L. Berlinguer (con C. Guetti) - Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno

17.06.2014 14:46
Categoria: LETTURE ESTIVE

1. La società della conoscenza e dell'apprendimento
I profondi mutamenti avvenuti negli ultimi decenni del secolo scorso nel mondo in termini di globalizzazione e migrazione, ridefinizione del capitale, del lavoro e delle classi sociali, rivoluzione tecnologica e informatica, incremento delle scoperte scientifiche e mediche, aumento dell'età media ed emancipazione femminile, stanno determinando una radicale trasformazione delle strutture economiche, sociali, politiche e culturali in tutti i Paesi. I nuovi scenari della contemporaneità, allo stesso tempo multiforme e liquida, sollecitano la società democratica a una necessaria riflessione sul ruolo del sapere, dell'education e sull'idea di futuro da prospettare alle giovani generazioni per interpretare e affrontare la complessità del reale.
Lo sviluppo della democrazia nel mondo occidentale si è alimentato nel corso dei secoli anche attraverso l'importanza assegnata al sapere: fonte di civiltà, esso ha sostenuto allo stesso tempo le idee di libertà ed eguaglianza. Chi sa è più libero di chi non sa, costretto a delegare e a dipendere da altri. Chi sa è più eguale di chi non sa: non ci sono equità ed eguaglianza se il sapere diventa privilegio di alcuni e fonte di discriminazione sociale per altri. La cultura – è noto, ma a volte occorre ricordarlo – è un bene in sé, una leva insostituibile per la promozione umana, che favorisce il pieno dispiegamento della personalità, rendendola più ricca e più libera. L'insegnamento "Sapere aude" valeva ieri ai tempi di Immanuel Kant, vale oggi e varrà domani, come monito a superare i propri limiti e condizionamenti, a costruire e realizzare se stessi, a esercitare la propria libertà e a limitare il potere altrui.
Ma, a partire dagli anni '60 del secolo passato, l'affermazione di una economia fondata sulla conoscenza, intesa come forza propulsiva in tutti i settori produttivi, ha qualificato il sapere anche come decisivo fattore di produzione economica e di opportunità sociale. Nell'economia della conoscenza la metamorfosi del capitale tradizionale legato alla terra, alle macchine o agli impianti industriali, in "capitale intellettuale", che si manifesta in conoscenza, informazione, comunicazione, ribadisce con accenti nuovi l'importanza del sapere per il progresso umano e per lo sviluppo economico. Già Francis Bacon, all'epoca della rivoluzione scientifica, insegnava che il miglioramento delle condizioni di vita degli uomini dipende dal grado di conoscenza. Questa circostanza acquista ora una connotazione più cogente, dal momento che, per avere la possibilità di sviluppare attività ad alta intensità di conoscenze e competenze, occorre possedere una preparazione sempre più innovativa e competitiva. Solo così si è in grado di richiedere un tipo di occupazione maggiormente qualificata e accreditata nel mercato del lavoro. Chi non sa avrà un lavoro meno riconosciuto, meno stabile e meno libero. Nella società della conoscenza la conquista del sapere come capitale intellettuale diventa, allora, una delle condizioni per la concreta realizzazione della libertà e dell'eguaglianza dell'individuo. È questo che la società dei diritti deve garantire a ciascuno. Deve cioè sostenere un'armonica integrazione tra il diritto di tutti a studiare quale fattore di inclusione sociale da una parte, e una formazione di qualità per ognuno come elemento di promozione intellettuale e professionale dall'altra.
A maggior ragione oggi, nel cuore della gravissima crisi attuale, l'influenza del sapere e dell'innovazione acquista un rilievo ancora più determinante per la necessità della ripresa della crescita economica, sostenibile e solidale, nei termini del Prodotto interno lordo, per l'apertura di nuove occasioni di lavoro, per il consolidamento dello stato sociale e della stessa democrazia.
D'altro canto, va detto che negli ultimi anni il tema dello sviluppo economico viene posto diversamente rispetto al consolidato riferimento al Pil, quale indicatore di ricchezza di uno Stato, a causa dell'emergere di nuovi problemi, come lo sfruttamento indiscriminato delle risorse del pianeta, la concorrenza dei Paesi di nuova industrializzazione, la speculazione finanziaria, i meccanismi di distribuzione del reddito. Nel Rapporto della Commissione sulla misurazione della performance economica e del progresso sociale, presentato nel settembre 2009, Joseph Stiglitz, Amartya Sen, Jean-Paul Fitoussi, insieme ad altri ventidue prestigiosi collaboratori, argomentano i limiti del Pil e individuano strumenti diversi di valutazione della prosperità sociale. La precisazione di dodici raccomandazioni relative al benessere materiale e non materiale intendono condurre non tanto alla definizione di un indice alternativo al Prodotto interno lordo, quanto piuttosto alla messa a punto di statistiche in grado di cogliere la qualità della vita delle persone nelle sue molte dimensioni. Perciò, dopo gli standard materiali di vita (reddito, consumi e ricchezza), vengono menzionate nell'ordine la salute e l'istruzione, per le quali il documento consiglia di misurare i servizi offerti dallo Stato in base non ai costi, come avviene con il Pil, ma al loro impatto sul miglioramento delle condizioni obiettive e delle opportunità concrete dei singoli.

Luigi Berlinguer (con Carla Guetti)
Ri-creazione. Una scuola di qualità per tutti e per ciascuno
Liguori, 2014, pagg. 248