Gianni Gasparini

Consistenza

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Il sostantivo consistenza non sembrerebbe celare significati multipli o reconditi, come è il caso di altri nomi tra quelli finora esplorati in questa rubrica. Il termine richiama il fatto di avere fondamento in qualche cosa: ciascuna persona, che lo esprima consapevolmente o meno, ha la propria base in qualche principio, caposaldo o elemento a cui ispira i propri comportamenti, le scelte grandi e piccole della vita quotidiana. Può anche trattarsi non di principi generali di carattere etico o morale ma semplicemente di una prassi, di un insieme di abitudini o di routines che delineano il modo di essere di un individuo.
È vero comunque che il termine denota di solito una realtà in termini positivi, vale a dire di solidità, robustezza o resistenza: qualcuno potrebbe evocare qui persino l’adusato e perdibile termine di resilienza, che è diventato negli ultimi anni un riferimento linguistico politicamente corretto e quasi imprescindibile. In questo senso, la consistenza può prestarsi a quantificazioni e confronti tra persone; ma anche tra entità inanimate, come ad esempio tra materiali che siano dotati di quantità variabili di robustezza. Al contrario, è intuitivo il senso a cui rinvia l’inconsistenza, specie se riferita a mancanza di qualità personali.
Il verbo relativo alla consistenza, consistere, è analogo a constare e rimanda al fatto di essere composto da una pluralità di componenti. Questo ci avvicina peraltro ad un ulteriore e interessante significato, che è stato introdotto dalla lingua inglese.
Apro una parentesi. Uno dei libri-chiave della letteratura dalla fine del Novecento ad oggi è per comune ammissione rappresentato dalle Lezioni americane di Italo Calvino, uscite postume da Garzanti nel 1988 a cura di Esther Calvino con il sottotitolo “Sei proposte per il prossimo millennio” (Six memos for the next millennium). Calvino, primo italiano invitato a Harvard nel 1984 per le prestigiose Norton Poetry Lectures, aveva già scritto – prima della sua improvvisa e prematura morte – le prime cinque di sei conferenze, quelle che noi fortunatamente troviamo nel libro e che sono dedicate ciascuna ad un valore della scrittura. Si tratta di Lightness, Quickness, Exactitude, Visibility e Multiplicity (Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità e Molteplicità).
Della sesta conferenza Calvino aveva indicato soltanto il titolo, Consistency. Non sappiamo nulla di come avrebbe trattato il tema, ma il termine inglese ci riconduce alla nostra esplorazione. Infatti, consistency ha un doppio significato e dunque una doppia traduzione italiana: a quella, ovvia, di consistenza, se ne affianca un’altra, quella di coerenza.
È interessante osservare che la lingua inglese ha elaborato qui un’altra accezione della consistenza (termine di origine latina, da consistentia, collocazione): il secondo significato si trova a lato del primo e del resto è pienamente compatibile con esso. Per una persona di lingua inglese la consistency è spesso, se non addirittura in primo luogo, sinonimo di accordo, armonia, coerenza appunto. Così, per concludere, quest’ultimo significato della consistenza richiama l’importanza di ciò che sta fuori e testimonia un movimento verso l’esterno che mi sembra in linea con le insopprimibili caratteristiche sistemiche delle nostre società contemporanee, così come – in generale – con l’esigenza di trovare punti di accordo, di compatibilità, quanto meno di compromesso. Tra persone, tra gruppi, tra culture e paesi che sono diversi o si ritengono tali.