Un patto per la Scuola

29.02.2008 17:20



UN PATTO PER LA SCUOLA:
LA CENTRALITA’ DELL’AZIONE EDUCATIVA


Molte perplessità e poche certezze. La scuola al centro della campagna elettorale. Il leader del Pdl, Silvio Berlusconi, ha annunciato di voler ripartire dalla riforma Moratti e dal cavallo di battaglia della campagna elettorale del 2001 (le tre I: inglese, Internet e impresa), mentre il segretario del Pd, Walter Veltroni, ha annunciato “100 campus” in due anni, ”anno sabatico” per l’aggiornamento dei docenti, l’esigenza di ”rinnovamento della didattica, degli edifici e degli orari”, lasciando ”le scuole aperte anche nel pomeriggio per le attività associative e sportive dei giovani”.

A Roma, intervenendo al convegno che è stato organizzato dalla Cisl Scuola nella bellissima cornice dell'Antica scuola dei padri Scolopi (fondata da padre Giuseppe Calasanzio per favorire l'accesso all'istruzione dei bambini più poveri e trasformata nel 1597 nella prima scuola popolare d'Europa), il ministro Giuseppe Fioroni ha invocato "un patto bipartisan per mettere al primo posto il tema dell'educazione". L'emergenza educativa che attanaglia il Paese è sotto gli occhi. I dati Ocse-Pisa parlano chiaro. Ma come rilanciare l'azione educativa nella società attuale, come sostenere una scuola che sia artefice di progettazione sociale, che sia luogo di dialogo fondativo della società e dove l'istruzione (che non risolve l'educazione) venga rilanciata dai contenuti di saperi e competenze? Interrogativi che sono alla base del successo educativo e generazionale. Domande che sono state alla base del convegno di ieri fortemente voluto dalla Cisl Scuola, a cui, oltre al ministro, sono intervenuti professori universitari, studenti e rappresentanti delle associazioni di categoria. "L'educazione è possibile nella società in cui viviamo - ha detto il moderatore della tavola rotonda e direttore dell'Ufficio studi Cisl Scuola, Giancarlo Cappello - ma dobbiamo ripartire dall'educazione emotiva per ricercare i valori fondativi". L'educazione rimane lo strumento indispensabile anche se i cambiamenti del villaggio globale sono più veloci di quanto la scuola può insegnare. I nodi da "riannodare" sono tanti ma è possibile farlo. "Riorganizziamo le competenze come bagaglio di conoscenze e abilità - ha detto Italo Fiorin, professore della Lumsa - insegniamo a mettere in pratica un progetto realizzabile, trasmettiamo conoscenze e abilità ma nel nome della responsabilità educativa con la quale l'educatore accompagna l'alunno per lasciarlo andare, per renderlo libero e responsabile". Educare non è solo istruire in una logica economicista della società ma, soprattutto, come ha ricordato Luigina Mortari dell'Università di Verona, "è allevare, coltivare, avere cura dell'altro e del luogo in cui si vive; è insegnare a distinguere il bello dal brutto, il vero dal falso, il giusto dall'ingiusto". Altrimenti, si rischia di non educare i nostri figli a pensare ma solo a conoscere (che è cosa ben diversa). Peccato che, al momento degli interventi dei relatori, nella Sala dell'Antica Scuola degli Scolopi, i politici non 'cerano. (Reda)