SCIOPERO e MANIFESTAZIONE di ROMA: ESITO STRAORDINARIO! L'intervento di Francesco Scrima al comizio finale in Piazza del Popolo

30.10.2008 18:44
Categoria: Comunicati Stampa

Di seguito, il testo integrale dell'intervento di Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola, durante il comizio finale della Manifestazione Nazionale del 30 ottobre 2008 svoltasi a Roma, piazza del Popolo, in occasione dello sciopero generale della scuola indetto da tutte le organizzazioni sindacali rappresentative del comparto che ha visto punte altissime di adesione e centinaia di migliaia di partecipanti per le strade della capitale e di tantissime altre città italiane.

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""Siamo in tanti oggi in questa piazza; non c'è la scuola delle bugie governative, ma c'è la scuola vera del Paese; non c'è la scuola mortificata dai ministri, ma c'è la scuola di chi la scuola la fa, e la fa bene; di chi la scuola la vuole per tutti e perciò difende la scuola pubblica di Stato, la scuola dei ragazzi e delle famiglie; la scuola di tutta quella società, che solo grazie alla scuola è e può dirsi civile.

Qui c'è la scuola che crede alla scuola, la scuola che vuole migliorare la scuola. Qui c'è la scuola di chi ci lavora, ma anche la scuola degli studenti e delle famiglie, la scuola che crede nel Paese e a cui il Paese crederà, la scuola che non si rassegna e non si arrende.

Qualcuno, che non ci conosce perché non conosce proprio nulla della scuola, ha detto che quello nostro di oggi è solo un rito, che questa manifestazione e questo sciopero sono un rito.

NO! Questa è un'azione concreta di difesa e di impegno civile; non è un rito, ma una testimonianza e una promessa: testimonianza di una passione che non abbandoneremo, promessa di un lavoro e di un impegno che nessun decreto fermerà.

Quella di oggi è la voce unitaria e corale di tutta la scuola che dice: non ci stiamo alle scelte e ai tagli del Governo, non ci stiamo all'arroganza e alla prepotenza  con cui tutto queste scelte sono state compiute.

Siamo qui per dire che non siamo e non saremo rassegnati ad una scuola impoverita e curvata agli interessi di un'economia miope, di un'economia dell'egoismo che va a colpire le fasce più deboli.

Così si propone la più ingiusta delle tasse: la tassa sul futuro, la tassa sui giovani, la tassa su quelle famiglie che soltanto grazie a una buona scuola per tutti possono avere la speranza di dare ai propri figli delle migliori condizioni di vita.

I decreti del Governo hanno introdotto questa tassa: con quello approvato ieri al Senato, credono di aver chiuso la partita. Non è così!

Noi ci siamo ancora, e la partita continueremo a tenerla aperta.

Una partita che giocheremo nel modo che ci appartiene, quello di un sindacato geloso della sua identità e del suo ruolo, attento alla politica ma mai subalterno ad essa. Un ruolo autonomo, che fa della contrattazione il terreno privilegiato di azione e di impegno. Un'autonomia che ci ha consentito di fare questa unitaria e straordinaria iniziativa che è e rimane un'iniziativa del sindacalismo confederale e autonomo; un'iniziativa che ha avuto ed ha questo spirito e mantiene questi obiettivi.

Non potranno esserci e non ci saranno diverse interpretazioni e improprie strumentalizzazioni.

Questa piazza, "Piazza del Popolo", è oggi la piazza del grande popolo della scuola; una piazza che è più seria, più vera, più grande del Palazzo; la piazza di un popolo che avrà più forza, più fiato, più tenacia, più credito, più futuro degli attuali inquilini del Palazzo. Per questo siamo qui, non solo per esprimere un giusto dissenso ma soprattutto per continuare un progetto.

La ragione, la speranza, il futuro nessuno ce li toglierà.

Hanno fatto di tutto per riuscirci. Per sacrificare la scuola di tutti sull'altare delle idee e degli interessi di pochi non hanno esitato ad umiliare e demolire il lavoro, il valore, l'impegno e la fatica degli insegnanti e di tutta la gente di scuola. Sono arrivati a dire che la scuola è solo luogo di sprechi, inefficienza, incompetenza: uno stipendificio senza merito, senza risultati, senza qualità.

E' falso! La nostra scuola non fa schifo, i nostri insegnanti non fanno schifo! Questa scuola ha dato e dà tanto a questo Paese. E' stata condotta un'"operazione nostalgia" che evocando miti del passato evitava di confrontarsi con le questioni vere del presente. In realtà, mettere in competizione il passato con il presente vuol dire non avere nessuna idea del futuro.

Dietro i grembiulini non c'era niente altro, dietro il richiamo alla serietà e all'autorevolezza c'era solo l'incapacità di pensare seriamente all'educazione dei bambini e dei giovani di oggi. 

Vogliono combattere il bullismo solo col voto in condotta e non capiscono che serve un patto educativo con le famiglie e con tutta la società. Invece sono per una società dell'individualismo, dell'edonismo, del consumo senza valori, dell'apparire, del successo facile. Poi accusano la scuola delle conseguenze che ne derivano!  La scuola è migliore della società che c'è, e noi non vogliamo una scuola a misura della società che ci preparano.

Avevamo chiesto che sulla scuola si aprisse un grande dialogo. Avevamo detto che la scuola è un bene comune che appartiene all'intero Paese, che non poteva essere terreno di esasperato conflitto ideologico e politico.

Hanno fatto il contrario.

Avevamo detto che dopo anni di incertezza era necessario assicurare condizioni di stabilità del sistema e accompagnare con intelligenza i cambiamenti necessari.

Hanno fatto il contrario.

Avevamo detto che era necessario completare i processi di riforma già in atto con l'attivo coinvolgimento del personale.

Hanno fatto il contrario.

Avevamo chiesto una scuola più aperta alle diversità e più capace di integrazione.

Hanno fatto il contrario.

Nessuna delle loro scelte è stata fatta "per" la scuola; tutte sono state fatte "contro", e le hanno nascoste con bugie.

Lo abbiamo detto prima, e lo ripetiamo: anche di fronte a provvedimenti di legge già approvati, questa non è una partita chiusa.

Adesso le norme di legge devono trasformarsi nei regolamenti attuativi: lì si vedrà che si tratta di norme impraticabili, semplicemente perché non sono sostenibili. Chiunque conosca minimamente la scuola lo sa.

Non sarà sostenibile un sovraffollamento delle classi che le trasformerà in centri di accoglienza.

Non sarà sostenibile, e saranno gli enti locali a farlo presente, un taglio delle piccole scuole che mette a rischio il diritto allo studio.

Non sarà sostenibile una riduzione degli orari incompatibile con il contenuto dei programmi e con i tempi di lavoro delle famiglie.

Non sarà sostenibile l'imposizione di un modello antistorico come quello del "maestro unico", così lontano dal vissuto della scuola di oggi.

Non sarà socialmente sostenibile il "taglio" di decine di migliaia di posti di lavoro del personale precario, cui corrispondono altrettante persone e le loro famiglie, private oggi del lavoro e anche della speranza di poterlo avere domani.

E allora chiediamo al Governo, in nome della "buona scuola" che oggi qui rappresentiamo, un atto di grande responsabilità: faccia un passo indietro, accolga l'invito del Capo dello Stato, apra "spazi reali" di confronto col mondo della scuola, con le forze sociali, per rivedere obiettivi, tempi e modi di una manovra che, se resta così com'è, farà grave danno alla scuola e al Paese.

Qui non ci sono scansafatiche, qui non ci sono i difensori dello "status quo": quelli che oggi scioperano e manifestano sono i protagonisti della scuola, gente che la scuola la conosce bene, la fa sul serio e la ama davvero. Gente che proprio per questo dovrà e saprà essere protagonista del suo rinnovamento"".