I ragazzi in balìa dei media. Abbandonati fra tv e web
Dalla ricerca Censis realizzata per Corecom Lazio esce una “fotografia” a dir poco preoccupante: i nostri ragazzi sono alle mercè dei media (tv, web, cellulare, tablet), tutele ben poche. Ma anche gli adulti sono diventati habituè delle “opportunità” tecnologiche. Ecco, allora, la proposta dei promotori: essere “cittadini digitali” responsabili ovvero educare ed essere educati all’uso critico e intelligente di telefonia, computer, videogiochi, media, social network e quant’altro. Una proposta per ragazzi e genitori (Giacomo Gambassi, Avvenire, 18 marzo 2015)
Più che nativi digitali, sono una generazione in balìa dei media. A 10 anni l'80% dei ragazzi accende da solo la tv e il 51% naviga su Internet senza avere nessuno accanto. A 7 anni si ha già in mano il cellulare. E poi c'è il boom del tablet che viene usato dalla metà degli under 13 fra le due e le tre ore al giorno. Guai, comunque, a pensare che i bambini abbiano abbandonato la televisione. Il piccolo schermo resta il mezzo più amato: lo guardano nove ragazzini su dieci e quasi la metà ci rimane incollato anche tre ore al giorno. Ecco perché i genitori lanciano l'allarme: spiegano di essere preoccupati; chiedono più protezioni; e tre su quattro sostengono che ci sia una relazione fra la crisi dei valori e i modelli proposti dai media. Però, quando si è fra le mura di casa, sono anche loro un po' media-dipendenti. E abbandonano i ragazzi di fronte alla tv e al computer che diventano come baby sitter. Non solo. Ammettono anche di non avere tempo per sedersi a fianco dei figli mentre si muovono fra trasmissioni e web.
È una fotografia "critica" quella che emerge dalla ricerca «Media e minori» realizzata dal Censis per il Corecom Lazio. Un progetto pilota presentato ieri a Roma che ha al centro un'indagine sulle famiglie della regione con figli fino a 13 anni. E obiettivo: verificare l'efficacia delle politiche di tutela dei ragazzi di fronte ai diversi media. E, com'era prevedibile, gli argini messi in campo da istituzioni e operatori non funzionano.
Prendiamo il caso del parental control, il filtro elettronico inserito nei televisori di ultima generazione. Il legislatore lo considera uno stratagemma affidabile per impedire la visione di programmi non adatti ai ragazzi. E così ha consentito alle emittenti di liberalizzare i palinsesti concedendo di trasmettere a tutte le ore (e non più solo dalle 22 alle 7) programmi vietati ai minori di 14 anni oppure "nocivi". Peccato, però, che il filtro debba essere impostato e attivato dai genitori. E, spiega la ricerca del Censis, sette famiglie su dieci non lo utilizzano. Risultato? Gli «accorgimenti tecnici» - cari a Parlamento e Governo - per salvaguardare i ragazzi hanno fatto flop.
Non va meglio con la fascia protetta, il segmento tv compreso fra le 16 e 19 in cui non possono andare in onda trasmissioni a rischio per i più piccoli. Ai genitori l'idea piace. Ma sette ragazzi su dieci accendono la televisione soprattutto dalle 19 alle 22. A riprova che anche questa protezione non va.
Poi ci sono i videogame. Oltre 40% dei bambini ci gioca tutti i giorni, sia con quelli in Rete, sia con quelli nelle consolle domestiche. E anche i genitori li adorano: un quinto di loro riserva alle partite virtuali almeno un'ora della giornata. Le difese? Inesistenti. C'è una classificazione, ma i videogiochi violentissimi risultano accessibili, sottolinea la ricerca: non sono vietati, ma solo «sconsigliati».
Quasi impossibili gli "scudi" per Internet. I filtri sul pc sono appannaggio di pochi. Trai piccoli guadagna posizioni la tv via web: il 25% le dedica fino a tre ore al giorno. E basta un clic per vedere video pomo o violenti. Il telefono, spesso regalato dai genitori nella speranza di controllare i figli, è usato per un'ora al giorno dal 22% dei bambini di 7 anni e dal 23% fino a quattro ore. A 10 anni le percentuali salgono. Si naviga su Internet per le ricerche scolastiche (il 64%) ma anche per sentire musica (30%). Tutto a posto, quindi? Macché. I genitori non sanno dire se i figli visitano siti a luci rosse odi gioco d'azzardo. E il 20% delle famiglie dichiara di essersi accorti che i ragazzi si sentono attratti da contenuti inadatti. Eppure sono proprio i genitori che danno l'esempio sull'approccio ai media: guardano molta tv (due terzi fino a due ore al giorno); un quarto è habitué della televisione sul web; e la metà utilizza lo smartphone fino a quattro ore giornaliere. Così la ricerca presenta una proposta per essere «cittadini digitali» responsabili: la sfida della media education, ossia dell'educazione all'uso critico e intelligente dei mezzi. Che vale per i ragazzi ma anche per i genitori.
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