5 maggio - Portomarin

05.05.2013 19:03
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

5 maggio

Da Sarria a Portomarìn

Tappa, questa domenicale, di cammino tra dolci colline, con tutte le sfumature del verde e macchie continue di fiori. E’ finalmente primavera piena, anzi quasi estate e il sole scalda. Percorriamo sentieri tra boschi di eucalipti, pinete, faggete, e prati separati tra loro da tavole di granito nero. Attraversiamo minuscoli borghi senza nome, tra muggiti di mucche e latrati di cani. Angoli di piccola pace, cui auguriamo che l’immensità regali ad ogni borgo, di notte, una propria minuscola stella alla Palazzeschi.

A metà percorso l’incontro (atteso da tutti) del cippo che ci segnala 100 km solo da Santiago di Compostela. Dopo quasi un mese di viaggio la grande emozione è di essere vicini alla meta. Dopo questa tappa ancora tre e mercoledì (se tutto va bene) Santiago ci aspetta.

La Galizia agricola ha un che di misterioso, di semplicità fatta di prati puliti, strade ordinate, gente silenziosa e cortese. Più di una casa è aperta ad accogliere i pellegrini offrendo loro (senza tariffari e pubblicità) acqua, frutta, due chiacchiere.

Il numero di camminatori sembra in aumento, e volteggiano vicinissimi a noi molti cicloamatori con magliette sgargianti. Uomini e donne.

A proposito di donne, merita a questo punto del viaggio raccontare una nostra gradita sorpresa che non ha secondi fini né esiti burleschi. Le donne durante il percorso sono tantissime, forse persino più degli uomini. Donne attrezzate di tutto punto, di ogni età, spesso più veloci e resistenti di noi. Donne americane, coreane, francesi, tedesche e di chissà quanti altri paesi. Donne che viaggiano da sole, in coppia con un’amica, in gruppetti, e ovviamente (ma solo a volte) anche con il partner.

Vediamo con i nostri occhi un segno straordinario dei tempi nei rapporti di genere e nel valore meta-sessuale di questo cammino. Per strada ci si saluta e chiacchiera (per quanto è possibile al fiato), di sera ci troviamo nei ristorantini del cosiddetto “menù del pellegrino”. E sono storie vere. Sappiamo poco dall’Italia, ma qualche nota di colore ci arriva e recenti polemiche sul tema, sapute di scorcio, potrebbero essere sciolte qui in questo verdissimo cammino dove tutti si è fratelli e sorelle, dove ogni persona ha un proprio passo, fisico e interiore. Insieme sotto lo stesso cielo e nella stessa via.

Portomarìn è a bordo di un lago artificiale e le case non sono più in pietra ma bianche come nella Spagna del sud. La cittadina ci accoglie con una chiesa-fortezza dei cavalieri di San Giovanni del 1100: un vigoroso e rigoroso romanico ci affina l’animo artistico e pulisce l’occhio dopo tanto eccessivo barocco visto nei giorni scorsi. La storia passa da queste parti, mescola le crociate, la reconquista, i rapporti con gli Altri.

Questa è, insomma, una giornata di cammino pensante sulle nostre tante identità. Tra queste, a proposito delle nostre radici pedagogiche e scolastiche, ci raccontiamo l’un l’altro dei nostri figli e della nostra gioia e passione di padri.

A proposito di padri e figli, Raffaele racconta di una recente ricerca sul rapporto padri-figli e gioco (meglio il “giocare”), che diventa spunto di discussione comune. Una recente inchiesta (2013) Doxa per la Disney ci dice di inattesi (e per noi piacevoli) gusti dei bambini di oggi. La piacevole notizia è che ai nostri bambini piace molto di più giocare in libertà e sentire/raccontare fiabe piuttosto che guardare la tv, utilizzare videogiochi o “divertirsi” con giochi meccanici pre-confezionati (es. le giostre). In grande prevalenza i bambini preferiscono giochi attivi, di movimento, di libertà, ma soprattutto di relazione.

A proposito di relazione, la ricerca segnala il grandissimo interesse per la fiaba nei gusti infantili ma anche l’opinione che ne hanno i genitori. A loro dire le favole “sviluppano la qualità del linguaggio” (il 21%), “si passa meglio il tempo insieme” (20%), “aiutano ad addormentarsi meglio” (12%). Ma soprattutto le favole contano “perchè sono i bambini a chiederle” (37%). Un po’ di gioia maschile ci viene nel sapere che la Ricerca Doxa segnala come i papà sembrino, nel raccontar fiabe, maggiormente fantasiosi e attenti a raccontare più spesso storie inventate da loro stessi.

Sembrano notizie controcorrente rispetto alle mode del momento, sia per la vita della scuola che della famiglia. Insegna anche buone cose per la prossima estate: auguriamo ai nostri bambini (a partire dai nostri nipotini di cui da nonni parliamo calorosamente) di giocare tanto, il più spesso possibile fuori, in modo creativo e libero. Auguriamo loro meno giochi artefatti, meno scatole iper-strutturate, meno divertimentifici preconfezionati, meno tv e soprattutto amicizia, relazione, il piacere di stare insieme.

Ragionare sulla paternità è davvero duro ma importante. Non lo diciamo da maschi, ma da educatori.  La crisi dei modelli genitoriali è evidente, ma trova nei padri un punto di massima difficoltà. Lo sappiamo bene nelle nostre scuole, dove la figura maschile è sfuggente, ma non lo è nei libri, nel potere, nei miti. Miti non sempre positivi nell’educazione, e certo negativi oggi di come i maschi reagiscano alla crisi, tra femminicidi e suicidi.

Tocca a noi maschi, in primis, ri-trovare la nostra tenerezza, vivere il piacere della paternità. Possedere la gioia di raccontar favole ai nostri figli e nipoti facendo le facce e le voci distorte, ma sapendo soprattutto sognare il futuro assieme, con e per i nostri figli. Questo è per noi il valore intimo dell’essere vero padre: colui che ti accompagna al domani scorgendolo all’orizzonte.

In questo Cammino dove uomini e donne, senza problemi ed equivoci, condividono un percorso, in questo andare l’orizzonte educativo ha un che di famiglia vera, amichevole, aperta. Sappiamo invece molto bene la crisi della famiglia nel suo insieme. E di quanto, purtroppo, spesso padri e madri diventano controparte (se non nemici) degli insegnanti per una nevrotica idolatria protettiva del figlio, di “lesa maestà” del principino che credono di aver generato,  cui vanno tutti (anche i più strani)  diritti e nessuna fatica.

Insomma, la nostra giornata di passo e di parola ha toccato cose antiche e moderne, profonde e leggere ma tutte al cuore delle nostre vite. Liberiamo i padri dalla loro estraneità. Liberiamo i bambini dalle sovrastrutture adulte, dai tempi costretti del consumismo e della frenesia precocistica. Meglio un ginocchio sbucciato mentre si gioca a nascondino che noiosi giochi preconfezionati.

Lungo il Cammino di Santiago non ci sono bambini, ed è ovvio. Ma ogni bambino ha il suo personale Cammino, fatto di salite e discese, freddo e caldo. Facciamogli percorrere la vita assieme alle nostre favole inventate, alla nostra presenza calorosa. Non dobbiamo aver paura delle insidie ma delle seduzioni. La meta c’è per tutti. Per noi mercoledì a Santiago, per i nostri figli e nipoti la vita stessa che sta andando loro incontro. Sta a noi indicare almeno l’orientamento, stare a fianco, non sopra né sotto. Insieme.

Padri madri e figli, uomini donne e bambini, si mescolano nel nostro verde policromo e finalmente possiamo riposarci. Ci aspetta domani la più lunga tappa. Ci racconti buone favole la notte che arriva.

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Cari viandanti, siete quasi arrivati alla meta!
Vi scrivo per ringraziarvi di avermi regalato momenti di spazi aperti, di gioia di incontri tra volti, storie, riti, sogni, di voli in alto con le vostre riflessioni sulla buona scuola.
Ne avevo bisogno perché il  lavoro a scuola richiede sempre più fatica, fondamentalmente perché manca il tempo per guardarsi  tra colleghi  e farsi una risata liberatoria, per ragionare su quali strategie utilizzare per entrare nel mondo dei bambini, regolarmente estraniati, che alla domanda: “A cosa pensi?”  Ti rispondono: “A niente”, per far capire con tranquillità che a scuola si cresce insieme, aiutandoci, perché dopo un anno per cercare di vivere e comprendere  le regole fondamentali per star bene insieme (siamo in prima) alcuni ancora si barricano perché il compagno “non copi”.
Nonostante i momenti di  scoraggiamento e gli anni che aumentano, per fortuna persistono la passione e la speranza di offrire un piccolo contributo perché questi ragazzini diano il meglio di sé, ma è dura!
So che portate con voi anche un po’ di noi, grazie.
Buon proseguimento!
Chiara