B. Severgnini - La vita è un viaggio

17.06.2014 16:47
Categoria: LETTURE ESTIVE

La vita è un viaggio e gli italiani viaggiano soli.

Com'è difficile trovare chi ci guidi, chi ci incoraggi, chi ci accompagni. La politica parla di se stessa in maniera compulsiva (i nuovi arrivati saranno diversi dai predecessori?). La classe dirigente, non da oggi, sembra diretta verso destinazioni misteriose.
Faticano la scuola e l'università, private di risorse, colpite da abbandoni e calo d'iscrizioni. Anche il mondo del lavoro – soffocato di regole, schiacciato da imposte e contributi – sta perdendo la funzione formativa. Ogni tentativo di inserire nuove forze – non soltanto giovani – si scontra con difficoltà legislative e burocratiche, come dimostra la fallita riforma dell'apprendistato. Reggono le associazioni e il volontariato, per fortuna. Resta la famiglia: fin troppo. Non è normale che il 61 per cento dei giovani tra i diciotto e i trentaquattro anni – quasi sette milioni di persone viva  ancora con almeno un genitore. Non è tranquillizzante vedere madri ansiose e padri spiazzati, distratti o in libera uscita.
Ecco com'è nato questo libro: dalla speranza di poter essere utile. Non prometto soluzioni. Offro solo alcuni suggerimenti sul bagaglio, qualche indicazione sui mezzi di trasporto, un paio di avvertimenti sui compagni di strada.
Non aspettatevi resoconti di traversate avventurose. Parleremo invece di scelte, di atteggiamenti, di comportamenti, di insidie da evitare e di consolazioni a portata di mano. Di ciò che c portiamo dietro, e magari potremmo abbandonare. Di quello che abbandoniamo, e invece dovremmo portare con noi.
Mi illudo, dopo tanti anni di arrivi e partenze, d'aver sviluppato una certa competenza. La prima regola – condivisa da viandanti ed esploratori di ogni epoca – può sembrare banale: viaggiate leggeri. Vale anche per il viaggio che vi propongo. Per partire non servono troppe parole: ne bastano venti, come i chilogrammi di bagaglio consentiti in aereo (classe economica). Venti vocaboli in grado di accompagnarci e orientarci.
Cosa portare, dunque?
Un atlante, per cominciare. Serve a capire come arrivare dove vogliamo arrivare. Ci sono molti modi di attraversare gli anni. C'è chi ama lasciarsi trasportare, come un turista; e chi vuole scegliere, come un viaggiatore. C'è chi s'affida a un gruppo e a un capo, e si limita a fare ciò che gli viene detto. C'è invece chi osserva, ascolta, annusa, assaggia, tocca: e impara a ragionare con la propria testa.
Abiti mentali adeguati. Per esempio, la convinzione che sintesi e precisione siano qualità indispensabili, in questi tempi affollati. Viva la brevità e l'esattezza, dunque. Spontaneità e pressappochismo sono cose diverse: la prima attira il prossimo, il secondo lo respinge.
La consapevolezza che ognuno di noi – non importa quanto adulto, quanto affermato, quanto maturo – ha bisogno costante di incoraggiamento, insegnamento, ispirazione. Il mondo è pieno di cattivi maestri; ma ne esistono di ottimi, nella scuola e nel lavoro. È bello frequentarli e conoscerli di persona. Talvolta, però, è sufficiente leggerne e imparare da loro.
La capacità di rinunciare, quando occorre. Oggetti, abitudini, idiosincrasie, passioni che diventano ossessioni: sono molte le cose di cui rischiamo di diventare schiavi.
La gioia di impegnarsi con gli altri e, magari, per gli altri. La saggezza di trovare soddisfazione nelle cose semplici.
L'intelligenza di capire che ogni generazione deve far spazio alle generazioni successive. Chi viene prima deve lasciare il passo a chi viene dopo, i lamenti davanti alle novità sono patetici e prevedibili.
La grazia nell'uscita di scena, sapendo che nessun viaggio e nessuno spettacolo – neppure il nostro – dura per sempre.
Queste riflessioni non sono destinate a una categoria o a una generazione: siamo tutti viaggiatori della vita. Viaggiatori solitari, in Italia più che altrove. Forse perché siamo individualisti, intelligenti, intraprendenti, e l'idolatria dell'io che domina questo inizio di secolo ha trovato, presso di noi, terreno fertile. O forse ci sono altri motivi. Per esempio, il sospetto verso tutto ciò che è comune e condiviso. Un sospetto che furbi e disonesti hanno coltivato e sfruttato per i loro scopi.
Da molti anni – da quando faccio il giornalista e lo scrittore – provo a capire come siamo fatti noi italiani. L'ho raccontato in migliaia di articoli, centinaia di incontri e una dozzina di libri, in Italia e all'estero. Non ho mai detto – e non dirò mai – come dovremmo essere. Ma cosa potremmo diventare, questo sì.

Beppe Severgnini
La vita è un viaggio
Rizzoli, 2014, pag. 219