Mettersi nella testa degli adolescenti

03.07.2014 15:28

"E istruttivo viaggiare con gli adolescenti. È un esercizio di tolleranza e un corso di umiltà. I ragazzi, tra i dodici e i sedici anni, fanno cose che il resto degli umani non capisce" (Beppe Severgnini, Corriere della Sera del 3 luglio 2014).

Due volte in cinque giorni, con un'aria condizionata polare. Sabato un treno Italo da Roma a Milano, ieri un volo AirLingus da Milano a Dublino. In un caso, migrazione di tredicenni dirette al concerto degli One Direction. Nell'altro, folate di adolescenti in rotta verso la vacanza-studio irlandese. «Move Language Ahead» e «Navigando» i nomi delle organizzazioni. Gli accompagnatori avevano l'occhio vitreo di un nostromo di Conrad prima di una tempesta: li capisco.
Anche noi, quarant'anni fa, andavano in vacanza-studio. L'ordine dei fattori — allora e oggi — è chiaro: prima vacanza, poi studio (tre ore al giorno di lezione, pausa compresa). I luoghi sono gli stessi: le città di lingua inglese che d'estate si trasformano in laboratori d'Europa (alla faccia di certi britannici, per la gioia di tanti altri). L'età è simile, quel valico tra infanzia e gioventù che nella memoria assumerà contorni leggendari. Un'estate lontana, questi ragazzi del 2000 (!) ricorderanno Beatrice seduta al posto 3C, cui passavano il cellulare dopo aver scritto un messaggio (la carta ha perso fascino, non si può inoltrare e si sciupa in tasca).
E istruttivo viaggiare con gli adolescenti. È un esercizio di tolleranza e un corso di umiltà. I ragazzi, tra i dodici e i sedici anni, fanno cose che il resto degli umani non capisce. Ma non deve capirle. Deve accettarle, e impedire che diventino pericolose. Spesso, invece, noi adulti non sopportiamo l'impossibilità di comprensione. La distanza ci innervosisce.
Non ci piace il modo sottile in cui la vita c'informa che sta arrivando qualcun altro, e non fa mai piano.
Non siamo uguali, e neppure vicini, per il fatto che andiamo in vacanza negli stessi posti e sappiamo usare lo stesso smartphone (si fa per dire, loro sono più veloci). Quarant'anni, a cavallo tra due secoli, con internet di mezzo, rappresentano un'era geologica. Noi non siamo dinosauri. Ma dobbiamo accettare che siano apparse nuove specie, che sotto quei cappellini fosforescenti e al riparo di quelle cuffie enormi ci siano teste diverse che pensano diverso. E qualcosa combineranno, se sapremo proteggerle senza gridarlo in giro.
Le ultime notizie sul giro di prostituzione minorile ai Parioli — lette su quest'aereo, tra questi sciami di adolescenti — sono ancora più dolorose. Un uomo adulto che non vede l'ansia e la gioia sotto quei bronci e quei primi trucchi è un malvagio (sessanta malvagi sono in giro per Roma, pronti alle vacanze, anonimi e per ora impuniti). Azzurra e Aurora — i nomi scaltri scelti dagli sfruttatori — potrebbero essere due di queste giovanissime italiane in transito. Ragazzine che gridano, spingono e ridono, in simbiosi con una felpa e quattro amici. A loro, noi adulti possiamo chiedere solo una cosa. Questa: nell'autobus verso l'aereo, perché diavolo indossate lo zaino, così da occupare il doppio dello spazio? Ma anche a questa domanda, come a tante altre, non otterremo risposta. E dobbiamo accettarlo.