F. Savater - Piccola bussola etica per il mondo che viene

17.06.2014 15:36
Categoria: LETTURE ESTIVE

Introduzione
Ragioni per l'etica

Per buona parte della giornata noi viviamo come se qualcuno muovesse i fili del nostro agire. Facciamo cose che abbiamo visto fare, che ci hanno insegnato a fare, che la gente si aspetta di vederci fare. Non sono molti i momenti nel nostro quotidiano in cui siamo pienamente consapevoli di ciò che facciamo, ma di tanto in tanto qualcosa ci risveglia dal nostro torpore obbligandoci a chiederci: «E adesso che faccio?», «Dico di sì o di no?», «Vado o non vado?». Tali domande aprono la strada a diverse possibilità etiche, che implicano una buona preparazione mentale e ci costringono a ragionare per individuare una risposta adeguata. Dobbiamo essere preparati, per poter essere protagonisti delle nostre vite e non semplici comparse.
La raffigurazione del mondo come un teatro è molto antica. Il filosofo Schopenhauer immaginava la vita come un palcoscenico in cui ciascuno di noi assiste dietro le quinte a uno spettacolo in cui i personaggi parlano, piangono, gridano, combattono, litigano e fanno la pace. A un certo punto, e senza alcun preavviso, una mano ci spinge e ci ritroviamo in mezzo al palcoscenico, dove veniamo coinvolti in una trama che conosciamo appena perché siamo arrivati quando l'opera era già cominciata e dobbiamo capire il più in fretta possibile chi sono i buoni e chi i cattivi, che cosa è bene dire o fare.
Poco dopo pronunciamo il nostro monologo e prima di capire come andrà a finire siamo di nuovo spinti via, stavolta fuori dal palco e senza nemmeno poter assistere al seguito da dietro le quinte.
Non è il caso di deprimersi, dopotutto non sempre abbiamo un ruolo importante nell'opera. Possiamo passare intere giornate a recitare la parte delle comparse in scene pensate e scritte da altri. Però in certi frangenti ci piace essere protagonisti della nostra vita e riflettere sulle ragioni per cui agiamo come agiamo. Non si tratta di vivere in modo originale o di fare cose stravaganti, ma di analizzare il perché delle nostre azioni, valutare i nostri obiettivi, decidere se dobbiamo inseguirne di migliori o cambiare modo di procedere.
L'interesse dell'etica non risiede nel fatto che ci fornisce un codice o un insieme di norme che basta imparare e rispettare per essere buoni e mettersi in pace con sé stessi. In un celebre film dei Monty Python c'è Mosè che scende dal Sinai con tre tavole della legge tra le mani. Giunto dinanzi al popolo, gli si rivolge in tono solenne: «Vi ho portato i quindici comandamenti». Senonché in quel momento gli scivola via una delle tavole, che cade al suolo rompendosi e costringendolo a correggersi: «Volevo dire i dieci comandamenti». Ecco: l'etica non consiste nell'imparare dieci o quindici comandamenti o un paio di prontuari di buone maniere. L'etica è la pratica di riflettere su quello che decidiamo di fare e sui motivi per cui decidiamo di farlo.
Ma perché mai dovrei ragionare, essere consapevole delle mie scelte, allenarmi all'etica? Mi vengono in mente almeno due buoni motivi per cui non possiamo far finta di niente.
Il primo è che non abbiamo alternative. Ci sono numerose questioni che riguardano la nostra vita per le quali non ci è data la possibilità di ragionare o di esprimere la nostra opinione: non dipende da noi avere un cuore, digerire, inspirare ossigeno... Sono prerogative che fanno parte della nostra natura, del nostro codice genetico, del progetto sotteso alla nostra specie. Non possiamo decidere neppure il nostro anno di nascita, il nostro paese natale o i nostri genitori, per non parlare di com'è fatto il mondo. Gli uomini non sono onnipotenti, a nessuno è dato il potere di fare o disfare le cose a proprio piacimento. E tuttavia, se ci paragoniamo agli animali, è evidente che disponiamo di un ventaglio di scelte molto più ampio. Gli altri esseri viventi sono programmati per essere quello che sono, quello che l'evoluzione ha loro riservato. Sin dalla nascita sanno cosa fare per sopravvivere e come occupare il loro tempo. Non esistono animali stupidi. Spesso capita di imbattersi in illustrazioni in cui si vedono in sequenza scimmie e scimpanzé sempre più eretti finché, al termine della serie, compare l'immagine di un ingegnere col cappello. È questa l'idea che abbiamo della scala evolutiva: una sequenza che parte dalle specie inferiori e si conclude con l'essere umano. Ma se cambiamo punto di osservazione scopriamo che gli animali sono più perfetti degli uomini. Osservate il braccio di un gibbone o di una qualunque scimmia arboricola: è uno strumento di una precisione, una flessibilità e una potenza stupefacenti, basta vedere come sono in grado di issare un enorme peso in cima a un albero. Oppure pensate agli artigli di un leone, ideali per dilaniare le vittime, o alle pinne di un pesce, appendici straordinariamente utili, oltre che adattissime al loro scopo. Il limite delle altre specie è che ciascuna sa fare una cosa sola, è iperspecializzata. Alcuni animali nuotano, altri volano; alcuni usano il becco per cacciare, altri scavano buche nel terreno. È per questa ragione che quando cambia l'ecosistema incominciano a morire e ad estinguersi: perché non riescono ad adattarsi.

Fernando Savater
Piccola bussola etica per il mondo che viene
Laterza, 2012, pagg. 144