Gianni Gasparini

Lettera (Corrispondenza)

Stavolta, in questo zibaldino mensile che ci richiama alla mente parole poliedriche, parliamo della lettera come espressione della corrispondenza interpersonale. Come sappiamo, la lettera è stata sin dalle società antiche uno strumento molto importante nella comunicazione, trovando talvolta suggello in scritti divenuti opere di letteratura. Pensiamo alle Epistole di Paolo di Tarso, elemento portante del Nuovo Testamento; o alle Lettere a Lucilio di Seneca, il grande filosofo che visse a cavallo tra mondo romano e inizi del cristianesimo.
Tra altri tipi di scritti di carattere letterario, la lettera si distingue per il suo carattere di immediatezza e concretezza nel rivolgersi a un destinatario preciso e per il coinvolgimento strettamente personale ed emotivo che comporta, a cui fa riscontro poi un tratto di segretezza o almeno di riservatezza. La lettera ha normalmente un destinatario preciso (nel caso delle lettere di san Paolo si tratta invece di comunità ben localizzate e individuate), al quale si dicono cose che non si direbbero ad altri. Un caso emblematico è al riguardo la corrispondenza tra due innamorati o presunti tali. Ma vi sono altri casi significativi, come quello di lettere che rivelano un segreto, delle lettere-testamento che fanno conoscere le ultime volontà di una persona.
In questi anni in cui la lettera sembra uno strumento in via di estinzione vale la pena di ricordare la grande rilevanza che essa ha avuto nei secoli, e in modo particolare da quando esiste un servizio postale universale: dall’Ottocento esso ha permesso, grazie alla geniale invenzione del francobollo, di assicurare il recapito delle lettere in tutti i luoghi di un paese, di un continente, del mondo.
A proposito di letteratura amorosa-erotica, un caso assolutamente singolare è quello di un romanzo scritto dal noto autore israeliano David Grossman nel 1998, appena prima del collasso della corrispondenza epistolare a vantaggio dell’e-mail. Ora, in Che tu sia per me il coltello (tr.it. Feltrinelli 1999) Grossman riesce a costruire in modo magistrale una fiction interamente basata sull’impegno dei due protagonisti, un uomo e una donna di Gerusalemme che non si conoscono, a comunicare esclusivamente per lettera, per molti mesi, senza mai incontrarsi di persona, sostituendo in qualche modo la corrispondenza epistolare all’incontro dei corpi.
Le lettere sembrano oggi residui anacronistici di un mondo passato, soppiantati da forme diverse e ormai dominanti, a partire dall’e-mail per continuare con gli sms e i whatsapp e tutti le forme di comunicazione dei social. Per quanto mi riguarda personalmente, nel corso di un anno mi capiterà forse di ricevere tre o quattro lettere soltanto, da parte di persone anziane che non usano il computer: ma vorrei dire come è bello trovare nella propria casella (dal momento che ancora esistono delle caselle nelle case e in altri luoghi della città) una busta chiusa che racchiude la lettera e che già anticipa la grafia a mano che troverò all’interno, quando un amico mi manda magari i suoi auguri per il nuovo Anno o mi ringrazia di un piccolo pensiero che ho avuto per lui. E aggiungo: come mi mancano le lettere che mi inviavano alcuni altri amici molto anziani che sono mancati negli ultimissimi anni, e di cui ancor prima di aprire la busta indovinavo la provenienza.
È vero, l’e-mail può supplire all’estinzione della lettera in senso stretto, ma solo in parte e con importanti differenze. Nella posta elettronica manca l’oggettualità concreta della missiva con il suo tragitto materiale dal luogo di partenza a quello di arrivo, manca la ritualità connessa alla sigillatura della lettera in una busta da affrancare e spedire; manca quella testimonianza della mano e della mente e del cuore dell’altro che la sua scrittura personale e irripetibile da altri testimonia; e non viene altrettanto tutelata la segretezza del contenuto della lettera, molto più esposto agli estranei nell’e-mail. Sprattutto, l’istantaneità della trasmissione comprime fortemente la dimensione legata alla durata necessaria al viaggio della lettera cartacea, al tempo di attesa tra mittente e destinatario, e reciprocamente.
Qui emerge un problema fondamentale a cui allude la lettera e che in qualche modo viene esasperato dall’e-mail: la risposta al mittente, dal momento che ogni lettera è una muta, implicita richiesta di risposta rivolta dal mittente al destinatario. Nelle comunicazioni per e-mail è la stessa velocità di trasmissione a rendere tendenzialmente effimera l’esistenza di una comunicazione di tipo epistolare: è ben noto, ci sono persone (molte?) che non rispondono alle e-mail, anche quando sono personali e si configurano nel contenuto come vere e proprie lettere che si distinguono da una massa di altre comunicazioni veicolate dalla posta elettronica.
Più di un secolo fa, il più grande poeta europeo, Rainer Maria Rilke, rimase in dubbio se rispondere a un giovane sconosciuto che gli aveva scritto per chiedere un parere sulle proprie liriche: alla fine Rilke rispose, e della sua generosità siamo stati tutti premiati. Ne nacquero infatti le Lettere a un giovane poeta del 1905 (Adelphi 1980) , uno dei documenti di poetica più alti e straordinari del Novecento, che ancora oggi ci parla.
Credo sia un esempio e forse anche uno stimolo a rispondere alle e-mail che riceviamo, a non trascurare quei frammenti preziosi della nostra posta elettronica che hanno il carattere di vere lettere e che sollecitano la nostra attenzione e la nostra risposta personale.