguaggio comune il benestante è identificato come una persona che possiede buona disponibilità economica e che può permettersi un tenore di vita superiore a quello dei più. Non si intende però il riccone, quello dello yacht in Costa Smeralda, ma piuttosto chi non ha il pensiero di far quadrare i conti a fine mese, chi si può permettere un viaggio od una vacanza senza doverci pensare sopra a lungo, chi può entrare in un negozio e comperarsi la cosa che ha visto in vetrina senza dover rinunciare ad altro. Una volta lo si identificava con l’appartenente alla classe media, intesa come piccola borghesia: ora con classe media si intende sempre più spesso chi si limita ad essere giusto sopra la soglia di povertà. Molto usata in economia e in contesto sociologico è poi la parola welfare, letteralmente passarsela bene, andare bene, ma che assume il significato più ampio di garanzia di alcune prestazioni essenziali come l’assistenza sanitaria, l’istruzione e la formazione, la previdenza sociale o il poter contare su paracadute sociali quali l’indennità di disoccupazione, ma anche la possibilità di accedere a tutta una serie di risorse culturali, o ancora l’insieme dei dispositivi che una società civile mette a disposizione per tutelare le fasce di cittadini più deboli come l’infanzia e l’anzianità. Nel 2008 è stato licenziato il decreto l’81, che ha, tra le altre cose, proprio la finalità di tutelare il benessere di tutti i lavoratori. L’art. 2 identifica la salute come uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o di infermità e l’art. 3 si sofferma dettagliatamente sulle azioni da svolgere per prevenire e gestire lo stress, il quale è definito come uno stato, che comporta disturbi e disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale e crea effetti sugli individui che si ritengono incapaci di far fronte autonomamente alle difficoltà. Il decreto fa anche un esplicito riferimento allo stress-lavoro correlato, identificato come un malessere causato da diversi fattori come il contenuto del lavoro, l’eventuale inadeguatezza della sua gestione/organizzazione e del suo ambiente, carenze nella comunicazione, etc.(art.3). La teoria dello stress infatti può essere un valido aiuto per ragionare sul benessere. In estrema sintesi vi si dice che quando siamo sottoposti ad una situazione di difficoltà, qualunque essa sia, che esula dalla normale gestione della quotidianità, la cui soglia ovviamente varia in modo strettamente soggettivo, possiamo avere due tipi di conseguenza: o soccombiamo incapaci di uscirne e subentra una situazione di avvilimento e frustrazione definita distress, o invece riusciamo a vincere la partita e proviamo un particolare senso di felicità, ossia in cosiddetto eustress.
Ma la felicità cos’è?
Eccone alcune possibili letture:
Uno stato di sostanziale ingenuità e inconsapevolezza: Bimbo mi chiedi cos'è la felicità? Rimani bimbo e lo vedrai... (J. Morrison).
La capacità di trarre il meglio da ciò che si ha: Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto, ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno (K. Gibran); Felice colui che riconosce in tempo che i suoi desideri non vanno d'accordo con le sue disponibilità (Goethe); Felicità non è avere tutto ciò che si desidera, ma desiderare ciò che si ha (O. Wilde).
Il benessere economico: Dicono che il denaro non faccia la felicità, ma se devo piangere preferisco farlo sul sedile posteriore di una Rolls Royce piuttosto che su quello di una carrozza del metrò (M. Monroe).
La salute: Ho deciso di essere felice perché fa bene alla mia salute. (Voltaire). La salute non è tutto, ma senza salute tutto è niente (Shopenhauer). La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro (Thich Nhat Hanh)
Il superamento del malessere: Chi desidera vedere l'arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia. (P. Coelho). Le nostre ferite sono spesso le aperture alla parte migliore e più bella di noi. (D. Richo)
L’amore: La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L'amore è il desiderio divenuto saggezza, l'amore non vuole possedere: vuole soltanto amare. (H. Hesse).
Il sorriso: È sorridere che rende felici. (E.E. Schmitt).
Che bella questa immagine del sorriso. Dovremmo imparare a farlo di più perché non c’è una soglia ideale al di sotto della quale ci si debba ritenere infelici e viceversa. Le persone che sorridono innescano dei processi di benessere che si diffondono come il sasso lanciato nello stagno e producono ondate di benessere. Mi viene in mente quando da bambino a casa guardavamo alla Tv padre Mariano: salutava e sorrideva in quel certo modo, bonario e schietto, e tutti stavamo meglio.
Ma mi viene in mente anche un’altra immagine di benessere, ossia il tambasiare raccontato da Camilleri, ossia il mettersi a girellare di stanza in stanza senza uno scopo preciso, magari occupandosi di cose futili. Significa, dice Camilleri, svegliarsi la mattina, non lavarsi, rimanere in ciabatte, dopodiché girettare per casa, facendo cose fondamentali come equilibrare esattamente un quadro alla parte, oppure guardare una cartolina, non leggerla e rimetterla a posto. Il tambasiare siciliano è come il papariarsi napoletano che Eduardo de Filippo, in Le voci di dentro, descrive così: “Mi piace quando la mattina mi sveglio, ho un po’ di tempo, e mi posso papariare per la casa, fare con comodo tutte quelle piccole cose che uno ha sempre rimandato, mo tengo nu poco di tempo, sciocchezze, per esempio questo quadro mi piacerebbe più sull’altra parete, questo tappeto nell’altra stanza”. E’ il benessere del piacere di lasciarsi cullare dalla tranquillità, dal sentirsi conciliati con se stessi. Penso anche alla quiete benestante della prima strofa di una lirica di Ossi di Seppia di Montale: Meriggiare pallido e assorto, presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi, schiocchi di merli, frusci di serpi. Ma anche il ciondolare lentamente nei boschi o in riva al mare, o mia nonna appisolata in poltrona che accarezza il gatto acciambellato sulle sue ginocchia, o quando mi capita di sognare ad occhi aperti, lasciando che il pensiero mi porti in un’altra vita.
Ho provato inutilmente a trovare l’equivalente di tambasiare e papariare nel nostro linguaggio del nord. Sbrinzolare (bighellonare) è altro, sta per andare a zonzo senza meta, ma richiama un’immagine colpevole di assenza di attività.
L’idea dell’andare a zonzo senza meta mi riporta invece alla felicità della Compagnia cantata a suo tempo da Lucio Battisti e più recentemente da Vasco Rossi:
Mi sono alzato
mi son vestito
e sono uscito solo, solo per la strada
Ho camminato a lungo senza meta
finché ho sentito cantare in un bar.
Canzoni e fumo
ed allegria
io ti ringrazio sconosciuta compagnia.
Non so nemmeno chi è stato a darmi un fiore.
Ma so che sento più caldo il mio cuor
Felicità.
Ti ho persa ieri ed oggi ti ritrovo già .
Tristezza va: una canzone il tuo posto prenderà.
Basta poco, ma forse non è così poco, per trovare o ritrovare il benessere: una canzone e una compagnia, quella di chi ti sa ascoltare e ti sa regalare un sorriso.
INVITO ALLA LETTURA
a cura di Mario Bertin
Nel cuore della Sicilia
Caro Peppino, veramente io e lo zio Alessio abbiamo scelto una stagione poco adatta per visitare Caltanissetta e i suoi dintorni. Qui dominano la zolfara arsiccia e misteriosa e il latifondo brullo, sconfinato, deserto. Perciò viaggiando vedevamo soltanto la terra riarsa, tutta irta di stoppie gialle. Invece, in inverno, i fili tenerelli del grano, appena appena spuntato, avrebbero diffuso sulle zolle umide il loro colore verdolino tenero, infondendo, nell’immenso e desolato paesaggio, una dolcezza profonda di tranquilla poesia pastorale. Immagina poi se i nostri occhi avrebbero goduto in maggio, quando tutti i pendii sono rivestiti di sulla porporina e tra le spighe alte occhieggiano i rosolacci scarlatti, i ciani celestini, le margherite bianche o gialle, le iris violette, le graziose spadacciole pronte sempre a chinare il capino roseo ad ogni minimo alito del vento profumato!...
Tuttavia il latifondo mi affascina sempre, anche nella torrida estate. Io non so dirti ciò che l’anima mia prova davanti a tanta selvaggia poesia di natura. Mi par di ritrovarmi in tempi remotissimi, e che l’uomo non esista più o, meglio, che non sia mai esistito. Il cuore allora mi si riempie di non so quale ansia occulta, davanti alle tenute vaste e solitarie, ai radi armenti di bovi, alle irrequiete mandrie di puledri, alle masserie disperse qua e là a grandi distanze, agli orizzonti infiniti, alle albe, ai meriggi e ai tramonti mestissimi e solenni, che vengono salutati soltanto dal mormorio roco del vento, tra i cardi bianchi di polvere, dal dindonìo malinconioso di remoti campanacci e dai mandriani, i quali, la sera, mentre riportano gli armenti alla stalla, urlano alle bestie sbandate.
Vincenzo Consolo, Le Pietre di Pantalica, Mondadori, Milano 1988, pp. 56-57
Un agosto di fuoco
- Al fuocooo! Allarmee!...
Presto, tutta la montagna risuonò di grida. I carbonai sparsi per il bosco si davano la voce, nel loro dialetto incomprensibile. Ecco che accorrevano da ogni parte. L’incendio fu domato.
Questo primo tentativo doloso e d’attentato alla sua vita avrebbe dovuto ammonire Cosimo a tenersi lontano dal bosco. Invece cominciò a preoccuparsi di come ci si poteva tutelare dagli incendi. Era l’estate di un’annata di siccità e calura. Nei boschi della costa, dalla parte della Provenza, ardeva da una settimana un incendio smisurato. Alla notte se ne scorgevano i bagliori alti sulla montagna come un rimasuglio di tramonto. L’aria era asciutta, piante e sterpi nell’arsura erano una sola grande esca. Pareva che i venti propagassero le fiamme verso le nostre parti, se pur mai prima non fosse scoppiato qui un qualche incendio casuale o doloso, ricongiungendosi con quello in un unico rogo lungo tutta la costa. Ombrosa viveva attonita sotto il pericolo, come una fortezza dal tetto di paglia assalita da nemici incendiari. Il cielo pareva non immune da questa carica di fuoco: ogni notte stelle cadenti trascorrevano fitte in mezzo al firmamento e ci s’aspettava di vederle piombare su di noi.
Italo Calvino, Il barone rampante, Einaudi, Torino 1965, pp. 158-159
Vincenzo Consolo (1933-2012) è nato in Sicilia, a Sant’Agata di Militello. Ha passato la maggior parte della sua vita a Milano, ma ha scritto sempre e soltanto di Sicilia in una lingua ricercata e trascinante, ritmica e sonora, arricchita da un raffinatissimo studio filologico che scava nella storia dell’isola, dove si fondono la cultura greca e la cultura araba, la cultura spagnola con quella normanna e sicula. La sua scrittura ha i colori del sole e della pietra, dove ancora oggi si nasce e si trova sepoltura. Chi era Vincenzo Consolo e quale fosse la sua vocazione letteraria, lo indoviniamo da quanto dice in una pagina de Le pietre di Pantalica (1988): “Io non so che voglia sia questa, ogni volta che torno in Sicilia, di volerla girare e girare, di percorrere ogni lato, ogni capo della costa, inoltrarmi all’interno, sostare in città e paesi, in villaggi e luoghi sperduti, rivedere vecchie persone, conoscerne nuove. Una voglia, una smania che non mi lascia star fermo in un posto. Non so. Ma sospetto sia questo una sorta di addio, un volerla vedere e toccare prima che uno di noi due sparisca”. Ogni libro di Vincenzo Consolo è impregnato di questa malinconia.
Italo Calvino (Cuba 1923-Siena 1985). "Malgrado la caduta di ogni illusione culturale, la cultura di Calvino è rimasta intatta, sia pure come illusione e, in quanto tale, ha raggiunto la perfezione formale di un oggetto, di un meraviglioso fossile. La cultura specifica di Calvino, poi, che è quella letteraria, liberatasi dalla sua funzione, dai suoi doveri, è diventata come una miniera abbandonata, in cui Calvino va a prelevare i tesori che vuole.
Che cosa vi preleva? Prima di tutto una scrittura metallica, quasi cristallina, ma leggera, incredibilmente leggera. La scrittura del gioco […].
La seconda cosa che Calvino preleva nella sua cava in disuso sono le tecniche dell’ambiguità. […] Il senso è come un’eco in una valle piena di grotte, che suona ora qua ora là, pur essendo sempre lo stesso. […]
La terza cosa è il surrealismo: un surrealismo che è la delizia delle delizie, perché la galleria dei quadri surrealistici che ne risultano, non si spiegano affatto attraverso se stessi, cioè attraverso il surrealismo, ma sono funzionali a quella folle ideologia multipla, che contesta ogni possibile logica della ragione, e soprattutto quella dialettica” (Pier Paolo Pasolini, Postfazione a Le città invisibili).
Il barone rampante (1965) è un libro ricco di umorismo, di fantasia, di avventure. È stato paragonato a Alice nel paese delle meraviglie o a Peter Pan. Un libro che pare scritto per gioco, per dare libero corso all’immaginazione, ma anche pieno di significati e di dottrina, della ricerca di una morale della vita.
NOTE MUSICALI
a cura di Francesco Ottonello
Bedřich Smetana (1824-1884): La mia Patria (Má Vlast)
Il Romanticismo creò i presupposti affinché anche presso quei paesi che musicalmente vivevano all’ombra dei grandi centri propulsivi musicali quali Germania, Francia e Italia, potessero scoprire (o riscoprire) le proprie radici etniche e nazionali, anche attraverso la musica. È in questo contesto che nascono le così dette Scuole Nazionali il cui nome serve convenzionalmente a definire quelle generazioni di compositori aggregati dal comune desiderio di valorizzare il proprio patrimonio musicale tradizionale, inserendolo nell’orbita della musica costruita secondo le regole della sintassi più canonica.
In quest’orbita si colloca anche l’attività del compositore ceco Bedřich Smetana (1824-1884) il quale, per la passione che profuse nel lavorare sulla musica tradizionale, è considerato ancora oggi il compositore più rappresentativo della musica boema, ancora più di Antonin Dvořak.
Insieme all’opera La Sposa venduta, le composizioni che meglio testimoniano lo spirito nazionalistico di Smetana, sono i sei poemi sinfonici che compongono la raccolta dal titolo evocativo de La mia Patria (Má Vlast): Vyšehrad, La Modalva, Šárka, Dai campi e dai prati di Boemia, Tábor, Blaník. Essi sono ispirati da vari elementi che raccontano la storia e le tradizioni di Boemia: leggende, vicende storiche, paesaggi naturali, canti tradizionali, tutto ciò che poteva essere utile a raccontare in musica uno spassionato, generoso amore per la propria cultura di appartenenza.
Anche in questo caso il metodo più illuminante per entrare nello spirito di questa bella pagina di musica è la lettura delle parole che ci ha lasciato lo stesso Smetana: «In una bella giornata d'estate siamo nei campi fioriti della Boemia, che con l'amabile profumo dei fiori e le fresche brezze ci colmano d'ispirazione. Nella profusione della natura risuona la nota naturalmente gioiosa della campagna appagata. Lontano dal tumultuoso trambusto dell'umanità, siamo condotti in un ombroso, quieto boschetto. Sospinto dalla leggera brezza, il sussurro delle foglie e dei rami giunge sempre più lontano e più forte, finché l'intero bosco risuona di echi, che si uniscono al cinguettante canto degli uccelli in un'infinita armonia. In questo inno alla natura, l'estatico suono dei corni risuona da lontano. Una forte raffica di vento interrompe questa pace solenne e porta alle nostre orecchie le melodie festose di una festa di campagna. Ci avviciniamo e ci troviamo nel mezzo di una vivace festa di contadini, che si divertono con musica e danze e sono felici d'essere vivi. Questa gioia di vivere risuona nei canti popolari ovunque in Boemia...».
LA SCUOLA C'È. LA SCUOLA È...
I volti e i luoghi delle scuole italiane animano il calendario che la CISL Scuola ha prodotto per il 2019. Per ognuno dei dodici mesi dell'anno, un breve film racconta la presenza della scuola in ogni angolo del Paese; ambienti, età, situazioni diverse compongono un caleidoscopio vivente nel quale si moltiplicano immagini che ci restituiscono la varietà e la bellezza di ciò che la scuola riesce ad essere, ogni giorno, per tutti e dovunque.
Per ogni mese del calendario uno specifico "codice a barre" del tipo QR code dà accesso, per chi lo inquadra col suo smartphone, alla pagina web che ospita il breve film realizzato per noi da Giovanni Panozzo. Un giro d'Italia per dirci ogni volta, in luoghi diversi, che la scuola c'è, e ciò che riesce ad essere grazie alla straordinaria energia che la muove.
Il film del mese di agosto
"La mia maestra preferita"
La famiglia del circo, per sua natura itinerante, trova ovunque nella scuola un punto di approdo sicuro per i suoi figli. Non solo la garanzia di accesso al diritto all'istruzione, ma soprattutto l'occasione per intessere relazioni limitate nel tempo ma non di rado solide e profonde sul piano affettivo. Col film di agosto, facciamo un tuffo nel mondo colorato e affascinante del circo, quello che la famiglia Medini porta in giro in ogni parte d'Italia.
GLI AQUILONI
Aquilone di agosto
L'aquilone del mese d'agosto amava il mare, ma non quello che lambisce le spiagge affollate con le file di ombrelloni numerati. Prediligeva il mare aperto, gli arcipelaghi periferici, i canali stretti tra le isole e gli scogli affioranti, certe cale seminascoste che racchiudono spiagge candide o rosa di corallo sbriciolato...
La sera, si portava sopra la piazza del villaggio isolano e assisteva alle figure formate da uomini e donne che danzavano il ballo tondo. Era un rito antichissimo, come un fremito inarrestabile che saliva dalla terra e si trasmetteva da ciascuno a tutti, e da tutti a ciascuno sulla piazza circolare. Era un ritmo che attraversava i corpi ad uno ad uno e ritornava al mare, al moto instancabile dell'onda.
Giovanni Gasparini
(da Cento aquiloni: un poemetto,
Libri Scheiwiller, 2005)
UNA FILASTROCCA
Agosto
Dietro la casa duemila cicale
cantano insieme: ti sembra normale?
Sono milioni, miliardi, non so…
Dicono tutte che piove tra un po’.
Questo è l’Agosto: le nuvole spesse,
l’umido, il caldo, le piogge promesse,
giorni di sole che fanno faville,
una cicala che canta per mille.
Lorenzo Gobbi
NEI GIORNI DI SCUOLA
Giornate e ricorrenze particolari
12 Agosto - Giornata Internazionale della Gioventù
La data del 12 agosto è stata individuata come “Giornata internazionale della gioventù” dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1999, con l’intento di sottolineare ogni anno il ruolo che giovani donne e uomini svolgono come partner essenziali nel cambiamento. Un'opportunità per aumentare la consapevolezza delle sfide e dei problemi che devono affrontare i giovani di tutto il mondo. Il tema prescelto per il 2019 è “Trasformare l'educazione”. L’obiettivo che si vuole sostenere è rendere l'istruzione più inclusiva e accessibile a tutti i giovani. In linea con l'obiettivo 4 dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile - per "garantire un'istruzione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti" - la Giornata internazionale della gioventù 2019 sollecita il confronto sul modo in cui governi, giovani e organizzazioni guidate dai giovani e orientate ai giovani, così come altre parti interessate, puntano a trasformare l'istruzione in modo che diventi un potente strumento per realizzare l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.
19 Agosto - Giornata Mondiale dell'Aiuto Umanitario
La Giornata mondiale dell’aiuto umanitario (WHD) si tiene ogni anno il 19 agosto per rendere omaggio agli operatori che rischiano la vita nel servizio umanitario che svolgono per portare sostegno alle persone colpite da crisi in ogni angolo del pianeta. Per la Giornata 2019 si sottolinea in modo particolare la partecipazione delle donne in azioni umanitarie promosse nei luoghi di crisi in tutto il mondo. Si vuol rendere onore agli eroi non celebrati che hanno lavorato a lungo in prima linea nelle loro stesse comunità e in alcuni dei terreni più difficili, affrontando le più dure emergenze: dai feriti di guerra in Afghanistan, alla carenza di generi alimentari nel Sahel, a quanti hanno perso la casa e mezzi di sussistenza in luoghi come la Repubblica Centrafricana, il Sud Sudan, la Siria e lo Yemen. In tutte queste occasioni non manca la presenza delle donne che in tutto il mondo si impegnano direttamente a favore delle persone bisognose.
29 Agosto - Giornata Internazionale contro i Test Nucleari
Il 2 dicembre 2009 la 64a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 29 agosto “Giornata internazionale contro i test nucleari” adottando all'unanimità una risoluzione che chiede di promuovere una crescente consapevolezza, attraverso opportune azioni educative, "sugli effetti delle esplosioni di test sulle armi nucleari o su qualsiasi altra esplosione nucleare e sulla necessità della loro cessazione come uno dei mezzi per raggiungere l'obiettivo di un mondo privo di armi nucleari". La data è stata scelta per commemorare la chiusura del sito di test nucleari di Semipalatinsk in Kazakistan, avvenuta il 29 agosto 1991. La giornata ha lo scopo di sostenere iniziative da parte degli Stati membri, organizzazioni governative e non, istituzioni accademiche, reti di giovani e media volte a informare ed educare alla massima consapevolezza circa la necessità di vietare i test sulle armi nucleari come passo prezioso verso il raggiungimento di un mondo più sicuro.