16 aprile - Belorado

16.04.2013 20:30
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

16 aprile
Da S.to Domingo de la Calzada a Belorado

Tappa di 22 km. Abbiamo passato di peggio, soprattutto nel valicare i Pirenei. Abbiamo lasciato la regione della Rioja e cominciamo ad addentrarci nella Castiglia – Leon in direzione di Burgos che ne è il capoluogo. Appena partiti ci fanno compagnia delle tranquille e dolci cicogne che cercano cibo tra i campi arati. Il percorso non è impegnativo, nonostante ciò, verso le 11 del mattino il sole picchia e sudiamo moltissimo; non c’è un albero lungo il sentiero che costeggia la strada nazionale tra i campi coltivati a grano.

Ci risolleva una gradita telefonata di Francesco Scrima che ci incoraggia e ci promette una birra fresca la prima volta che riusciremo ad incontrarci. Solo l’idea di bere qualcosa di fresco ci dà lo slancio necessario per chiudere la tappa. Ecco che il desiderio diventa realtà. Arriva una macchina di un volontario spagnolo che distribuisce gratuitamente bottigliette d’acqua. Vi assicuriamo che è come una manna. Notiamo l’attenzione che il popolo spagnolo ha per i pellegrini.

All’arrivo abbiamo difficoltà con l’alloggio, siamo esigenti: abbiamo bisogno di wi fi per comunicare con voi. Trovata una decente sistemazione, subito apriamo la posta e troviamo lo scritto di Elide e Pino. Elide, domani ti porteremo nel nostro cuore durante il “Cammino”e la giornata sarà dedicata a te e a Pino. Vogliamo augurarti “buen Camino a te, ola!.

Anche Belorado ha la sua leggenda. La storia si sviluppa a Leiva de Rio Tiròn dove esistevano sette eremi, oggi tutti scomparsi, mentre resta l’eremo dedicato alla “Vergine Pellegrina”. La leggenda narra che la “Pellegrina” (non siamo riusciti a decifrare bene la scritta in spagnolo. Pensiamo che la “Pellegrina” sia la Vergine Maria) con le sue labbra, quasi stesse pregando, toccava un bambino gravemente malato. La madre del Bambino, disperata, chiedeva l’ intervento della “Vergine Pellegrina”. Il bambino guarì.

Oggi Dante ci ha raccontato la sua “storia professionale”. È rimasto per ben 29 anni a dirigere la stessa scuola media di Paietta in provincia di Chieti. Abbiamo discusso molto se sia opportuno che un Dirigente resti per tanto tempo nello stesso Istituto. Pancrazio, per esempio, ha diretto scuole a Roma, a Como e poi ha girato per gli Istituti della Basilicata.

Alla fine della discussione molto accesa, pensiamo che tutto dipenda, ancora una volta, dalle caratteristiche professionali del dirigente. Sono opportuni i cambiamenti ma, nello stesso tempo, occorre aver il tempo per promuovere e vederne i risultati.

Dante chiude la discussione con una perla di saggezza. Per tutta la mia carriera, al termine di un anno scolastico mi chiedevo: “Ho imparato qualcosa di nuovo quest’anno?”. In caso di risposta positiva ero sicuro che il mio imparare avrebbe aiutato gli insegnanti e gli allievi del mio Istituto. Quando i nuovi dirigenti mi chiedevano un consiglio, non avevo dubbi nel consigliare loro di rispondere onestamente alla domanda: “Quanto ho imparato di nuovo quest’anno?”.

Con il caldo arriviamo a Belorado, ci sistemiamo tutti e quattro in un grande stanzone ma abbiamo un lusso: un bagno e una doccia tutta per noi. L’ultimo pensiero va ancora a Elide e Pino: pensateci domani, noi lo faremo. Buona notte e permettete di usare una nostra espressione: arcobaleni infiniti di felicità a tutti voi.

Domani la tappa sarà dura e lunga km 27,4 speriamo di aver la forza fisica di scrivervi.

 

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IN RISONANZA

Di fronte alla semplice e straordinaria bellezza del vostro diario pellegrino, il mio dialogo con voi dovrebbe limitarsi a semplici saluti e auguri. Ma avevo lasciato a metà il mio metaforico accompagnarmi a voi. Allora ecco una breve nota  sulle vie del mio rientro alla base di Trastevere. Ancora con elementi assonanti ai vostri passi e ai vostri pensieri. Dopo l’isola tiberina è bene arrivare fin dentro il quartiere ebraico. Il Portico d’Ottavia mi rimanda alla riflessione sulle guerre fra gruppi religiosi che avete fatto il 9 aprile camminando verso Pamplona.
Così, in Largo 16 ottobre 1943, vedo (per la prima volta) una lapide. La riporto.
QUI EBBE INIZIO LA SPIETATA CACCIA AGLI EBREI/ E DUEMILANOVANTUNO CITTADINI ROMANI / VENNERO AVVIATI A FEROCE MORTE / NEI CAMPI DI STERMINIO NAZISTI / DOVE FURONO RAGGIUNTI DA ALTRI SEIMILA ITALIANI / VITTIME DELL’INFAME / ODIO DI RAZZA/
I POCHI SCAMPATI ALLA STRAGE / I MOLTI SOLIDALI / INVOCANO DAGLI UOMINI / AMORE E PACE / INVOCANO DA DIO / PERDONO E SPERANZA.
Poco lontano, in Via del Tempio l’antica (e ancora attiva) Scuola Ebraica. Nella lapide il versetto I-18 delle Lamentazioni 
“UDITE O GENTI! GUARDATE IL MIO DOLORE / LE MIE RAGAZZE ED I MIEI GIOVANI SONO STATI DEPORTATI” 
e il motivo della memoria:
IN PERENNE RICORDO DEI 112 ALLIEVI DI QUESTE SCUOLE / SOPPRESSI NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO NAZISTI.

Ormai alla fine della mia ora di camminata torno per via di San Michele con l’enorme e bellissimo complesso monumentale omonimo. Anche qui una lapide (su cui non avevo mai posato gli occhi) che potrebbe diventare materia dei vostri-nostri ragionamenti (a Roma o ad Asiago quando volete).

CLEMENS XI PONT. MAX.
PERDITIS ADOLESCENTIBUS CORRIGENDIS
INSTITUENDISQUE
UT QUI INERTES OBERANT
INSTRUCTI REIPUBLICAE SERVIANT

AN. SAL. MDCCIV PONT. IV

Ciao ragazzi

Il vostro piccolo compagno