Un patrimonio da difendere - Articolo di Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola

24.02.2010 19:19
Categoria: Comunicati Stampa

Riportiamo, di seguito, l'articolo del Segretario Generale della CISL Scuola Francesco Scrima pubblicato oggi su Conquiste del Lavoro. 

“La scuola è un bene comune, che appartiene all’intero Paese. E’ una priorità su cui far convergere gli interessi della comunità nazionale”. Con queste parole si apriva, nella primavera del 2008, un nostro appello alle forze politiche impegnate nella campagna elettorale. Un appello che invitava a non disperdere il lavoro di progettazione di un nuovo impianto curricolare e ordinamentale della scuola secondaria, in particolare quello avviato sulle filiere dei tecnici e dei professionali, perché si giungesse a completare i percorsi di riforma in atto, troppo a lungo segnati dal prevalere di logiche di contrapposizione politico-ideologica, dotandoli di un profilo alto di contenuti e di una solida e larga base di consenso, auspicabilmente più ampia della maggioranza pro tempore.

Ora che i regolamenti sul II ciclo, ultimato il proprio iter, sono stati licenziati nella stesura definitiva, possiamo stimare se e quanto i destinatari del nostro appello lo abbiano raccolto, se e in che misura ne abbiano tenuto conto.

Nel fare questo, vogliamo essere noi per primi a sottrarci al rischio di una lettura piegata a ragioni di natura ideologica o a pregiudiziali politiche, del tutto estranee al nostro modo di essere.

Né possiamo limitarci, nel valutare gli esiti di un percorso di riordino, a considerare le ricadute che ne derivano sull’organizzazione del sistema e, di riflesso, sulle condizioni di lavoro del personale che rappresentiamo e tuteliamo. E’ il terreno su cui la nostra azione si esercita in modo più diretto e immediato, ma è evidente che non può essere questa la sola chiave di lettura utilizzata.

Sul tema delicato e inevitabilmente controverso della riforma ci siamo mossi seguendo una linea chiara e coerente: chiara nel sostenere la necessità di un intervento di riordino, atteso da anni, che riportasse fra l’altro a razionalità un sistema letteralmente “esploso” nel tempo in centinaia di indirizzi; coerente nel dare seguito all’impegno profuso nella passata Legislatura per rilanciare in termini di piena dignità e forte qualità i percorsi dell’istruzione tecnica e dell’istruzione professionale, questi ultimi giustamente recuperati nell’ambito del sistema scolastico nazionale.

Non abbiamo trascurato occasione per evidenziare luci e ombre di un impianto ordinamentale che, come detto in apertura, avremmo preferito veder nascere sotto il segno di una più ampia condivisione: in questo senso non abbiamo remore a denunciare come sia stato compiuto, anche rispetto a segnali che era parso di cogliere in avvio di Legislatura, un evidente passo indietro.

La riforma che si avvia non può considerarsi un “prodotto finito”, per palesi limiti intrinseci (si pensi ai “vuoti” da riempire attraverso intese con le Regioni per i Professionali) e per la stessa previsione di una verifica da farsi a scadenza del primo triennio di applicazione. Ciò comporta, per quanto ci riguarda, la necessità di mantenere un livello alto e forte di interlocuzione per ribadire le criticità già evidenti, segnalare quelle che sicuramente emergeranno in una fase di applicazione prevedibilmente complessa e tormentata (basti pensare alla gestione del personale coinvolto nel nuovo assetto delle cattedre e della classi di concorso), rivendicare quindi gli interventi correttivi che riterremo indispensabili.

E’ sempre più chiaro che servirebbe, a monte, un diverso segno delle politiche scolastiche, da sostenere con forti risorse e oggi invece sacrificate in modo irragionevole alla logica dei tagli indiscriminati.

Il vero e proprio agente inquinante, che sta rendendo pesante e irrespirabile il clima di una stagione che avrebbe potuto essere per il sistema formativo di importante e positivo cambiamento, è infatti costituito dai pesanti vincoli di una manovra economico finanziaria condotta in modo testardo e ostinato, che ha visto e ancora vede sacrificare in larga misura agli obiettivi di risparmio le ragioni della scuola. Usiamo il termine risparmio con qualche ritegno, perché non è tale quello che avviene a scapito dell’istruzione e della formazione, specie nel momento in cui su queste bisognerebbe avere il coraggio (e l’intelligenza) di investire.

Non a caso abbiamo messo al centro delle nostre rivendicazioni, in questi mesi, una revisione o almeno una diversa scansione nel tempo del piano triennale di riduzione degli organici, essendo questo il vero problema, rispetto al quale un semplice “rinvio” dei nuovi ordinamenti non avrebbe offerto la benché minima soluzione.

Era inevitabile che la volontà di realizzare ad ogni costo il piano dei tagli condizionasse, dopo i guasti prodotti nel primo ciclo, anche il processo di riordino del secondo.

Da sempre manifestiamo forti perplessità per una riduzione dei quadri orario che in molti casi, nel nuovo ordinamento, renderà arduo assicurare la congruenza dei percorsi rispetto ai profili di uscita (pensiamo soprattutto agli spazi per le attività di laboratorio nei tecnici e nei professionali): forse ancor più grave, e inaccettabile, è lo scardinamento degli orari nelle classi successive alla prima, con cui il Governo viene meno anche all’elementare principio di una doverosa gradualità. Una forzatura che rischia di vanificare quanto di positivo poteva derivare dalla scelta, giusta e saggia, di limitare l’avvio del nuovo ordinamento – come da noi richiesto - alle sole prime classi.

Forti di una condotta chiara, lineare e coerente, ci sentiamo legittimati più di altri a denunciare come intollerabili i guasti prodotti da un governo delle politiche scolastiche rimesso all’insindacabile giudizio e ai diktat del ministro dell’economia.

In attesa di capire se e quanto dobbiamo sentirci annoverati tra quei “sindacati moderati” che sono stati invitati ad assumere “atteggiamenti di responsabile collaborazione”, suggeriamo al ministro dell’istruzione di cercarli, i moderati, prima di tutto nella sua stessa compagine governativa - se ce ne sono! - per fronteggiare con un po’ più d’efficacia gli estremisti del rigore che stanno invadendo pesantemente le sue stesse competenze.

Fuor di battuta, non mancano al ministro, se davvero li vuol cercare, gli interlocutori ragionevoli: la CISL Scuola, e insieme ad essa tutte le organizzazioni più rappresentative della categoria, lo sono sempre state (ivi comprese quelle che, quando il governo non è amico, si concedono una sorta di “vacanza massimalista”, offrendo così la sponda a reazioni uguali e contrarie). Abbiamo sempre mantenuto, nella storia del sindacalismo scolastico italiano, quel profilo di apertura e sostegno all’innovazione che è proprio dei soggetti riformatori.  

C’è forse un eccesso di enfasi nel celebrare questa come “la prima vera riforma” dopo Gentile: altre ce ne sono state, e altrettanto vere. Quella che unificò la scuola media, assicurando le condizioni per estendere e qualificare l’esercizio del diritto allo studio; quella della scuola elementare, nel 1990, che coronò, portandola a sistema, una stagione feconda di diffusa sperimentazione. Nel mezzo, l’istituzione della scuola materna statale. Riforme che rispondevano, positivamente, a istanze fortemente sostenute dal sindacalismo scolastico e soprattutto da quello confederale, da sempre soggetto “ragionevole e responsabile” perché portatore di una rappresentanza sociale ampia e non corporativa.

Se quella di oggi ha un primato, purtroppo è quello di essere la prima riforma della scuola  imposta al Paese fuori da un clima di positivo e costruttivo dialogo, con la presunzione, inaccettabile e sbagliata, che di un serio confronto con le organizzazioni sindacali si possa tranquillamente fare a meno.

Noi il confronto lo rivendichiamo, a partire da quello che nell’immediato si apre sugli organici, tema che investe le condizioni di vita e di lavoro del personale della scuola, ma che ha riflessi importanti e decisivi sulla qualità e l’efficacia del servizio reso all’utenza.

Chiediamo attenzione, chiediamo risposte e siamo determinati ad ottenerle, anche ricorrendo, se del caso, alle necessarie iniziative di mobilitazione.

 Francesco Scrima Segretario Generale Cisl Scuola