25 aprile. Un articolo di Franco Marini in occasione del 62° anniversario della Liberazione
In occasione della ricorrenza del 25 aprile, anniversario della Liberazione, |
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La celebrazione degli anniversari, anche di quelli più significativi come la Liberazione, è sempre esposta all'insidia della retorica e della liturgia.
Ricordare un fatto o un momento di storia da cui derivano conseguenze ancora valide, è invece l'atto più alto e serio che una comunità consapevole della propria fondazione può compiere.
Riguarda tutti i cittadini, riguarda la scuola e gli educatori, riguarda le famiglie, riguarda ciascun di noi con il suo personale carico di aspettative e di nostalgie, di rimpianti e di promesse.
La liberazione d'Italia, la fine della guerra, la nascita della Repubblica e soprattutto l'approvazione unitaria della Costituzione repubblicana, sono le nostre fondamenta etiche, il nostro viatico per il cammino non sempre agevole che abbiamo davanti.
Dunque, non una celebrazione di ciò che è stato, ma una riflessione permanente su ciò che, da quell'essere stato, scaturisce e sulle potenzialità inesplorate che esso reca con sé.
Con queste premesse il 25 aprile bisogna anzitutto ricordare, e aiutare a ricordare.
Ricordare i lutti, la desolazione, lo scontro, le valli del disastro e dell'indifferenza morale che abbiamo attraversato e di cui restano tracce nelle commoventi testimonianze di una generazione che si sacrificò, insieme agli Alleati, non solo per riportare la democrazia, ma per fondarne le condizioni di una più avanzata e aperta per lo sviluppo sociale e civile del Paese nostro.
Un Paese insanguinato dalla guerra, dalla ripulsa per le diversità razziali, dallo scontro fraterno di cui oggi, con la ricerca più rigorosa e obiettiva, abbiamo una percezione più netta.
Insieme al necessario ricordo è giusto domandarsi che cosa ci propone la ricorrenza del 25 aprile?
Cosa propone ai più giovani e a tutte le generazioni che non hanno avuto l'esperienza vissuta di quel tempo?
La liberazione dagli oppressori, la lotta antifascista e la riconquista della libertà sono al primo punto.
Ma una lettura più intensa e consapevole è necessaria per non restare impigliati nella retorica parziale.
Liberazione e libertà significano, infatti, di più di ciò che avvenne in quel momento.
Liberazione e libertà sono un cammino che, allora, è solo iniziato.
Un percorso di liberazione progressiva dai pregiudizi e dalle ristrettezze sociali e culturali che avevano accompagnato il Paese nel primo novecento e lo avevano fatto cadere nelle braccia del fascismo.
Una liberazione dai bisogni primari, una emancipazione sociale aperta a tutti, senza limiti di classe, di genere e di razza.
Il patto costituzionale unitario nacque proprio su questa idea forte e aperta di libertà, di diritti per tutti e di garanzia della Repubblica, non solo come forma di queste libertà, ma anche come soggetto responsabile della effettiva liberazione di tutti i cittadini.
La liberazione di tutti è, dunque, la premessa della riconciliazione, la sua condizione elementare.
Riconciliazione non solo tra vincitori e vinti, ma anche tra classi e gruppi sociali diversi, tra generazioni, tra generi, tra culture, razze e religioni diverse.
Una riconciliazione profonda nella vita culturale, civile e politica, dopo lunghi decenni di "guerra fredda", di steccati e di muri ideologici.
Una riconciliazione come consapevolezza di ciascuno del riconoscimento chiaro e intangibile dei diritti, della libertà e della responsabilità di tutti nella vita repubblicana.
Una riconciliazione che, oggi, è anche la condizione forte per la crescita della nostra democrazia, con un bipolarismo non ideologico o prevaricatore, ma capace di conferire più efficacia alla vita democratica e di arricchirla di responsabilità e di forza.
La vita democratica, infatti, non è solo un principio giuridico ma è, di più, l'impegno di ognuno nel viverla, nel rafforzarla, nel custodirla, attraverso le associazioni e i partiti che concorrono ad animarla.
Liberazione, riconciliazione e democrazia matura sono, dunque, questi i valori nei quali riconoscerci e i punti di impegno da rinnovare in una ricorrenza che dobbiamo vivere con senso profondo del grande cammino percorso e di quello, ancora più grande, da compiere in un mondo sempre più aperto, dove anche altri popoli lottano per conquistare la loro liberazione, la loro riconciliazione e la loro democrazia.
Franco Marini, Presidente del Senato
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