10 aprile - Puente de La Reina

13.04.2013 00:10
Categoria: In Cammino Parlando di Scuola

10 aprile 2013
Da Pamplona a Puente de la Reina

Ci alziamo presto, verso le 6, cerchiamo subito Giuseppe, il milanese che viaggia con il carrellino che si è costruito. Purtroppo ieri sera non è riuscito a raggiungere Pamplona. C’era troppo fango, il sentiero si restringeva parecchio. Noi speriamo d’ incontrarlo ancora. Partiamo. È un piacere girare il centro di Pamplona seguendo le onnipresenti indicazioni per il Cammino, la famosa conchiglia. Il simbolo del cammino ti fa compagnia, non solo indica la strada ma da sicurezza al pellegrino.

Mentre usciamo dalla città l’argomento sono i figli. Ci rendiamo conto che i figli diventano spesso la nostra proiezione per il futuro. Si ricorda Aladino quando nelle conferenze, un po’ per catturare l’attenzione, afferma con autorevolezza che “riceviamo tutti un grande dono dai nostri genitori: la vita. I genitori, dal giorno in cui nasciamo, passano il resto della loro vita a togliere la vita che hanno dato”. Concordiamo che se non si tengono sottocontrollo le nostre “proiezione di genitori” sui figli, ciò che asserisce Aladino può effettivamente succedere.

Usciamo da Pamplona e saliamo verso i colli che la circondano in mezzo al verde e a distese di fiori gialli. Cominciamo a parlare delle Indicazioni Nazionali per il curricolo. Pancrazio spiazza tutti i discorsi con il seguente racconto. Il generale Bergonzoli comandante delle truppe italiane in Libia, durante l’ultimo conflitto mondiale, resosi conto che difficilmente avrebbero vinto la guerra, così disse ai suoi soldati: “Combatterò perché devo ubbidire ma non credo più. Se morirò seppellitemi nel cimitero da campo più vicino e non gridatemi – presente! Tanto non risponderò”. Ridiamo tutti. Ma essendo l’Italia fatta a “macchie di leopardo” potrebbe essere che alcune “sacche” di insegnanti imitino Bergonzoni riguardo alle Indicazioni ...

Il discorso viene sospeso perché è tempo di colazione. Lo riprenderemo. La colazione è pantagruelica. Non pensavamo che in Spagna occorresse indicare la “lunghezza del panino”. Ci portano un panino che fa impressione per la lunghezza. Si sale per il “camino del perdon” che ci fa giungere all’omonimo passo. Fatichiamo a salirci, sono 350 metri di dislivello in circa 4 Km. Il sentiero è fangoso, difficile e dopo tanto fango c’è il premio: ”il passo del perdono”. Ci sembra una bella metafora.

Il tema del perdono prende piede nei nostri discorsi. Il perdono, ricorda Enzo Spaltro, il padre della psicologia del lavoro in Italia, è un “atto perfetto”. Nella società, e quindi anche a scuola, c’è bisogno di perdono: rende felice chi lo dà, rende migliore chi lo riceve. Sono queste le idee e le sensazioni magiche che ci offre il passo del perdon. Dall’alto vediamo Pamplona: quanto abbiamo camminato nonostante la nostra lentezza! Ecco un altro tema per la discussione dei prossimi giorni: serve una scuola “lenta” o “veloce e liquida”?

Affrontiamo la discesa tra verdi prati ed altri colori meravigliosi. Bepi incontra una scolaresca in gita, sono i ragazzi dell’alberghiero di Lucca. Per prassi dell’ Istituto portano ogni anno le classi seconde a visitare la Navarra e alcuni posti significativi del Cammino. Ci aspetta l’ostello dei pellegrini a Puente de la Reina.

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Ho deciso di accompagnarmi a voi

È così bella la vostra idea e la vostra avventura che ho deciso di accompagnarmi a voi. Così da qualche giorno vi cammino accanto. Mi sveglio presto e mi avvio da Trastevere all’isola Tiberina. Poi ritorno; poco più di un’ora perché dopo ci sono altri impegni. Ma è già qualche cosa e soprattutto trovo segni di concordanza con il vostro cammino. Passo davanti al Ministero della P.I. (e comincio il dialogo con voi), passo per via Anicia (vi sovvien l’omonima editrice?), poi via della Luce (qui un’invocazione per i tempi che viviamo) e arrivo alla Basilica di Santa Cecilia. Entro, pausa mistica.

Nella Chiesa vuota, il suono dell’organo che accompagna il coro, dietro l’altare, delle suore benedettine. Un gregoriano d’incanto e, anche se non ci pensi, ll tempo si fa preghiera. Una ventina di suore, per lo più anziane; fra le giovani alcune africane: nere alte bellissime. Il tempo rallentato, come il vostro, il tempo del pellegrino. Poi fino all’isola Tiberina e la Chiesa che conserva il corpo dell’apostolo Bartolomeo, e così ancora un collegamento con voi.

Mi viene la voglia di ragionare con voi di una possibile “antropologia dei pellegrini”ma ne parlo un’altra volta, quando vi dirò delle vie per cui ritorno.

Per intanto una cosa sul vostro “serve una scuola lenta o veloce e liquida?”Il passo del pellegrino suggerirebbe una scuola lenta (c’è anche un bel saggio che parla della lentezza a scuola) e, anche per correggere alcuni vizi e pericoli dello spirito del tempo, propenderei per questa tesi. Ma poi mi dico, pensando che ogni andare ha motivi ed esigenze e perciò anche ritmi diversi, se non sia il caso di abbandonare la logica del aut-aut e passare a quella del et-et.

Un vostro piccolo compagno