Anche il bene si può fare romanzo
"Il Salone del libro 2014 (che si apre oggi, 8 maggio - ndr) si è dato come motivo conduttore il bene per capire dove corrono oggi i confini sempre più labili dell'etica privata e collettiva, e per provare a stilare un catalogo di cose di segno positivo da fare, e da fare bene, al meglio delle possibilità di ognuno". Ernesto Ferrero sul Corriere del 7 maggio.
Parlare del bene, che pure è la parola che ha il maggior numero di occorrenze quotidiane, non è cool, non è trendy, non «fa notizia», così come si dice che si può fare romanzo solo con il male. A partire dal Novecento ci siamo compiaciuti di una rappresentazione della realtà tutta intonata al Nero Assoluto. Buio pesto all’orizzonte e dentro di noi. Ha vinto il nichilismo perché intellettualmente più smart, e quel che è peggio ha prodotto assuefazione e rassegnazione. Eppure la positività continua a lavorare sotto traccia, investe energie morali e materiali, è largamente praticata da tanti uomini di buona volontà che la esercitano in concreto ogni giorno senza chiedere nulla, nemmeno un po' di visibilità. Non sono patetici relitti di un buonismo retorico e manierista alla De Amicis: sono quelli che tengono in piedi la baracca. Gli etologi garantiscono che altruismo ed empatia sono un frutto dell'evoluzione, e convengono alla specie. Rispettare i codici morali, praticare l'altruismo conviene: a chi lo fa e alla società cui appartiene. Peccato che ce lo siamo dimenticato, e i risultati si vedono. Il Salone del libro 2014 si è dato come motivo conduttore il bene per capire dove corrono oggi i confini sempre più labili dell'etica privata e collettiva, e per provare a stilare un catalogo di cose di segno positivo da fare, e da fare bene, al meglio delle possibilità di ognuno. Dal ripensamento di una democrazia stretta tra nuovi populismi e vecchie oligarchie alla gestione dei Beni culturali e dei Beni comuni, dall'economia e finanza alla giustizia, dalla bioetica all'Europa che dovrebbe essere e ancora non è. Riproponendo i valori della probità artigianale con un intero padiglione dedicato alle piccole produzioni di qualità, ribadendo l'importanza del lavoro manuale in un'epoca sempre più virtuale. Forse dobbiamo recuperare l'utopia come dovere. Lewis Carroll faceva dire alla Regina di Alice che ogni mattina prima di colazione dovremmo pensare almeno sei cose comunemente giudicate impossibili, e provarci. D'altra parte «il libro è lui stesso un gesto di ottimismo, di fiducia nella volontà degli uomini di dirsi, di raccontarsi, di raccontare quello che si è visto e scoperto. E insieme un gesto di fiducia nel desiderio di ascoltare, disposti a dimenticare se stessi per il piacere di immedesimarsi, di diventare altri. Il libro è uno scambio del meglio che abbiamo e che riceviamo. Il libro è un dono». Così scrive Gian Arturo Ferrari a conclusione del suo Libro (Bollati Boringhieri), una breve storia del libro e delle sue prospettive. Di libri è fatta la bellissima cupola di San Pietro che troneggia nel 3° Padiglione del Lingotto, pertinente emblema della partecipazione della Santa Sede come Ospite d'onore. Quei libri, provenienti dai tesori della Biblioteca Vaticana, dicono che fede (cioè etimologicamente fiducia), arte, musica, letteratura, scienze sono espressione della stessa ricerca, della stessa tensione conoscitiva, della volontà di andare oltre, di aprirsi a qualcosa che ci supera. Il viaggio di scoperta, irto di pericoli, non immune da fallimenti e naufragi, che ci fa uomini, che ci solleva al di sopra di quello che siamo.
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