Ivana Barbacci

Cose da un altro mondo

Gli appunti di viaggio di questo mese lo sono nel vero senso della parola. Riguardano infatti la visita che alla fine di novembre mi ha portato per alcuni giorni in Senegal, per incontrare le comunità locali presso le quali è attivo, da tempo, un progetto di solidarietà sostenuto dalla sezione pugliese dell’ISCOS, l’istituto per la cooperazione e lo sviluppo della CISL. Un progetto al quale anche la CISL Scuola ha voluto di recente dare un proprio contributo, rivolto a una realtà con la quale sentivo però il bisogno di entrare in un rapporto più immediato, diretto e coinvolgente anche sul piano personale. Per prenderne più chiaramente coscienza. Siamo quotidianamente immersi in un mare di notizie e immagini provenienti da ogni parte del mondo, riguardanti contesti fortemente segnati da povertà, disagio, sofferenza. Tutto ciò suscita emozioni e sentimenti che potrebbero darsi per scontati in chi, come noi, come me, vive a pieno tempo un impegno nel sociale. Che significa, per definizione, farsi carico di situazioni problematiche, di attese spesso insoddisfatte, di diritti non sempre riconosciuti.
Facendo tappa a Lisbona e a Dakar, sono quindi arrivata in una terra ricchissima di colore, di luce, di natura. Abitata da tantissimi giovani, anche loro una ricchezza che noi italiani capiamo benissimo quanto sia importante. Ma una terra povera, anche se le condizioni socioeconomiche del Senegal nel contesto africano non sono certo le peggiori; povera di risorse e di opportunità per chi la abita. Eppure, le persone non ne sembrano schiacciate. Vivono in baracche spesso fatiscenti, polverose, condividendole talvolta con gli animali domestici, ma ti accolgono con un sorriso che, per contrasto, diventa ancora più luminoso.
Il possesso di beni materiali non appare come fattore indispensabile per “vivere bene”: forse più di noi sanno cogliere, della vita, il senso vero e profondo. Al punto che una certa inquietudine ci assale nel constatare che anche per questa popolazione lo strumento irrinunciabile, a prescindere dall’età, è il telefono cellulare: tutti, giovani e meno giovani, ne hanno in mano uno di ultima generazione. Attraverso gli smartphone, e la rete internet, passano i contatti con gli altri Paesi del mondo. Con quelli che, prima e più del loro, hanno percorso le vie dello sviluppo e del progresso. Quelli da cui provengono, come noi, viaggiatori che si avvicinano alle loro bancarelle più o meno improvvisate, colme di frutta, fresca e secca, e di stoffe dai molti colori.
È molto diverso dal nostro anche il modo in cui vivono la loro giornata lavorativa. In effetti non esiste un orario di lavoro, si va con la luce del sole. Sono poche le vere e proprie produzioni “industriali”: si raccoglie il riso per il consumo della propria comunità, si pesca il pesce, generalmente senza conservarlo. Di recente è stato proprio il nostro ISCOS, col progetto in corso a Ziguinchor, Niambalang e Cap Skiring, a insegnar loro come essiccare il pesce, usando la legna e il calore del sole.
Mentre gli adulti lavorano, i più piccoli vanno a scuola. Ci vanno anche volentieri, perché la scuola nella maggior parte dei casi è più ospitale della loro “baracca”. Come non riandare col pensiero a Lucio, il piccolo allievo di don Milani, per il quale la scuola era comunque molto meglio dell’unica alternativa a sua disposizione! Ci si commuove incontrando lungo le strade polverose decine di bambini allegri, con gli zainetti più o meno alla “europea”, che ritornano nelle loro case. La scuola è per loro speranza di riscatto, di apertura reale e concreta a un futuro di crescita. E poi, andare a scuola in ordine, col il vestitino pulito, significa anche uscire per qualche ora dalla baracca dove si vive insieme alle capre. Certo, per chi appartiene a una famiglia più abbiente ci sono, anche qui, i college.
Non ci può essere scuola senza insegnanti: li abbiamo incontrati, uno scambio di esperienze che ci ha fatto capire come anche qui il mestiere dell’insegnante non goda del trattamento economico che meriterebbe, anche se il suo valore è riconosciuto e apprezzato dalla comunità, che mostra grande rispetto per un lavoro così importante. Considerazioni che scaturiscono anche dal breve contatto che abbiamo avuto col sindacato scuola, anche in Senegal presente e attivo.
Proprio sullo specifico dei servizi per l’istruzione si è realizzato il coinvolgimento, cui accennavo in apertura, della CISL Scuola nel progetto dell’ISCOS, per il quale la nostra organizzazione ha già dato un proprio contributo per l’acquisto di arredi, la costruzione di strutture scolastiche, di materiali per la didattica. Guardiamo però, in prospettiva, allo sviluppo di ulteriori collaborazioni, per le quali abbiamo già preso i contatti con le istituzioni locali (tra le ipotesi, la collaborazione in partnership alla costruzione di una mensa che possa servire tutte le scuole del territorio).

Che cosa mi lascia questa esperienza?
Forse è presto per dirlo, mi servirà – come accade per ogni viaggio - lasciar decantare un poco le impressioni e le emozioni suscitate dal contesto nel quale per alcuni giorni mi sono immersa. Per tanti aspetti, davvero un altro mondo.
Di sicuro porto a casa la convinzione di quanto siano necessari e utili i progetti di cooperazione come quello portato avanti da anni dall’ISCOS, da cui emerge un aspetto che credo valga la pena sottolineare: l’attesa per gli aiuti che le comunità locali possono ricevere da Paesi più dotati di risorse, come quelli europei, si accompagna sempre alla volontà di svolgere, nell’ambito dei progetti che li coinvolgono, un ruolo di protagonismo attivo e pienamente responsabile.
Anche questa può essere una lezione per noi, insieme a quella che ci dà uno stile di vita nel quale la povertà non si fa disperazione, ma capacità di cogliere l’essenziale e quanto di positivo, ogni giorno, la vita stessa ci riserva.