"LA SCUOLA PER NAPOLI" - Articolo di Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola
Ci si chiede costantemente che cosa fa la scuola per affrontare i gravi problemi che investono la nostra società. Lo si è chiesto, in particolare, quando sono esplosi con più virulenza fatti di sangue nell'area napoletana.
Il Segretario Generale della CISL Scuola, Francesco Scrima, interviene sull'argomento con un articolo che sarà pubblicato domani, 29 novembre, su "Conquiste del Lavoro".
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""Che cosa può fare la scuola per Napoli?
La domanda e la ricerca di risposte sono d'obbligo in questa emergenza continua e drammatica che chiede l'impegno pensoso di quanti hanno responsabilità sociali.
Tutte le istituzioni sono chiamate in causa e ognuna, prima di guardare la città e gli altri, deve guardare dentro se stessa e recuperare un supplemento di riflessione e di energia per interpretare, fino in fondo e con coraggio, la sua missione.
La scuola lo fa, e ogni giorno, dalle mille aule del suo cantiere aperto al futuro, cerca le parole, i gesti, le azioni che diano strumenti di conoscenza e di vita a chi alla conoscenza e alla vita chiede le chiavi del suo domani e del domani della città da abitare.
Dalle mille aule e dalle mille cattedre di Napoli nascono ogni giorno percorsi, speranze e progetti che sfidano la durezza e la paura del tempo.
Semi, solo semi che insegnanti ricchi soltanto di passione e di buona volontà spargono a piene mani sperando che il freddo e l'indifferenza che spesso li circonda non ghiaccino e isteriliscano il loro lavoro.
A mani nude e a voce sola combattono contro logiche, modelli e comportamenti che indicano ben diversi percorsi di autorealizzazione e di successo.
La domanda iniziale "Che cosa può fare la scuola per Napoli?" si può allora rovesciare e chiedersi: "Che cosa deve fare Napoli per la sua scuola?".
La scuola, che è bene comune e che educa al bene comune, ha bisogno della città, ha bisogno di tutti per dare valore e risultato al suo impegno.
Ritrovare e riaffermare la centralità della scuola nella vita della città è la premessa per avere una città più umana; non la centralità della banca, non quella degli affari, non il consumo; ma la scuola.
Se questa fosse un po' più l'attenzione di tutti, l'attenzione della politica, l'attenzione delle imprese e del mondo del lavoro, l'attenzione delle famiglie e di ogni cittadino, avremo anche una politica più responsabile, un lavoro più umano, una città più sana, una vita migliore.
La scuola è il capitale più importante della società ed origina il più alto potenziale di sviluppo di una comunità.
Per essere questo la scuola ha bisogno di fare comunità e di educare alla comunità.
Insegnare la differenza fra il bene e il male per agire di conseguenza è uno dei compiti fondamentali della scuola; è questa l'educazione alla legalità e alla cittadinanza.
Dappertutto e sempre la scuola si è impegnata su questo fronte; in alcune stagioni e per alcune aree questo impegno si è accentuato, affrontando in primo luogo il problema della evasione scolastica e della dispersione, terreni di coltura di tanta parte della devianza giovanile.
Proprio le parti sociali, i sindacati della scuola firmatari del Contratto Collettivo di Comparto del 1998/2001, hanno proposto interventi strutturali per fronteggiare il problema prevedendo azioni e garantendo risorse specifiche per le aree a rischio.
Ora è tempo di valutare quanto si è fatto e di rilanciare l'impresa.
Quando l'emergenza si stabilizza e si fa consuetudine è tempo di uscire dalle logiche dell'emergenza.
Non è con progetti speciali e parziali che la scuola potrà fare la sua parte per superare le criticità di Napoli e di tante altre aree del Paese; è con interventi strutturali e ordinari.
Ma questo è possibile solo se si capisce che ordinario deve diventare un nuovo e più forte investimento sulla scuola; sulla scuola normale, la scuola di ogni giorno, la scuola di tutti.
Dal canto loro gli operatori scolastici sanno e sono pronti ad accettare le sfide che questi tempi lanciano e già riflettono e lavorano sul loro insegnamento perché sempre più questo sia adeguato ai bisogni dei ragazzi e del territorio in cui si opera.
Lo specifico contributo della scuola alla città è questo: se educare alla cittadinanza vuol dire educare alla responsabilità e all'autonomia, il modo per farlo è sforzarsi di rendere sempre più attivo e responsabile l'apprendimento.
Ma, proprio per educare alla cittadinanza attiva, la scuola ha bisogno di una cittadinanza che partecipi, e allora serve fare intesa, fare condivisione; serve stringere un patto per riportare la scuola e l'educazione al centro delle preoccupazioni e delle responsabilità di tutti.
L'invito è di stringersi intorno alla scuola: Stato, Enti Locali, Istituzioni, comunità e gruppi di territorio. Riconoscendo il ruolo centrale e la funzione "profetica" della scuola, il guadagno sarà anche quello di avere una politica migliore, un'amministrazione migliore, una migliore qualità dei rapporti e della vita.
Don Milani ha scritto «... il maestro deve essere per quanto può profeta, scrutare i "segni dei tempi", indovinare negli occhi dei ragazzi le cose belle che essi vedranno chiare domani e che noi vediamo solo in confuso».
E' con questo segno di speranza che possiamo muoverci realmente verso il cambiamento.
La domanda da cui ripartire insieme è allora: "Che cosa deve fare Napoli con la sua scuola?"
Francesco Scrima, Segretario Generale CISL Scuola""