30 aprile - Molinaseca

01.05.2013 10:38
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

30 aprile

Da Rabanal del Camino a Molinaseca

Quante sorprese in questo villaggio carino. Ieri sera mentre visitavamo, un po’ stanchi, il villaggio entriamo nella piccola ma bella chiesa e abbiamo la prima grande sorpresa. La chiesa era gremita di pellegrini e tre benedettini tedeschi guidavano le preghiere. Assistiamo rapiti alla recita dei vespri. A cena brindiamo a Carla Berto, preside del liceo scientifico di Noale che è venuta a camminare con noi per 4 giorni. Domani torna a scuola. Ci ha regalato quattro giornate piene di allegria con il suo contagioso sorriso. Buon ritorno Carla!

Rabanal ha un passato importante. La leggenda racconta che da qui passò Carlo Magno e nel Medio Evo c’era una forte presenza di Templari per difendere i pellegrini. Ci alziamo presto, verso le sei, ed ecco la seconda sorpresa: nevica. La neve ci farà compagnia per tutta la salita fino alla Croce di Ferro. C’è fango e la neve tenta di nasconderci magici paesaggi come la vista dall’alto di Astorga. Succedono però momenti magici: nevica e spunta un pallido sole che ci fa intravvedere interessanti paesaggi.

La fatica si sente, la salita è continua. Arriviamo a Foncebadon dove una croce di legno ci dà il benvenuto. Abbiamo freddo e ci fermiamo a ristorarci. Nel X secolo Ramiro II de Leon convocò qui un concilio. Oggi il villaggio dà l’idea dell’abbandono: ci sono solo poche persone che tengono vivo un paese altrimenti morto che il Camino fa rivivere. Si riparte, la prossima meta è un posto agognato dai pellegrini: la Croce di Ferro situata a 1505 m (La Cruz de Hierro). Ci arriviamo sotto la neve. C’è un lungo palo di legno con in cima una piccola croce di ferro. Ai piedi un cumulo di pietre portate dai pellegrini. È usanza che il pellegrino lasci in questo posto un sasso della sua terra d’origine. Solo Raffaele sapeva di questa abitudine e diligentemente ha posato il suo sasso portato fin quassù da Ravenna.

In tutto questo vediamo una metafora pedagogica: sassi grandi o sassi piccoli, messi insieme, fanno le montagne. È il concetto di capitale sociale di Robert Putnam. Stare insieme è meglio. La pietra di Raffaele si è mescolata, non solo sommata con le altre pietre. A scuola, stando con gli altri, si moltiplica. Se non ci sono gli altri impari meno ed è un imparare diverso. Pensiamo che non sia più sufficiente il concetto di diversità ma preferiamo quello di eterogeneità. La globalizzazione esaspera l’eterogeneità nel negativo e nel positivo. La formazione per gli insegnanti deve avere le caratteristiche legate alla gestione e valorizzazione dell’eterogeneità rispetto alle tendenze dell’omologazione della modernità.

C’è anche una preghiera da recitare davanti alla Croce di Ferro che riportiamo: “Signore, possa questa pietra simbolo delle mie fatiche lungo il cammino e che lascio ai piedi della tua croce, pesare a favore dei miei buoni propositi il giorno in cui gli intenti di tutta la mia vita saranno giudicati”.

Lasciamo questo suggestivo posto per arrampicarci fino a 1015 metri. Cominciamo a scendere e su questo versante ci abbandona la neve e prendiamo la pioggia che ci accompagnerà fino a fine tappa. Percorriamo uno splendido sentiero e arriviamo a Manjarin, anche questo è un luogo mitico del Camino. È un villaggio abbandonato. Ci troviamo solo Tomas Martinez detto “el Hospitalero Templarios”. Qui tanti pellegrini hanno inciso la distanza tra Manjarin e il loro paese d’ origine.

Da qui a Santiago mancano solo 220 km. La discesa si fa molto impegnativa: fango, sassi scivolosi e tanta pioggia. Arriviamo a El Acebo. Notiamo la presenza di tanti taxi e c’è la spiegazione. La discesa è tanto brutta e non pochi pellegrini cadono e si fanno male. Vediamo passare un taxi con un pellegrino e la sua bici con le ginocchia sanguinanti. A tutti coloro che tante disavventure hanno avuto oggi, a causa della neve e della pioggia, va il nostro pensiero e gli auguri di pronta ripresa.

Ci mancano circa 10 km all’arrivo e passiamo in mezzo a strette valli e finalmente, dall’ alto, vediamo Molinaseca, tappa d’arrivo. Passiamo il ponte romano e di fronte troviamo il nostro Hostal accogliente. Subito una doccia caldissima per scacciare il freddo che tutti noi abbiamo addosso. Troppo interessanti e pieni di significato i posti che abbiamo attraversato! La nostra attenzione purtroppo era tutta presa dal controllare dove si mettevano i piedi lungo la pericolosa discesa sotto la pioggia.

Ora mentre stendiamo queste righe vorremmo solo augurare "buon lavoro" al nuovo Ministro dell’Istruzione: anche Lei troverà fango, pietre, neve, pioggia e sole. La scuola ha bisogno d’attenzione, di valorizzazione, di risorse e di valutazione, a tutti i livelli. In una parola: di sperare. Buona serata.