9 maggio - Finisterre e commiato

10.05.2013 03:16
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

9 maggio
Santiago di Compostela e Finisterre

La giornata di ieri, mercoledì 8 maggio, è stata troppo carica di emozioni per poter scrivere qualcosa al volo.

L’arrivo a Santiago dopo 32 giorni di cammino a piedi (senza nessuna scorciatoia dal percorso) è di grandiosa suggestione, nonostante il passaggio per quartieri della città moderna. Ci si sente piccoli eredi di una storia millenaria e persone normali capaci però di un’impresa da anni sognata e ora realizzata.

A cinque chilometri dalla città, sul Monte di Gozo (una collina celebre perché da lì si vedono per la prima volta le guglie della cattedrale) abbiamo telefonato a Giancarlo e Gianni del nazionale Cisl Scuola.

E poi tutti a prendere la “Compostela”, una pergamena in latino contenente il nostro nome e la compiuta missione. Ogni volta che uno di noi usciva dall’ufficio dei Pellegrini una grandiosa ola di entusiasmo ci accoglieva per merito di un gruppo di giovani amici conosciuti sul cammino, di praticamente tutti i paesi del mondo. Meglio che il giorno della nostra laurea.

Santiago è, di fatto, la sua grandiosa cattedrale con i dintorni. Un romanico purissimo contaminato dal solito barocco, ma con una presenza fisica e simbolica nella città di enorme fascino. Tutto parte e arriva lì. Il resto sono belle strade medievali con i portici (è la città più piovosa d’Europa), i soliti negozietti di paccottiglia turistica, ma anche negozi di antiquari, di librai antichi e moderni. La città ha un’importante università.

Nonostante la stanchezza (30 km l’ultima tappa) alle 19.30 eravamo nella cattedrale per il rito della messa dei pellegrini e del cosiddetto “botafumeiro”. Si tratta di un grande turibolo (160 cm di bronzo) che viene lanciato nella cattedrale da un sistema di corde e svolazza nelle navate riempiendo di incenso la chiesa. Questo rito nasce nel 1300 non per caso, ma per mandare via gli odori dei pellegrini dell’epoca, che spesso erano accolti a dormire nella chiesa. Otto robusti giovani, con macchinari che fanno pensare alle ingegnerie di Leonardo, fanno volare il botafumeiro ad una velocità impressionante. E’ a questo punto che ci si sente davvero arrivati, che il viaggio è giunto alla meta. Che è ora di tornare nelle nostre case.

Ma la mattina dopo, cioè oggi, scopriamo che il Cammino non finisce a Santiago, ma a Finisterre (90 km più in là). Finisce non solo in senso geografico, ma anche simbolico. Dovete pensare a pellegrini medievali boemi o svevi che giungevano a Santiago, dopo mesi e mesi di cammino certo più difficile di oggi. Il grande Oceano, non lontano, era una straordinaria attrattiva che nessuna televisione poteva anticipare. Si arriva a Finisterre per una via dolce e tortuosa, tra montagne lussurreggianti di ginestre, pinete fino al mare, lunghissime spiagge bianche senza nessuno. E, finalmente, un vero sole caldo e illuminante.

La punta di Finisterre, con il suo faro, ha un che di grandioso e che nessuna foto riesce a riprendere soprattutto se ci si arriva da pellegrini. Rocce rosse e pini bassi, cespugli di ginestre digradano in un mare blu. Vicino al faro l’ultimo cippo con la conchiglia di Santiago e la scritta 0,00 Km. Alla fine del mondo (antico e medievale) c’è davvero la fine del nostro viaggio.

Pensiamo agli occhi di un europeo del 1491, vediamo l’acqua spumeggiante andare fino ad un orizzonte oltre il quale c’è l’ignoto, davvero ignoto. Ripensiamo all’Ulisse di Dante che ebbe il coraggio di andare oltre le colonne d’Ercole (“... E dei remi facemmo ali al folle volo”) e delle ragioni profonde che vi sono dietro alla sete di conoscenza (“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”).

Forse non è un caso che incontriamo nella cima della punta estrema di Finisterre un simpatico gruppo di pensionati … argentini. Si, proprio di quelli che solo poco tempo fa il neo-papa Bergoglio ha denominato arrivati “dalla fine del mondo”. Sono argentini di origine italiana. Insomma, una mescolanza di emozioni estreme, dove tutto si incontra, dove le singole emozioni di ogni io si fanno un noi estatico davanti ad una natura che ci fa orgogliosi di appartenere a questa terra.

Ma non è finita. Sul declivio della roccia verso l’Oceano, era abitudine dei pellegrini bruciare un calzino, una maglietta, insomma un pezzo di vestiario utilizzato nel viaggio. Scopriamo che la collina è piena di piccoli fuochi spenti. Un ragazzo spagnolo vicino a noi sta bruciando alcune cose in memoria del padre da poco deceduto. Anche noi bruciamo un nostro fazzoletto di stoffa, e ci viene spontaneo ricordare qui, alla fine della terra,ma verso il mare Oceano che respira e vive sotto di noi, tutti gli insegnanti o comunque personale della scuola che con noi hanno passato un pezzo di vita, che ci hanno lasciato in questi anni e che rimpiangiamo come fratelli scomparsi. Un po’ di fuoco è bruciato sulle pietre di Finisterre in onore dei nostri amici e amiche scomparsi, amanti come noi dell’educazione e delle grandi mete, quelle che danno senso alla vita.

Al termine del nostro viaggio contano poco i chilometri che faremo non più a piedi, ma con la comoda modernità.

Al termine di questo viaggio, speriamo di aver trasmesso qualche emozione e dei pensieri. Ma quello principale, che speriamo di aver trasmesso è a tutti, è di rimetterci in Cammino, di non fermarsi mai, di avere una meta. Una meta che si può raggiungere solo con i propri piedi (intesi anche come testa e cuore). Ciò che ci rende orgogliosi è non tanto di aver compiuto una impresa “sportiva” (meritevole per la quasi veneranda età), ma di sentirci ancora giovani interessati a vivere continue sfide, ricerca di mete, desiderio di crescere. E di farlo non da soli, ma insieme. Perché insieme si vive e si cammina.

Naturalmente ognuno porta dentro di sé anche molte piccole schegge di pensieri, emozioni, esperienze. Frammenti che matureranno nel tempo e di cui neppure noi sappiamo cosa sia stato seminato. Ma ci sentiamo pieni di sensazioni, pensieri sparsi, leggeri come le piccole nuvole che ci passano sopra la testa mentre scriviamo.

Siamo dunque stati allievi (seminati dall’esperienza svolta) e - speriamo - anche un po’ maestri (seminatori di messaggi). Speriamo soprattutto che questo Cammino diventi per molti altri dei nostri lettori un’esperienza di alto valore formativo ed esistenziale da compiere almeno una volta nella vita. E per i quali molto volentieri offriremo idee, consigli, dritte, indirizzi giusti.

In questo incrocio di terre, acque, popoli, lingue, storie, profumi sempre tra loro in movimento, abbiamo vissuto la coralità comunitaria e gentile del mondo vero, accompagnati dal gracchiare degli albatros oceanici che ci richiamano seduttivamente ancora a cercare un altro mare, un altro Oceano.

Grazie a tutto lo staff del nazionale CISL che con passione ci ha seguito e supportato. Soprattutto grazie a voi che ogni giorno ci avete seguito.