12 aprile - Los Arcos

13.04.2013 00:28
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

12 aprile
Da Estrella a Los Arcos

La tappa di oggi è condizionata dalla cena di ieri sera ad Estrella. Ceniamo con un “pellegrino” di Bologna con il quale oramai ci rincorriamo a vicenda lungo il percorso da alcune tappe. Si chiama Gaetano (ha fatto già 3 volte il cammino) e decide di cenare con noi.

Gli rivolgiamo la fatidica domanda che abbiamo fatto a noi stessi e rivolgiamo a chi incontriamo: “perché fai il pellegrino?”. Senza dubbi Gaetano ci risponde: “Cercare l’autenticità”. Lo stoppiamo subito: “Raccontala giusta Gaetano, tu oggi non sei autentico. Perché sei convinto di trovarla in questo modo?”.

Esce subito dalla sorpresa provocata dalle nostre osservazioni e s’ incuriosisce rispetto a noi. Gli raccontiamo che noi camminiamo dandoci dei temi da discutere lungo il cammino. Lo ringraziamo poiché ci ha dato l’argomento per la tappa. Decide di farla con noi per sentire le nostre “follie”. Ben venuto compagno di viaggio!.

Lasciamo Estrella con qualche amico in più, si sono aggiunte anche due ragazze di Roma interessate alle nostre “follie“ sull’autenticità. Decidiamo di discuterne fino al monastero di Irache.  Il convento è un’imponente costruzione oggi abbandonata che ha una sorpresa molto nota ai pellegrini: viene offerto ai viandanti verso Santiago acqua e vino Gratis. Le nostre gole ne hanno bisogno, anche se siamo sprovvisti di bicchiere, vista l’intensa chiacchierata.

Ecco la sintesi: l’autenticità appartiene all’origine, è addirittura costitutiva dell’essenza dell’individuo e ne marca la sua diversità. Successivamente le contingenze e la responsabilità individuale delle scelte, tendono ad eclissarla. Dopo peripezie a volte estenuanti  e in alcuni casi distruttive, si sente il bisogno di riscattarsi recuperando l’autenticità. Ma la ricerca non potrà mai essere esterna, al contrario, interna. Ecco quindi il nocciolo della questione. C’era una lapide lungo il percorso che ricordava una persona che non riuscì a finire il “Cammino” e diceva “qui hai perduto il tuo sorriso e la gioia di vivere”.

Vogliamo dire che l’autenticità originale di ogni uomo necessariamente si contamina con la “complessità “ delle esperienze. Per recuperarla è necessario confrontarsi con  il problema della coerenza. Che cos’ è la coerenza? Essere coerenti significa “conoscere se stessi” e coniugare se stessi con la complessità della vita assumendosene la responsabilità (ci viene in mente una battuta: “La coerenza costa cara e non ha mercato"). Riportando queste considerazioni ad un contesto educativo si aprono scenari  ed approcci metodologici  rigeneratori d’entusiasmo. L’autenticità dell’allievo sta nel suo fare errori e quindi la “bella scuola” è la scuola che garantisce il diritto all’errore.

I verdi paesaggi che ci accompagnano suggeriscono a Pancrazio come finire la nostra discussione. Ci racconta che quando insegnava ha utilizzato un pezzo teatrale con gli allievi. Ci è sembrata una buona metafora dell’autenticità. Ve la raccontiamo come sintesi di tanti nostri discorsi fatti oggi. L’autore è Jean Claude Carrière, francese e noto sceneggiatore contemporaneo. Tale autore scrive una pièce teatrale intitolata “la conference des oiseaux” (Il congresso degli uccelli).

In sintesi: «Tutti gli uccelli della terra, i conosciuti e gli sconosciuti, si riunirono a congresso. L’upupa si assume il ruolo di capo e sollecita in vari modi, fino a convincerli, gli uccelli di intraprendere un viaggio alla ricerca del loro Re. Ha origine un’avventura tra indicibili sacrifici e sofferenze. Vinte tutte le resistenze  gli uccelli si mettono in cammino. Attraversano sette valli, sette deserti, molti muoiono nel viaggio, altri si ritirano. La maggior parte degli uccelli si ostina in questa ricerca malgrado che l’upupa, resasi conto che l’avventura, che aveva concepito come scherzo, si stava trasformando in dramma, tenti con ogni espediente e con l’uso di metafore, di fare capire ai colleghi uccelli che li aveva tratti in inganno. Ma gli uccelli non demordevano dalla meta di trovare il loro re. Per questo sono disposti a tutto e a correre qualsiasi rischio. Per terminare il loro viaggio l’upupa dice loro: “il re è dentro di voi” e li conduce davanti ad uno specchio. Gli uccelli si rimirano a lungo e successivamente lo attraversano riappropriandosi di se stessi. L’ upupa esclama e conclude la storia: “La via resta aperta; ma non c’è più né guida, né viaggiatore”».

La metafora  chiude la nostra discussione sull’autenticità  e ci godiamo le variazioni del verde della Navarra, camminiamo in silenzio con i nostri pensieri. Forse ci chiediamo: “Cosa penseranno i nostri nuovi amici di queste discussioni?”. Glielo chiederemo a cena.