Organici dirigenza scolastica, informativa e confronto tra Amministrazione e sindacati
Si è svolto nella mattinata di oggi, 20 aprile, un incontro di informativa e confronto sulla definizione delle dotazioni organiche dei dirigenti scolastici per l’a.s. 2022/2023. Già a partire dalla lettura delle premesse della bozza del decreto, fornita in visione alle Organizzazioni sindacali, sono apparsi evidenti i numerosi problemi legati a un’operazione apparentemente asettica, quale la definizione del numero delle posizioni dirigenziali. In particolare sono degni di attenzione due punti citati nelle premesse al decreto. Il primo è il non ancora raggiunto accordo in sede di Conferenza Unificata circa criteri di dimensionamento scolastico, per cui non è stato possibile procedere all’adozione del previsto decreto interministeriale, cosicché le Regioni hanno anche quest’anno proceduto autonomamente. Si tratta di un nodo irrisolto e che si trascina da anni. Il riferimento rigido al numero di alunni per istituzione scolastica ha come effetto il depauperamento delle aree interne, di territori montani o delle piccole isole, condannando le relative istituzioni scolastiche a periodi infiniti di reggenza. La tabella allegata al decreto riporta rispetto allo scorso anno un aumento delle scuole sottodimensionate. In generale il totale delle istituzioni scolastiche normo-dimensionate secondo i parametri del DL 98/2011 passa da 7.646 a 7.158, confermando la generale tendenza alla contrazione delle autonomie scolastiche.
Il secondo punto di attenzione, inserito nelle premesse della bozza di decreto, è invece riferito agli effetti della proroga biennale della modifica dei parametri di dimensionamento già prevista nella legge di bilancio 2021. Nelle premesse si cita la relazione tecnica di accompagnamento secondo la quale la normativa richiamata impedisce il corrispondente incremento delle facoltà assunzionali. La bozza di decreto ministeriale tuttavia ne estende esplicitamente gli effetti anche ai trasferimenti interregionali, sicché questi posti non risultano disponibili né per le assunzioni, né per la mobilità interregionale, nonostante la legge di bilancio rechi uno stanziamento di 40,84 milioni di euro per l’anno 2022, di 45,83 milioni per l’anno 2023 e di 37,2 milioni di euro per l’anno 2024. Ci si chiede a cosa servano queste risorse e perché invece di inserirle in un fondo che non può di fatto essere utilizzato non siano state eventualmente convogliate sul Fun.
La Cisl Scuola ha sostenuto che l’impatto del vincolo contenuto nella relazione tecnica sulle facoltà assunzionali non deve essere esteso anche alla base di calcolo della percentuale del 60 per cento dei posti vacanti e disponibili da destinare alla mobilità interregionale. Facoltà assunzionali e base di calcolo sono infatti due aspetti distinti. D’altra parte se, come è avvenuto lo scorso anno scolastico, questi posti sono comunque utilizzati per la mobilità regionale, vuol dire che sono qualificati come posti vacanti e disponibili. Dunque non si comprende perché non debbano essere inseriti nella base di calcolo, fermo restando che su quei posti non può essere conferito un incarico triennale, né si possono effettuare nuove assunzioni. Peraltro, con la modifica effettuata con legge 25/2022, è stato reintrodotto il doppio assenso alla mobilità interregionale, sia da parte del direttore regionale di provenienza che da parte di quello di destinazione. In tal modo l’Amministrazione ha ogni strumento per evitare anche la remota ipotesi di un esubero sull’organico regionale, esplicitamente escluso dalla legge di bilancio.
Ulteriori richieste presentate durante l’incontro sono state quelle volte ad evitare un accantonamento da parte degli USR dei posti normalmente dimensionati in quota pari al numero delle scuole dimensionate per i soli due anni, e la sollecitazione a riprendere il confronto sulle fasce per giungere a una conclusione prima che si dia seguito alle operazioni di mutamento di incarico.
L’Amministrazione ha raccolto le richieste delle organizzazioni sindacali e ha comunicato che si riserva di valutarle, soprattutto per quanto riguarda la possibile estensione della base di calcolo per la mobilità interregionale.