Un primo passo verso le Nuove Indicazioni Nazionali
Con la presentazione del documento "Cultura, Scuola, Persona" - nell'apposito Convegno tenutosi ieri a Roma - il Ministro Fioroni ha dato il primo segnale del percorso che dovrà portare alle nuove "Indicazioni Nazionali per la scuola dell'infanzia e per il primo ciclo di istruzione". Che la cosa fosse necessaria e attesa è inutile dirlo.
Sono evidenti, infatti, gli effetti di confusione, incertezza e fastidio, nella scuola e nella categoria, prodotti dalle "Indicazioni" della riforma Moratti, che hanno inutilmente appesantito e disorientato il lavoro di tutti.
La pletorica e inservibile mole di parole, precetti e obblighi di cui quelle "Indicazioni" erano farcite non solo smentiva e annullava il principio costituzionale dell'autonomia scolastica, ma imponeva idee contenuti e pratiche didattiche frantumate e inutili.
Questa linea di intervento centralistico andava e andrà profondamente cambiata.
Il lavoro presentato ieri dal Ministro - redatto da una Commissione presieduta dal professor Mauro Ceruti - è un buon punto di partenza.
In quattro brevi ma densi paragrafi - intitolati "La scuola nel nuovo scenario", "Centralità della persona", "Per una nuova cittadinanza" e "Per un nuovo umanesimo" - si definiscono l'orizzonte di senso e la direzione degli impegni di una scuola chiamata ad affrontare con consapevolezza le sfide dei tempi che viviamo.
Complessità, globalizzazione, esplosione dei saperi e dei luoghi della loro produzione e trasmissione, sono il contesto - carico insieme di "rischi e di opportunità" - entro i quali ridefinire la funzione dell'istruzione pubblica.
La nascita di un nuovo umanesimo è l'ambizioso ma necessario obiettivo che il lavoro culturale deve darsi; il sistema di istruzione e gli insegnanti (per primi e fin dalla scuola dell'infanzia) sono, dunque, chiamati a realizzarlo.
Il Convegno di ieri - con le relazioni del Ministro, del professor Ceruti e del professor Edgar Morin - ha precisato il significato e l'urgenza di questo impegno sui quali hanno poi convenuto, con puntuali contributi, accreditati testimoni di quel mondo della ricerca scientifica che è chiamato a tessere un dialogo fra le diverse discipline e con la scuola.
Ma ora resta il serio compito di dare conseguenza e sostanza didattica agli orientamenti indicati.
E' questo un lavoro delicato di cui la scuola non è solo destinataria ma di cui deve essere grande e diretta protagonista.
Molti insegnanti hanno gia percorso strade innovative; le loro esperienze sono preziose e molte buone pratiche sono disponibili.
La scuola è stata e resta centro di ricerca permanente e luogo di competenze professionali qualificate.
Tutto questo è un patrimonio da non relegare ai margini.
La "buona scuola" esiste ed è molto più diffusa di quanto si riconosca; va ascoltata e valorizzata.
Lo ha ribadito lo stesso Ministro che - nelle note di metodo per proseguire il lavoro avviato da questa commissione - si è impegnato a tenerne conto.
Per questo, ora, ci aspettiamo che si imponga definitivamente la distinzione fra "Indicazioni Nazionali" (chiare, essenziali e unificanti) e "Curricoli di Scuola" (aperti e flessibili), costruiti nelle comunità professionali di base.
Per questo ci aspettiamo che la riforma che si avvia abbia i caratteri della partecipazione, della progressività, della sostenibilità.
Serve allora un cantiere sereno, aperto e permanente; anzi servono tanti cantieri quante sono le Istituzioni Scolastiche del nostro Paese.
E servono adeguati supporti e riconoscimenti a questo lavoro che è e resta impegno quotidiano, appassionato e faticoso, proprio di tutti gli operatori scolastici.
I documenti sono importanti, ma più importante è trasformare le loro indicazioni in opera.
Ci sarà la volontà del Governo e del Ministro a mostrare un impegno corrispettivo a quello che si chiede, a dare concreto valore e riscontro a quanto la scuola già dà?
Lo vedremo subito, lo vedremo già dal rinnovo contrattuale che stiamo attendendo e rivendicando.
E' su questo che misureremo la credibilità e l'investimento che si vuole fare, dando seguito - dopo tante parole - ai fatti.