Tarantelli, l'uomo del dialogo (di Annamaria Furlan)

28.03.2015 17:24

Su Conquiste del Lavoro del 27 marzo 2015 Annamaria Furlan, segretario generale della Cisl, ricorda Ezio Tarantelli a trent'anni dalla sua uccisione per mano delle Brigate Rosse

Sono passati esattamente trent'anni dalla tragica scomparsa di Ezio Tarantelli. Aveva appena compiuto quarantaquattro anni quando la mattina del 27 marzo del 1985, in piena campagna referendaria sul taglio della scala mobile, due assassini, affiliati alle Brigate Rosse, gli spararono alle spalle, nel parcheggio dell'Università, a pochi passi dall'aula dove aveva tenuto una lezione ai suoi studenti.
Tarantelli era un intellettuale libero, uno studioso dell'economia del lavoro cresciuto alla scuola del premio nobel Modigliani. Dopo la laurea era entrato nel 1966 come funzionario al Servizio studi della Banca d'Italia dove aveva lavorato assieme a Carlo Azeglio Ciampi al primo modello econometrico dell'economia italiana, curando la parte relativa a produttività e salari.
Aveva scelto con convinzione la strada dell'insegnamento prima alla Cattolica di Milano dal 1971 al 1975 e poi dal 1976 alla facoltà di Economia politica presso "La Sapienza" di Roma.
Dal 1981, Tarantelli dirigeva anche il centro studi dell'ISEL (Istituto di Studi e economia del lavoro), da lui stesso fondato ed associato alla Cisl, il sindacato che aveva adottato e portato avanti le sue tesi contro il pericolo dell'inflazione, attraverso il controllo delle dinamiche dei costi e la predeterminazione della scala mobile. Nei suoi articoli, l'economista aveva sostenuto la tesi secondo cui per battere l'inflazione bisognasse eliminare gli automatismi salariali e restituire al sindacato spazi di "agibilità negoziale", sottratti alle dinamiche automatiche del costo del lavoro.
L'accordo di San Valentino, firmato il 14 Febbraio1984, tra il Governo, la CISL e la UIL sul raffreddamento del punto di scala mobile fu il frutto dell'elaborazione di Tarantelli che difese con coraggio le sue idee sul controllo della spirale inflazionistica e sulla necessità di uno "scambio politico", come impegno del sindacato "per evitare che altri decidano per lui".
Oggi la sua lezione è più che mai attuale in una fase in cui una parte della politica vuole occupare tutti gli spazi con una logica di "autosufficienza" che rischia di vanificare gli sforzi e le possibilità del paese di uscire dalla recessione, grazie alla congiuntura economica favorevole (petrolio ai minimi storici, euro in calo, costo del denaro favorevole).
Ma è soprattutto sul ruolo della contrattazione che bisognerebbe far tesoro degli insegnamenti di Tarantelli. Tocca alle parti sociali (e non alla politica) riformare il sistema contrattuale ed adattarlo alle esigenze del mondo produttivo e del lavoro. E' più che mai urgente rinnovare tutti i contratti di categoria scaduti, salvaguardando efficacemente le tutele e le garanzie economiche del contratto nazionale. Ma nello stesso tempo dobbiamo spostare il baricentro della contrattazione sul piano aziendale e territoriale, in modo da valorizzare il ruolo del sindacato, legando il salario alla produttività, alla qualità, alla partecipazione dei lavoratori e favorire, così, la competitività delle nostre imprese.
Questa è la sfida cui sindacati ed associazioni imprenditoriali sono chiamati per esercitare, fino in fondo, il compito centrale, autonomo ed indispensabile di "collante" nella società italiana: fare i contratti, migliorare le condizioni dei lavoratori, stipulare accordi innovativi per favorire gli investimenti e l'occupazione.
Anche il Governo può contribuire allo sviluppo degli accordi aziendali, detassando il secondo livello contrattuale, in modo da consentirci di alzare i salari e, quindi, anche i consumi. Questo è il nostro mestiere. Non spetta alle parti sociali, tantomeno al sindacato, fare da "incubatore" per la nascita di aggregazioni sostitutive o alternative al quadro politico.
Nei primi anni ottanta e negli anni novanta, dopo aver sconfitto il terrorismo, il paese trovò nella concertazione lo strumento di "coesione nazionale" per affrontare con il massimo consenso le necessarie riforme economiche e sociali. Oggi occorre una nuova stagione di dialogo sociale, un patto forte in cui ciascuno si assuma le proprie responsabilità per far uscire il Paese dalla crisi. Per onorare con i fatti, la memoria ed il sacrificio di riformisti veri come Ezio Tarantelli, Massimo D'Antona, Marco Biagi, uccisi barbaramente per difendere le loro idee. 

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