4 maggio - Sarria

04.05.2013 18:00
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

4 maggio

Da Triacastela a Sarria

Ieri sera ci siamo riuniti per progettare le ultime tappe. Siamo vicini: mancano 150 km. C’è un problema, siamo partiti con tre giorni di ritardo sul programma previsto a causa del tempo e ciò ha creato un ritardo. Aladino il giorno 13 maggio comincia le sue lezioni di filosofia morale all’Università. Le varie guide consigliano una deviazione a Samos, sede di uno dei più antichi monasteri di Spagna. Alla fine si decide che non si può perdere Samos e che cercheremo comunque di finire il percorso in 5 giorni allungando un po’ ogni tappa successiva.

Partiamo per Samos. Alle 10 siamo pronti per la visita guidata all’imponente monastero. Una giovane spagnola ci fa da Cicerone. Purtroppo il monastero è stato colpito nel 1951 da un terribile e devastante incendio che distrusse la preziosa biblioteca. I suoi chiostri, se abbiamo capito bene (la guida parlava solo spagnolo) sono i più grandi di Spagna. Finita la visita ci rimettiamo a camminare.

Ci dividiamo perché i percorsi sono due: uno corre lungo la strada, ed è più corto, per arrivare a Sarria. L’altro si snoda da valli, boschi e villaggi alpestri ed è più lungo di 5 km, poiché si congiunge con il sentiero che porta da Triacastela direttamente a Sarria. Aladino decide per il percorso più lungo, gli altri vanno per la strada. Ci si ritrova verso le tre in hostal. Decidiamo di riportare la seconda frontiera che ieri ha impegnato noi pellegrini con discussioni molto accese.

2ª frontiera: dalla scuola del bisogno (frontiera chiusa) alla scuola del desiderio (frontiera aperta)

E’ abbastanza ovvia la distinzione tra desiderio e bisogno, ma vogliamo ricordarla per socializzare il linguaggio. E’una faccenda seria trovarsi in mezzo al deserto e avere sete, mentre è un’altra cosa aver sete quando si è seduti a casa propria potendo scegliere tra l’acqua di rubinetto, l’acqua minerale, una bibita, o fra le cento/mille bottiglie di vino che abbiamo in cantina o nel ripostiglio. Evidentemente il bisogno è legato alla scarsità, quindi alla quantità, all’autoritarismo, all’imporre alcune cose all’altro.

Il desiderio è invece collegato all’abbondanza, ai tempi distesi o comunque da noi governati, alla scelta, alla negoziazione, al consenso, alla decisione condivisa. Una scuola arroccata solo sui bisogni sarà per forza selettiva e gerarchizzerà i bisogni. Allora ci domandiamo: quali bisogni saranno soddisfatti e con quale gerarchia interna? Saranno soddisfatti i bisogni dei ragazzi, dei genitori, degli insegnanti, dei dirigenti, dell’organizzazione in genere? E chi deciderà la gerarchia?

La scuola dei desideri (frontiera aperta) non attua alcun atto di fede, è soggettiva, si fa carico di dar voce ai desideri, negozia ciò che sa offrire in termini di professionalità con i desideri del territorio, si attrezza con nuove competenze, si autovaluta, si fa valutare a sua volta.

La scuola dell’abbondanza non ha paura della valutazione dei ragazzi, dei genitori e del capo d’istituto. Non facciamo gli struzzi: nella realtà tutti valutano tutti. Perché non conoscere le reciproche valutazioni? Perché non hanno cittadinanza i desideri degli insegnanti presso i dirigenti, i desideri dei ragazzi presso gli insegnanti e i genitori? Perché i desideri vengono, per lo più, nascosti ai genitori, agli alunni, ai dirigenti? La scuola del desiderio è la “fiera della soggettività”, della democrazia, del rispetto delle idee del “nemico” (colui che la pensa in maniera diversa da me). Vivere il desiderio significa offrirsi delle possibilità, sviluppare il pensiero creativo, prevenire il disagio, conoscere e tenerne conto delle opinioni degli altri.

La scuola della frontiera aperta, in altre parole del desiderio, è la scuola dove tutti hanno spazio per essere attori. C’è una motivazione in più per realizzare Istituti aperti al “desiderio”: il desiderio è negoziabile, a differenza del bisogno, il desiderio si può modificare, rimandarlo a tempi migliori, decidere con il metodo del consenso. Nella scuola del bisogno (frontiera chiusa) la “soggettività” di qualche dirigente, di un gruppetto d’insegnanti o di genitori, sarà o vorrà esser spacciata per oggettiva, come realtà unica e indiscutibile per tutti gli altri. La scuola dei desideri fa scattare il sentimento di appartenenza. La scuola dei bisogni e della scarsità fa scattare alleanze esterne, distruttive per la realtà interna.

A fine giornata vorremmo ringraziare tutti voi che ci state seguendo dalle pagine del sito. Simbolicamente vorremmo regalarvi un mazzo di fiori colti tra i campi di Samos pieni, in questo periodo, di mille colori.