Giacomo Allegrucci

La partecipazione dei genitori al processo educativo

Dall'I care al customer care

Oggi è giorno di colloqui con gli insegnanti di mio figlio ma sono sereno.
Non dovrò strangolarmi con un panino preso al volo, mentre guido l’auto nel traffico dell’ora di punta. Nemmeno tribolare per trovare un posteggio nei pressi della scuola. Neppure sottostare all’insostenibile rito delle file interminabili in cui stare a sentire lamentele spesso immotivate su quanto siano geni incompresi i loro figli oppure, ben peggio, diverbi coniugali in diretta o in differita.
I colloqui saranno on line.
Attenderò in poltrona fiducioso ben “linkato” alla piattaforma della scuola, nel frattempo risponderò a quattro mail del lavoro; se poi la connessione mi assiste, vedrò comparire tutti gli insegnanti di mio figlio uno dopo l’altro, i più “smart” condivideranno la schermata dei voti che già so per sporadica dimestichezza con il registro elettronico e, dopo cinque minuti, sarà tutto finito.
Ringrazierò cordialmente i docenti tra il sei e il sette, calorosamente quelli tra l’otto e il nove, freddamente quelli tra il quattro e il cinque.
La rete accorcia tempi e spazi, semplifica la vita, di questo passo penso che il prossimo anno potrei candidarmi anche come rappresentante di classe o, perché no, di istituto. Mio figlio ne sarebbe entusiasta o forse no, ma io mi darei un certo tono, affermandomi con autorevolezza nella chat delle mamme.
Con l’on line potrei esserne onorato ma non oberato.
Certo mi rimarrà un senso di vuoto… sarò stato a scuola oppure no? Avrò veramente incontrato docenti o degli avatar? E loro con chi penseranno di essersi relazionati? Con un genitore o con un tizio che evidentemente mentre parlava con loro digitava sulla tastiera del PC buttando l’occhio sullo smartphone?
D’altra parte è inevitabile che sia così, perlomeno pare, in quanto a scuola di mio figlio non ci sono spazi per ricevere i genitori, se anche ci fossero resterebbe sempre il problema di parcheggiare, e poi l’inquinamento… il traffico!
Il digitale è una possibilità, direi una certezza, un valore aggiunto.
Chissà… forse un giorno arriveremo a vedere gli studenti che, invece di essere a scuola, si collegheranno da casa o, come si dice… da remoto, con il loro insegnante anch’esso collegato magari da scuola, magari no…
Ah no… è già accaduto… sarebbe la DAD e con mio figlio, se ricordo bene, non ha funzionato. Credo allora si debba tornare a vederci, a confrontarci, a dibattere, al sano conflitto, magari al contenzioso se necessario.
A questo punto ho già lo slogan per presentare la mia candidatura: “Per una scuola in presenza: meglio se bella”.
Potrei coinvolgere in un progetto pilota il mio amico Paolo, verrebbe di sicuro, è un amico… certo è anche un avvocato e potrebbe anche darmi un parere legale sul modo per non far studiare d’estate mio figlio che d’estate no… non ce la possiamo fare… ci guasterebbe le vacanze.
Oppure potrei avvalermi della professionalità di Edda, nota pedagogista di quartiere, lei sa come si educa senza essere opprimenti, stressanti, insomma senza educare e con più tempo per il padel (che peraltro detesto).
Ripensandoci bene, a questo punto, potrei portare Nino, ex pugile ed ex di molte signore; non certo per menare le mani, sono fermamente contro la violenza, ma lui ha presenza scenica e potrei proporlo per un corso di difesa personale, sarebbe il modo migliore di presentarsi alle elezioni per il Consiglio di Istituto.
Potrei organizzare un evento di beneficenza ed invitare associazioni del terzo settore a parlare di guerra e di migranti, se ne parla troppo ma non abbastanza, non come si dovrebbe voglio dire, magari con Pavel che ha combattuto nel Donbass e con Maurizio che collabora con una onlus.
In ogni caso la scuola deve tornare a confrontarsi con il mondo del lavoro, parlare con le imprese, la parte sana del paese, ad esempio con Marino, un mio amico che ha una ditta di surgelati, se non ci fosse il fisco (una tassazione, che sia minima, è inevitabile per carità) sarebbe un imprenditore tra i primi in Italia, invece combatte una lotta quotidiana per non fallire, dà lavoro a cinquanta famiglie che rischiano di finire sul lastrico, non dorme la notte.
Ci sarebbe poi da risolvere il problema del riscaldamento globale, dei cambiamenti climatici: non piove più e quando piove fa disastri. Il nostro paese è esposto ad un elevato rischio di dissesto idrogeologico, in una chat hanno condiviso immagini inquietanti: fiumi in secca, laghi prosciugati che poi esondano… andrebbe introdotto il servizio civile obbligatorio in modo che i giovani imparino a prendersi cura dell’ambiente.
Educazione civica! Ecco quello che ci vuole, ma fatta bene, non come si fa a scuola, magari attraverso lavori socialmente utili.
Sulla questione di genere poi siamo indietro anni luce: c’è un gran bisogno che a scuola si parli di parità tra i sessi, io sono da sempre stato favorevole, ho amici che fanno la lavatrice, uno stira perfino, la società è in evoluzione e l’istituzione scolastica deve assumere su di sé il compito di accompagnare le nuove generazioni verso il cambiamento.
In merito a un’educazione all’affettività, oggi quanto mai necessaria, vorrei essere il più chiaro possibile, di relazioni e di affetto si può anche parlare nei modi e coi toni giusti, ma non si tocchi la sessualità.
Di sesso si deve parlare in famiglia o in ambiente protetto, purché non se ne parli insomma. Incredibile come nel breve volgere di qualche minuto il mio sguardo di genitore attento sia riuscito a cogliere le infinite potenzialità inespresse di una istituzione sofferente quanto indispensabile come la scuola, ora non devo far altro che sintetizzare questi concetti per punti in un breve post su instagram, sotto la mia foto di quando gioco a padel con mio figlio.
Immagino già i primi like…
Adesso non ho tempo però, devo collegarmi per i colloqui.
“Professoressa Carissima…no…sì… capisco che lei mi voglia spiegare tutto in questi interminabili cinque minuti ma… devo rispondere a delle mail urgentissime…sa… con tutto quello che ho da fare…sì…no…volevo chiederle soltanto il voto…certamente, so già che è sul registro elettronico ma… detto da lei…otto? La ringrazio, si vede che lei è una di quelle che vanno oltre una mera valutazione sommativa, …no… sì… mio figlio parla sempre di lei… ma no, le ho già fatto perdere fin troppo tempo…un caro saluto a lei e suo marito.
“Esimio Professore, come va? No ma dicevo per dire eh… vedo bene che va benissimo… Sono qui per il voto di mio figlio…sì…no..sei! Addirittura…si vede che con lei è dura eh… un professore vecchio stampo… ce ne fossero come lei…non rischia di venire rimandato? No eh.. allora la saluto…stia bene eh… a pensarci bene la vedo un po’ pallido… dovrebbe prendersi un periodo di riposo se non sono indiscreto…una supplente giovane si troverà… ma lei tenga duro eh.. si fa per scherzare.. Arrivederci al secondo quadrimestre… si riguardi mi raccomando!”
Lei è!? ah matematica…noooo… addirittura tre…due anni di ripetizioni e mi prende ancora tre.. evidentemente, con tutto il rispetto, qualcosa nel suo metodo non funziona… vedrà che mi farò sentire con la dirigenza…verrò con Paolo, il mio avvocato… poi sa… ho intenzione di candidarmi come rappresentante di Istituto, così finalmente mio figlio…ah… capisco… Quindi le elezioni ci sono già state?