Sezioni "primavera" e scuola dell'infanzia - Netta contrarietà della CISL SCUOLA
Nella tarda serata di martedì scorso, 12 dicembre, il Vice-Ministro Mariangela Bastico ha incontrato i Segretari Generali delle Organizzazioni Sindacali per un'informativa sulla norma contenuta nella Finanziaria 2007 riguardante le sezioni-primavera per i bambini dai 24 ai 36 mesi.
Il Vice-Ministro ha sottolineato la volontà di questa Amministrazione di eliminare il fenomeno degli anticipi così come definito dalla precedente compagine governativa, di perseguire l'obiettivo della generalizzazione della Scuola dell'Infanzia, ma anche di rispondere ai bisogni delle famiglie.
Ben 70mila, infatti, sono stati i bambini anticipatari di cui 30mila nelle scuole statali e 40mila in quelle paritarie.
Per l'Amministrazione l'obiettivo sarebbe quello di raggiungere almeno il 33% di copertura del territorio nazionale per quanto riguarda i servizi educativi per il segmento 0-3: da qui la scelta di istituire le sezioni "primavera".
Il Vice-Ministro, inoltre
- ha informato che subito dopo l'approvazione della Finanziaria si procederà, come prevede la norma, in sede di conferenza unificata Stato-Regioni-Autonomie Locali, a definire modalità, competenze e risorse
- ha ribadito che le sezioni "primavera" rappresentano una risposta ai bisogni, in continuità con gli asili nido.
Secondo il Vice-Ministro per realizzarle lo Stato dovrebbe fornire il personale necessario, utilizzando quello della Scuola dell'Infanzia, su base volontaria avviando un "progetto nazionale di sperimentazione".
Il Segretario Generale della CISL Scuola, Francesco Scrima
- ha espresso la propria netta contrarietà, sottolineando come i due segmenti 0-3 e 3-6 siano profondamente diversi tra loro: il primo con una chiara connotazione di servizio socio-assistenziale; il secondo da sempre caratterizzato quale primo segmento del sistema di istruzione e formazione
- ha precisato che i livelli di qualità raggiunti dalla nostra scuola dell'infanzia, riconosciuti anche nel contesto internazionale, non consentono di essere messi a rischio da pseudo progetti di "sperimentazione": il caricarsi di un problema sociale risospengerebbe la scuola dell'infanzia verso una dimensione prevalentemente custodialistica
- ha rilevato - a ulteriore sostegno di questa argomentazione - che le reali problematiche concernenti la fascia d'età 24-36 mesi debbono essere assunte da altre istituzioni, cui la stessa Costituzione assegna espliciti compiti e responsabilità
- ha proseguito affermando che non si può chiedere al personale docente della scuola, per il quale - giustamente - si richiede una formazione iniziale di livello universitario, di "sperimentare" l'esercizio di una funzione assimilabile a quella di una figura socio-assistenziale, pur con tutto il rispetto e la considerazione che questo ruolo merita
- ha espresso, infine, profonda preoccupazione per il futuro della Scuola dell'Infanzia che si vedrebbe investita da profondi cambiamenti strutturali che ne modificherebbero l'assetto ordinamentale, con inevitabili ripercussioni negative sul personale docente, gravato di compiti non propri e mortificato nella professionalità.